Mondo
Gaza, ore di sangue a 70 anni dalla Nakba
Almeno 41 morti e 2mila feriti palestinesi colpiti dall'esercito israeliano nel giorno in cui si sta inaugurando a Gerusalemme la nuova sede dell'ambasciata statunitense che Donald Trump ha spostato da Tel Aviv. Amnesty: "Tra le vittime anche sei minori, è in atto una ripugnante violazione delle norme internazionali"
La frontiera tra la Striscia di Gaza e Israele brucia di nuovo e conta ancora una volta persone uccise durante le proteste: almeno 40 secondo i primi resoconti, "su cui l'esercito israeliano ha aperto il fuoco", racconta in diretta il magazine israeliano +972mag, che con un liveblog sta seguendo la vicenda con aggiornamenti minuto per minuto.
"Ci sono almeno 2mila feriti, molti dei quali feriti alla testa e al petto, almeno 900 da pallottole. E fra i morti ci sono almeno sei minorenni", denuncia Amnesty International secondo cui è in atto "una ripugnante violazione delle norme internazionali e dei diritti umani, configurabile nei crimini di guerra".
Due i fattori principali che hanno partato agli scontri mortali di queste ore. Il primo sono le manifestazioni di protesta palestinesi per l'anniversario dei 70 anni dalla Nakba, la "catastrofe" dell'allontanamento forzato della popolazione palestinese dalle proprie terre al momento della nascita dello Stato di Israele. Anniversario che cade proprio domani 15 maggio 2018 e che ha portato da parecchie settimane a questa parte migliaia di palestinesi a protestare anche incendiando gomme e tirando pietre, a cui l'esercito israeliano ha risposto con una brutale repressione tuttora in corso.
Il secondo è l'inaugurazione, proprio oggi 14 maggio, della nuova sede dell'ambasciata statunitense, voluta da Donlad Trump a Gerusalemme, la città contesa per eccellenza, azione vista quindi come una provocazione dai palestinesi ma anche da buona parte delle diplomazie internazionali: all'evento di apertura sono presenti solo 34 ambasciatori di nazioni straniere, tra cui 4 dell'Unione europea (su 28 totali dell'Ue), ovvero Austria, Romania, Repubblica Ceca e Ungheria.
"Inaugurare in pompa magna l’ambasciata degli Stati Uniti a Gerusalemme, spostandola da Tel Aviv, dove hanno sede tutte le altre rappresentanze diplomatiche, significa buttare a mare un processo di pace che aspetta da decenni un passo in avanti", sottolinea il direttivo dell'associazione italiana Arci. "Dopo la censura del Consiglio di sicurezza e il voto contrario di quasi tutti gli Stati dell'Assemblea generale dell'Onu, incurante dell'isolamento internazionale ma sensibile solo alle richieste dell'alleato Netanyahu, Trump tira diritto nella sua sciagurata decisione. La comunità internazionale, le Nazioni unite, l'Unione europea evitino che l'insipienza e l'autismo politico di un Presidente assediato dagli scandali interni accenda una temibile miccia nella polveriera più pericolosa del mondo".
Foto: IDF spokeperson (portavoce Israeli defence forces)
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