Non profit

Una formazione d’attacco

La nuova associazione rappresenta più del 50% dell'attività formativa professionale in Italia.Punita dall' innalzamento dell'obbligo e ancora in attesa della riforma dei cicli.

di Francesco Di Nepi

Si sono messi insieme per promuovere una risorsa in grado di svolgere una parte di rilievo nel processo di cambiamento del sistema formativo italiano. Si sono messi insieme per garantire ai giovani una formazione professionale più ampia e di maggiore qualità. Stiamo parlando delle principali strutture di ispirazione cristiana che si muovono nel mondo della formazione professionale (Enaip, Ial, Inipa, Efal, Cif e tutti gli enti aderenti al Confap), organizzazioni che si sono associate dando vita a una realtà che rappresenta più del 50% dell?attività di formazione professionale nel nostro Paese.
Questa associazione di enti, promossa dalle Acli, dalla Cisl, dalla Coldiretti, dalla Confap e dal Mcl, ha nel mirino degli obiettivi ben precisi. Il primo è quello di tentare di combattere una situazione di stallo legislativo che rischia seriamente di mettere al margine la formazione professionale nel suo insieme e di depontenziare le associazioni che lavorano in questo mondo. Ma il loro scopo è anche quello di darsi, da una parte, una comune forma di rappresentanza evitando la frammentazione e l?individualizzazione dei problemi, dall?altra quello di realizzare insieme dei progetti volti a migliorare i servizi formativi che ciascun ente associato realizza nel territorio italiano. Attività che, a oggi, vengono svolte in 830 centri complessivi, 110 strutture regionali, con 20 mila operatori che arricchiscono con le loro competenze 10 mila corsi di formazione frequentati da 160 mila allievi.
Niente male, si dirà. Peccato, però, che il Patto per il lavoro datato 1996 e poi il Patto sociale per lo sviluppo e l?occupazione del 1998, dopo aver gettato le fondamenta per consegnare al nostro Paese un sistema formativo in grado di offrire a giovani (e non) possibilità di formazione e lavoro, non sono stati seguiti da nessun altra iniziativa di rilievo. Perché la riforma della formazione professionale, contenuta nel Pacchetto Treu (legge 196, articolo 17), non è ancora operativa; l?innalzamento dell?obbligo scolastico a 18 anni è stato approvato da pochi mesi e partirà solo a Giubileo iniziato; e l?obbligo formativo è tuttora in discussione alla Camera. Insomma, la formazione continua non è ancora iniziata. Per questi motivi, quindi, l?associazione chiede di costituire un tavolo tra il ministero del Lavoro, le regioni (considerate però ancora troppo deboli e prive di una vera e propria struttura di raccordo), il ministero della Pubblica Istruzione, gli enti di formazione professionale e le parti sociali. Un tavolo che abbia un ruolo istituzionale, che sia operativo e che consenta di affrontare e di gestire questa situazione in modo non selvaggio. Per riuscire a costruire un?offerta di istruzione e formazione professionale adeguata alle necessità di sviluppo del nostro Paese, e accompagnare la nascita di un vero e proprio sistema formativo integrato.
«Questa iniziativa», spiega Sergio D?Antoni, segretario generale della Cisl, «nasce per fare fronte alla preoccupante situazione della formazione professionale. Gli impegni assunti non sono stati rispettati: occorre allora un segnale che mostri a tutti la nostra intenzione di andare fino in fondo. E si cominci ad applicare almeno il famoso articolo 17 per la riforma della formazione professionale».
Altro messaggio importante, lanciato dall?associazione, è quello indirizzato al ministro del Lavoro Antonio Bassolino, al quale si chiede che dia seguito alla promessa di mettere tra le quattro priorità del suo ministero la formazione. Cercando di evitare che i buoni propositi iniziali vengano strangolati da procedure, storture e regolamenti. Soltanto così si eviterà di incorrere in tempi lunghi ed estenuanti che possono provocare disaffezione anche tra gli operatori. Con il rischio che le realtà attive nel mondo della formazione professionale alla fine inseguano ciascuno un proprio obiettivo. Senza alcuna possibilità di coesione.

La pazienza è finita

Le organizzazioni che si sono incontrate per dare vita a questa associazione, cui stiamo lavorando da circa due anni, non sono solite lamentarsi. Piuttosto sono state sempre dedite a lavorare, progettare e realizzare. E se abbiamo usato per presentare la nostra conferenza la frase ?La formazione professionale non si lascia soffocare?, un titolo un po? forte, è soltanto perché il panorama che abbiamo di fronte ai nostri occhi è estremamente preoccupante. Mentre il medico studia la cura, il paziente rischia di morire.
In questo caso, se i pazienti sono i giovani che attendono una formazione professionale adeguata, il medico è rappresentato dalle istituzioni, che non si affrettano a far sì che questa possa iniziare a camminare con le proprie gambe. E così, mentre si affacciano grandi opportunità per la formazione del futuro, i provvedimenti che permetterebbero di affrontare in modo adeguato questo momento di transizione, sono bloccati. Tempi morti che rischiano di soffocare la nascita del progetto formazione professionale.
Per questo motivo abbiamo deciso di formare questa associazione che, oltre a evidenziare la capacità di autorganizzazione civile, intende proporsi come interlocutore in questo processo di ristrutturazione del nostro sistema formativo.
Luigi Bobba, Presidente delle Acli

Ultimi in Europa

Centri formativi :830
Strutture regionali :110
Operatori formazione :20.000
Corsi di formazione :10.000
Studenti dei corsi :160.000
Percentuale studenti corsi professionali
Italia :10% Belgio :45%
Germania :60% Olanda :29%
Austria :57% Francia :28%

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