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Dal Niger deportati in Libia 135 richiedenti asilo sudanesi
Ne dà notizia il sito d’informazione Irinnews.org che sottolinea inoltre un’inversione della tendenza dei flussi migratori: da dicembre scorso sono 1.700 le persone scappate in Niger dalla Libia per fuggire alle condizioni disumane a cui sono sottoposti i migranti nel Paese
Nello stesso giorno in cui Unhcr ha annunciato l’evacuazione di 132 persone dai campi di detenzione libici in Niger, è arrivata anche la notizia della deportazione forzata proprio dal Niger di 135 richiedenti asilo sudanesi. A scriverne su Irin, il sito d’informazione specializzato in emergenze umanitarie, il giornalista Eric Reidy, secondo cui il fatto sarebbe stato confermato anche da un rappresentante di Unhcr e da un funzionario del governo nigerino che avrebbe però precisato come le persone deportate “fossero criminali appartenenti alle milizie della Libia meridionale”.
Unhcr ha dichiarato che i deportati facevano invece parte di un gruppo di 160 rifugiati e richiedenti asilo sudanesi arrestati ad Agadez il 2 maggio, la maggior parte dei quali era riuscita a raggiungere il Niger per scappare alle durissime condizioni nei centri di detenzione in Libia e proprio ad Agadez avevano ottenuto assistenza da Unhcr. L’Alto Commissariato Onu per i Rifugiati avrebbe confermato di aver ottenuto almeno il rilascio di donne e bambini prima della deportazione da parte delle autorità nigerine nel sud della Libia. Irin è riuscito a mettersi in contatto con una delle persone arrestate il 2 maggio: un richiedente asilo di 58 anni, il quale aveva fatto sapere in uno scambio via sms che le persone arrestate con lui erano state trattenute senza avere accesso al cibo. Dalla ricostruzione di Irin risulta che il 7 maggio diversi camion avrebbero poi trasferito le persone arrestate, usando la forza con chi opponeva resistenza. Tre uomini hanno riportato ferite gravi e sono stati trasferiti in ospedale.
I camion sono poi ripartiti nella direzione di Madama, una località al confine con la Libia e circa 900 chilometri da Agadez, costringendo le persone ad un viaggio nel deserto di due o tre giorni in condizioni disperate. Il 9 maggio Unhcr ha confermato la deportazione di 135 sudanesi caricati nei camion, in Libia. Diverse organizzazioni hanno espresso profonda preoccupazione e denunciato la violazione del principio di non respingimento. Tra queste Human Rights Watch: «È disumano e illegale rimandare migranti e rifugiati in Libia, dove sono costretti a livelli scioccanti di tortura, violenza sessuale e lavoro forzato», ha commentato Judith Sunderland, associate director dell’organizzazione per l’Europa e l’Asia Centrale. «Questo viola il divieto assoluto della legge internazionale di rimandare le persone in luoghi in cui sono sottoposte a seri rischi di minacce alla propria vita e libertà».
Irin sottolinea inoltre un’inversione della tendenza dei flussi migratori: da dicembre scorso sarebbero 1.700 i sudanesi scappati in Niger dalla Libia per fuggire alle condizioni disumane a cui sono sottoposti i migranti nel Paese.
Unhcr aveva dovuto sospendere il programma di evacuazione dalla Libia al Niger, proprio perché il governo nigerino aveva sollevato perplessità rispetto alla disponibilità di altri Paesi terzi ad accogliere le persone evacuate. Dopo due mesi di stallo, Unhcr ha potuto riavviare il programma solo giovedì scorso. Il Niger ha infatti dichiarato la propria disponibilità ad offrire accoglienza temporanea a 1.500 rifugiati, in attesa di un loro ricollocamento in altri Paesi terzi sicuri.
Foto: Sintesi
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