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Aiuti internazionali: arriva la riforma che dà voce alle ong
Evitare la malacooperazione si può: un disegno di legge prevede un'Agenzia unica per coordinare gli interventi, più aiuti ai volontari
di Redazione
Senato: la Commissione esteri, emigrazione ha iniziato l?esame del disegno di legge presentato, il 16 marzo, da Stefano Boco (Verdi – Ulivo) che punta alla Riforma della cooperazione internazionale con i Paesi in via di sviluppo.
Nasce dalla constatazione che la cooperazione internazionale allo sviluppo è ?un indispensabile strumento di giustizia e di pace? il disegno di legge, presentato dal senatore Boco, per riformare questo importante strumento di aiuto. «Le ragioni del fallimento di una parte rilevante della cooperazione internazionale – ha detto il senatore Stefano Boco – vanno ricercate in una pratica che ha visto nei fatti privilegiare l?intervento assistenzialistico sui progetti di sviluppo, il paternalismo e l?autoritarismo su forme di reale parternariato, l?utilizzo della cooperazione come strumento di pressione e di scambio in ordine ai temi di politica estera o come strumento di penetrazione economica dei Paesi industrializzati, se non addirittura come una forma di competizione tra Paesi sviluppati». La riforma che viene proposta vuole quindi superare tutta questa serie di fraintendimenti. L?assetto che si vuole dare alla cooperazione italiana vedrà affidata al ministero degli esteri la definizione degli indirizzi politici della cooperazione, ma non la gestione amministrativa. Il disegno di legge evidenzia inoltre l?assoluta indipendenza della cooperazione allo sviluppo da ogni logica di promozione commerciale e la distinzione da interventi che abbiano finalità di sostegno a operazioni militari o di polizia, anche se definiti umanitari e decisi in ambito internazionale. La funzione di indirizzo è attribuita al Governo che in questo suo compiti si avvarrà dell?Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo che viene istituita dall?articolo 7 del Ddl. All?agenzia viene dato il compito di promuovere e coordinare l?attività di cooperazione, sulla quale ogni anno è chiamata a realizzare una relazione programmatica e una consuntiva. Attraverso l?Agenzia si ottiene il fine di una gestione unitaria che permette di affrontare la programmazione in funzione delle priorità locali e delle finalità della cooperazione evitando competizioni tra organismi distinti. Un aspetto qualificante del funzionamento del Fondo nazionale per l?aiuto pubblico allo sviluppo (costituito in base all?art. 5 e ricostituito su base quinquennale) è che attraverso la sua gestione finanziaria possa essere promossa la finanza etica. L?articolo 22 del Ddl dà particolare rilievo alla partecipazione sociale nella definizione degli indirizzi, come in ogni fase dell?attività di cooperazione. Viene promossa la consultazione, il coordinamento e l?informazione e la più ampia e responsabile partecipazione attraverso il coinvolgimento attivo delle regione, delle istituzioni e delle organizzazioni della società civile. Inoltre il ruolo della cooperazione non governativa viene rilanciato dalla valorizzazione del volontariato. Il Ddl prevede che il volontariato può essere rilanciato con i benefici di legge ed è anche previsto uno specifico servizio di assistenza ai volontari alla fine del loro servizio internazionale per permetterne il reinserimento lavorativo. Dalla proposta di riforma arriva anche un forte impulso al ruolo promotore delle organizzazioni non governative. L?accesso ai contributi verrà condizionato solo dalla qualità delle iniziative proposte e dall?esistenza dei presupposti per una loro effettiva realizzazione, prevedendo l?adozione di meccanismi analoghi a quelli in vigore nell?Ue, tra cui l?accesso rapido a fondi per mini-progetti. Presso l?Agenzia verrà anche istituito un registro delle ong per permettere alle stesse organizzazioni di beneficiare delle esenzioni e dei benefici fiscali previsti. Attraverso poi il meccanismo dell?esenzione fiscale verrà promossa anche l?attività del commercio equo e solidale.
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