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Grecia: si avvicina la fine del limbo per i migranti bloccati sulle isole
Una sentenza del Consiglio di Stato greco ha stabilito che non ci sono ragioni per “giustificare l’imposizione della restrizione di movimento” ai richiedenti asilo sulle isole greche. La decisione, con effetto immediato, riguarda però solo i nuovi arrivi. Sono circa 15mila le persone ancora bloccate negli hotspot in condizioni durissime
L’inferno dei migranti bloccati sulle isole greche potrebbe finire presto. Questa settimana una sentenza del Consiglio di Stato greco, la più alta corte amministrativa nel Paese, ha infatti dichiarato che «non ci sono motivi per continuare a vietare l’accesso alla terraferma ai migranti». Secondo la corte infatti, mancano «ragioni serie e prioritarie relative al pubblico interesse e alle politiche migratorie per giustificare l’imposizione della restrizione di movimento».
Il divieto era stato imposto dalla firma dell’accordo UE-Turchia, il 20 Marzo 2016 e prevedeva che le persone arrivate via mare fossero trattenute sulle isole greche e rinviate in Turchia, in assenza di una risposta positiva alla richiesta di asilo. In cambio Ankara aveva ricevuto inizialmente 3 miliardi di euro dall’UE, mentre altri 3 miliardi di euro sono stati sbloccati il 15 marzo scorso.
Se però l’Accordo puntava ad un giro di vite sui flussi migratori verso l’Europa, in realtà ha raggiunto l’obiettivo solo parzialmente, con un aumento degli arrivi registrati soprattutto nella seconda metà del 2017: 20,432 persone, contro le 9,286 del primo semestre.
Dal 1 gennaio 2018 sono 7.437 i profughi arrivati in Grecia, contro i 7.540 arrivati in Italia. Numeri che dimostrano come, nonostante il flusso verso la Grecia sia diminuito fortemente rispetto al 2016, vi sia comunque un incremento del 27% rispetto allo stesso periodo nello scorso anno, secondo l’Unhcr. Proprio per questo la pressione sugli hotspot, che avrebbero una capienza massima di 5.450 persone, risulta altissima: sarebbero circa 15mila le persone bloccate nei centri in cui le condizioni sono state definite da diverse Ong “disumane” proprio a causa del sovraffollamento.
Secondo Reuters, nella loro sentenza i giudici greci hanno sottolineato che «le isole hanno dovuto gestire un numero significativo di persone in cerca di protezione internazionale, dovendo al tempo stesso gestire la crisi finanziaria e i rischi di tensioni sociali che potrebbero danneggiare le isole, in quanto destinazioni turistiche».
Il caso era stato sottoposto alla Corte dal Consiglio Greco per i Rifugiati, che ha definito la decisione dei giudici: «una vittoria importante per chi difende i diritti dei rifugiati».
La sentenza con effetto immediato si applica solo ai nuovi arrivi e non a chi è già sulle isole.
«Questo non risolve il problema dell’estremo sovraffollamento sulle isole», ha dichiarato Irem Arf, ricercatrice sulle migrazioni di Amnesty International. «Le persone che si trovano già lì dovrebbero essere trasferite sulla terraferma in Grecia, lontano da quelle condizioni inaccettabili». Secondo Arf, però, «La sentenza sottolinea inoltre la responsabilità sproporzionata sostenuta da alcune isole greche, rispetto ad altri stati europei». Arf ha poi affermato che «le politiche europee come l’accordo UE-Turchia devono essere sostituiti da politiche che garantiscano che la responsabilità dei rifugiati sia condivisa da tutti».
Secondo Reuters un funzionario europeo avrebbe commentato la decisione dei giudici esprimendo “grande preoccupazione” che la sentenza possa rappresentare un’apertura e attrarre così nuovi flussi verso il nord Europa.
«Dovranno comunque essere le autorità greche a studiare e analizzare le implicazioni di questa decisione», ha dichiarato la portavoce della Commissione.
Foto: Save the Children
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