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Società private e governo italiano portate a processo per i respingimenti in Libia
Cinque cittadini eritrei, con il sostegno delle associazioni Asgi e Amnesty International Italia, hanno avviato un giudizio nei confronti delle autorità italiane, dell’Augusta Offshore e del comandante della nave Asso Ventinove in relazioni ai fatti avvenuti il 2 luglio 2018 nel Mediterraneo centrale quando le navi Caprera e Duilio della Marina Italiana hanno chiesto alla Asso Ventinove di prendere a bordo 150 persone in fuga dalla Libia e provenienti da Eritrea, Etiopia e Sudan per poi ricondurle a Tripoli riconsegnandole alle autorità libiche
di Redazione
Cinque cittadini eritrei, con il sostegno delle associazioni Asgi e Amnesty International Italia, hanno avviato un giudizio nei confronti delle autorità italiane, dell’Augusta Offshore e del comandante della nave Asso Ventinove. Il 2 luglio del 2018 i ricorrenti sono infatti stati respinti in Libia dalla nave “Asso Ventinove” della Augusta Offshore nell’ambito di operazioni coordinate dalle autorità italiane con la collaborazione della cosiddetta Guardia Costiera Libica. Ora chiedono che venga dichiarato illegittimo il respingimento operato nei loro confronti che li ha esposti a mesi di detenzione arbitraria e violenze in violazione, fra gli altri, del loro diritto di asilo.
Dai fatti di causa emerge che il 2 luglio del 2018 le autorità italiane hanno richiesto e coordinato l’intervento della “Asso Ventinove” nelle operazioni di soccorso avviate da una vedetta libica. In particolare, le navi Caprera e Duilio della Marina Italiana, di stanza a Tripoli, hanno chiesto alla Asso Ventinove di prendere a bordo 150 persone in fuga dalla Libia e provenienti da Eritrea, Etiopia e Sudan. La nave ha ricondotto le persone a Tripoli e le ha consegnate alle autorità libiche. I cittadini in fuga sono così stati nuovamente detenuti illegalmente e sottoposti ad abusi e torture.
Tale vicenda sembra confermare la centralità delle autorità italiane in Libia. Inoltre, fa emergere il coinvolgimento di determinati attori privati, che hanno interessi e attività economiche in Libia, nel contrasto alle partenze dal paese.
Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Cristina Laura Cecchini, Luca Saltalamacchia, Salvatore Fachile, Giulia Crescini, Loredana Leo e Alberto Guariso.
«Finalmente un giudice nazionale viene chiamato a valutare la legittimità dello strumento dei respingimenti, utilizzato in maniera massiva nel Mediterraneo e tassello fondamentale delle politiche di esternalizzazione dell’Unione Europea. Politiche oggi confermate e rafforzate dal Nuovo Patto sull’Immigrazione e l’asilo», afferma Adelaide Massimi del Progetto Sciabaca Oruka di Asgi.
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