Famiglia

Bambini: 250 ore di spot tv all’anno

Lo rivela una ricerca della Sapienza di Roma, rilanciata dalla Margherita

di Giampaolo Cerri

Prendere il consumatore fin da piccolo. Sembra il nuovo credo delle agenzia pubblicitarie italiane. Ogni anno vengono infatti trasmesse 250 ore di pubblicita’ nei programmi per i piu’ piccoli. E i bambini italiani sono i piu’ ”bombardati” del mondo dagli spot pubblicitari televisivi. L’allarme lanciato dal gruppo parlamentare della Margherita che ha presentato un disegno di legge per eliminare la pubblicita’ durante le trasmissioni televisive rivolte ai piu’ piccoli e ha proposto il dossier ”Bambini e pubblicita”’ basato su un’ inchiesta dell’ Universita’ ”La Sapienza” realizzata nel 2000 dalla cattedra di psicologia dello Sviluppo. Lo studio, condotto su 728 genitori e 800 bambini di eta’ compresa tra gli 8 e i 12 anni, ha messo in evidenza il ruolo della pubblicita’ per orientare i consumi. Sono 1.100 le ore che i bambini italiani trascorrono davanti alla televisione, piu’ di quelle che trascorrono a scuola (800). In due ore di tv in Italia si possono contare circa 70 spot. In quattro ore e un quarto di programmi per bambini la Rai manda in onda spot dai quali incassa 18 milioni di euro l’ anno netti (34 mld e 852 milioni di lire). Il fatturato Mediaset per la stessa fascia e’ cinque volte tanto: 90 milioni di euro (174 mld e 264 milioni di lire). Questa pressione sui bambini si traduce in uscite economiche per i genitori. Tanto che secondo l’ inchiesta il 40% dei genitori cede alle richieste fatte dai figli e compra cose che non avrebbe mai voluto acquistare. Il 97,6% afferma che i figli chiedono quei prodotti reclamizzati per cio’ che li interessa direttamente, giocattoli, alimenti e altro , mentre il 53% sostiene che anche su prodotti della casa i figli spingono all’ acquisto delle marche pubblicizzate. Secondo l’ inchiesta il 75% delle scelte dei bambini e’ determinata dalla pubblicita’ e solo il 66% di loro ha consapevolezza della volonta’ persuasiva dei messaggi televisivi. Il motivo del successo sta nel fatto che la pubblicita’ si adatta alla loro mente: ”e’ breve – si legge nel dossier – perche’ ricalca i tempi di attenzione del bambino, permette l’ identificazione perche’ ci sono altri bambini, e’ ripetitivo e per i bambini la ripetizione e’ rassicurante”. Ma questo trend non piace agli italiani. L ‘ 83% dei genitori infatti ritiene che gli spot creano nei bambini una mentalita’ troppo materialistica. L’ 84% nota che i figli si stimano e si valutano sulla base di cio’ che possiedono piu’ di quanto facevano loro alla stessa eta’. Le quattro ore televisive hanno un prezzo sociale, il dossier della Margherita parla di una tangente di 250 mila vecchie lire al mese spese una famiglia per soddisfare le richieste ‘pubblicitarie di un figlio di eta’ compresa tra i 4 e gli 11 anni.


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