Welfare

La ratio delle Linee Guida del Governo sulla Valutazione di Impatto Sociale

Stefano Zamagni sul numero di VITA di aprile spiega le scelte prese dal “Tavolo sulla valutazione dell’impatto sociale presso il ministero del Welfare” di cui era coordinatore. «La volontà condivisa dal gruppo di lavoro è stata quella di rendere gli enti sociali protagonisti della realizzazione del modello metrico con cui misurare la propria efficienza»

di Stefano Zamagni

Nelle scorse settimane si sono conclusi i lavori del “Tavolo sulla valutazione dell’impatto sociale presso il ministero del Welfare” da me presieduto con cui si sono identificate le linee guida della Vis — Valutazione di Impatto Sociale.

La volontà condivisa dal gruppo di lavoro è stata quella di rendere gli enti sociali protagonisti della realizzazione del modello metrico con cui misurare la propria efficienza. Una scelta questa che non ha l’obiettivo di caricare sulle spalle delle realtà del Terzo settore ulteriori pesi burocratici ma piuttosto di tutelarle.

A questo scopo si è deciso di introdurre un obbligo alla misurazione che riguarderà esclusivamente quelle realtà che partecipano a bandi pubblici, nazionali e internazionali, e che spesso si trovano già a confrontarsi con la richiesta di fornire una valutazione di impatto sociale. Fino ad oggi accadeva che gli enti erogatori, pubblici o privati, potessero imporre la propria metrica per la Vis.

La volontà è stata quella di rendere gli enti sociali protagonisti della realizzazione del modello metrico con cui misurare la propria efficienza

Ogni ente però poteva applicare indicatori differenti tra loro con il rischio per i candidati di doversi adeguare, di volta in volta, ad un modello diverso di misurazione. In base alle nuove Linee Guida invece la metrica verrà scelta dall’ente del Terzo settore.


Abbiamo voluto rendere i modelli di misurazione coerenti con le finalità che la realtà sociale persegue

Una decisione che risponde all’esigenza di rendere i modelli di misurazione coerenti con le finalità che la realtà sociale persegue. Ad esempio prendendo in esame lo 
Sroi (Ritorno sociale sull’investimento) dobbiamo sapere che è un sistema di misurazione che vale per alcuni ambiti del Terzo settore ma per altri risulta inadeguato.

Per arrivare a misurare lo Sroi infatti bisogna passare attraverso una quantificazione di valori di mercato che certe attività non ammettono. Pensiamo ad esempio ai beni relazionali che non sono catturabili da questo tipo di indicatori. Per questo abbiamo sentito l’esigenza di costruire un meccanismo più elastico, adattabile e quindi efficiente rispetto allo scopo che ci siamo dati.

Il termine “valutazione” deriva dall’antico valuto, risalente al latino valitus che significa “essere forte”. In ultima analisi dunque valutarsi significa per le realtà sociali dimostrare la propria forza.

In conclusione non possiamo dimenticare che, come diceva Aristotele, «il bene va fatto bene». Non basta l'intenzione. Ecco perché gli enti di Terzo settore non possono considerarsi esonerati dal rendere conto del come raggiungono i propri obbiettivi. Ma il termine “valutazione” deriva dall’antico valuto, risalente al latino valitus che significa “essere forte”. In ultima analisi dunque valutarsi significa per le realtà sociali dimostrare la propria forza.

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