Sostenibilità
Raccolta differenziata, New York copia Milano
Una sperimentazione sulla raccolta dell’umido che ha coinvolto le 600 famiglie di un complesso residenziale di 25mila abitanti con il supporto di Novamont che si ispira al sistema del capoluogo meneghino
Aumentata a New York la raccolta dell’umido del 400% grazie al modello italiano: questo il risultato della sperimentazione di due mesi che si è svolta tra settembre e dicembre a New York nella zona residenziale Stuyvesant Town (StuyTown), uno dei più grandi plessi residenziali di Manhattan, durante la quale gli esperti italiani del Consorzio italiano compostatori (Cic) hanno introdotto strumenti e informazioni in grado di coinvolgere i cittadini e incrementare la quantità e la qualità dei rifiuti organici raccolti.
I risultati sono stati presentati a New York, nell’ambito della settimana della consapevolezza del compost (Icaw) organizzata dai compostatori americani. Una sperimentazione nata dall’esigenza di coinvolgere maggiormente oltre 600 famiglie all’interno del complesso residenziale di 25.000 abitanti di Stuyvesant Town.
Per raggiungere l’obiettivo Samantha MacBride, del Dipartimento di igiene della città di New York, è andata in cerca di una metropoli da cui copiare il modello di raccolta differenziata dell’umido più adatta. Questa ricerca l’ha portata a Milano. Nel capoluogo lombardo la raccolta differenziata dell’umido, ossia scarti alimentari e biologici, è diffusa in tutta la città.
Il metodo introdotto a New York è diffuso in molti comuni del Belpaese oltre a Milano. E consiste nel bidone per la raccolta casalinga con i sacchetti in bioplastica. Per Manhattan, dove si usano ancora sacchi in plastica e spesso l’umido non è separato dal resto della spazzatura, questo sistema potrebbe fare la differenza. «Credo che possiamo imparare molto da città grandi come Milano per la gestione della raccolta differenziata dell’umido», ha sottolineato MacBride.
«Tuttavia la partecipazione dei cittadini si era rivelata tiepida», spiega Massimo Centemero, direttore del Cic e vice presidente dell’Ecn (European Compost Network). Per questo Novamont, l’azienda italiana che produce la materia prima per i sacchetti compostabili utilizzati anche negli Stati Uniti, ha commissionato agli esperti del Cic uno studio che migliorasse la resa della raccolta.
«Secondo le nostre stime, prima della prova solo un 10-15% dell’organico prodotto nella zona oggetto interessata dallo studio veniva depositato correttamente dai cittadini nel bidone marrone. Con la sperimentazione abbiamo introdotto nuovi elementi come la fornitura agevolata di sacchetti compostabili ed un bidone di raccolta più prossimo alla propria abitazione: in questo modo l’intercettazione del rifiuto è aumentata di circa 4 volte arrivando a un 60-70% del potenziale, e mantenendo un livello di qualità molto alto degli scarti di cucina raccolti”», spiega Michele Giavini, esperto del Cic che ha coordinato il progetto.
«Fruttuosa è stata anche la collaborazione con Eunomia e Biobag, che ha fornito i secchielli aerati e sacchetti compostabili in bioplastica Mater-BI di Novamont per la prova, e con lo staff di StuyTown che ha monitorato costantemente il peso e la qualità del rifiuto organico raccolto durante le 8 settimane di sperimentazione».
«Abbiamo visto come anche negli Stati Uniti il modello nato in Italia e basato su un sistema comodo ed efficace, a partire dalla cucina fino al punto di raccolta, è quello che permette la migliore partecipazione del cittadino», sottolinea Massimo Centemero. Secondo l’ultima indagine di BioCycle negli Stati Uniti la raccolta dell’organico è attiva solo in 320 Comuni, concentrati soprattutto in California, per circa 4-5 milioni di persone su un totale di 325 milioni, spesso con bassa partecipazione.
«La sperimentazione a Stuyvesant Town ha dimostrato l’importanza e la convenienza del riciclo di materiali organici: i risultati sono incoraggianti e molto promettenti per il futuro, ma richiedono impegno ed investimenti da parte della gestione del complesso residenziale», ha concluso MacBride. «Abbiamo cultura e sistemi politici diversi dall’Europa e dall’Italia, ma credo che possiamo acquisire molte informazioni dall’esempio dell’Italia e delle grandi città in cui la raccolta funziona bene».
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