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Terremoto di Amatrice, i familiari delle vittime: «Non ci resta che lo sciopero della fame»

«Una scelta che nasce dall'esasperazione dell'attesa», racconta Mario Sanna, presidente dell'Associazione “Il Sorriso di Filippo” fondata dopo la scomparsa del figlio ventiduenne proprio a causa del sisma. L'intervista

di Asmae Dachan

«È iniziato oggi per me, Mario Sanna e Oscar Ramirez Dolcet il quarto giorno di sciopero della fame; un altro giorno in cui per molti politici tutto si consumerà nella solita frivolezza, nel solito cinismo, nella solita autoreferenziale propaganda. Esiste ormai da troppi anni, in questo nostro Paese, uno scollamento abnorme tra le stanze del potere e la vita reale, i reali problemi della gente, la cui percezione, da parte della classe politica dirigenziale, è totalmente distorta, se non addirittura assente. Tutto ciò comporta, quale paradossale conseguenza, che onesti cittadini debbano lottare con i pochissimi e precari mezzi a loro disposizione per far valere quello che pure dovrebbe essere un loro sacrosanto diritto. E se quel diritto continua a essere violato nell'indifferenza generale, se viene sommerso e soffocato dal silenzio, allora si decreta la reale morte della società civile». Questo il messaggio che Barolomeo Smaldone ha scritto su Facebook il 20 gennaio scorso spiegando i motivi per cui i fondatori di alcune associazioni nate all'indomani del terremoto in centro Italia, hanno deciso di intraprendere questa protesta. «Esiste ormai da troppi anni, in questo nostro Paese, uno scollamento abnorme tra le stanze del potere e la vita reale, i reali problemi della gente, la cui percezione, da parte della classe politica dirigenziale, è totalmente distorta, se non addirittura assente», spiega Mario Sanna, presidente dell'Associazione “Il Sorriso di Filippo. L'intervista



Quali sono le ragioni che vi hanno spinto a iniziare questo sciopero?
Il nostro sciopero inizia dall’esasperazione dell’attesa. Ormai è tanto tempo che facciamo appello per risolvere due questioni. La prima è la richiesta dell’istituzione di un fondo per i familiari delle vittime del terremoto del 2016, che è incardinato nella legge dell’VIII commissione della Camera, ma che, da più di un anno, non vede la luce. L’altra è la richiesta di esonero dal pagamento degli oneri di costruzione per chi era locatario da anni ad Amatrice, come nel caso nostro, e ora voglia costruirsi una casa altrove, usufruendo di un articolo di legge che però riserva ai soli proprietari usuffruttuari questa opportunità. A noi sembra iniquo.

Il problema sorge quindi perché un locatario non è equiparato al proprietario di un immobile?
Sì, ci siamo sentiti rifiutare la possibilità di ricostruirci una vita altrove. A Rieti, dove abitiamo ora, città natale di mia moglie Stefania, ci chiedono oneri di ricostruzione altissimi. Tutto questo ci sembra davvero un’iniquità. Abbiamo interpellato più volte il Commissario Giovanni Legnini, nominato dal Governo (il quarto nominato per la ricostruzione post sisma), il quale si è impegnato a trovare una soluzione, che secondo lui può essere solo di tipo legislativo, ma conosciamo i tempi che richiedono le approvazioni di nuove leggi e non possiamo continuare ad aspettare. L’amministrazione comunale di Rieti fino ad ora non ci ha dato risposte positive, per cui a questo punto abbiamo detto basta e da mercoledì 23 gennaio abbiamo iniziato uno sciopero della fame. Insieme a me hanno aderito allo sciopero Bartolomeo Smaldone che è il presidente dell’associazione Movimento Spiragli e Oscar Ramirez Dolcet presidente dell’associazione Etcètera di Arragona. Ora aspettiamo che le istituzioni ci dicano qualcosa. Noi andremo avanti a oltranza fino a quando queste due richieste non verranno esaudite.

Che tipo di risposta avete avuto?
Per ora risposte solidali da amici e conoscenti, ma nessuna risposta ufficiale dalle Istituzioni. Venerdì pomeriggio ho ricevuto la notizia che l’Onorevole Pezzopane che è la firmataria della proposta di legge per il fondo per i familiari delle vittime ha sollecitato la discussione di questa legge sulla scorza dell’appello avanzato da un’altra persona, ignorando però quello che noi chiediamo da oltre tre anni e mezzo. Ben venga comunque che l’appello di questa persona abbia suscitato la mobilitazione dell’onorevole Pezzopane e dell’onorevole Terzone. A noi interessa l’obiettivo, non i meriti.

La vostra associazione “Il sorriso di Filippo” nasce proprio per ricordare quella tragedia e chiedere giustizia…
In quel crollo abbiamo perso nostro figlio Filippo, che aveva 22 anni. Abbiamo perso ciò che avevamo di più caro al mondo. Da allora abbiamo costituito l’associazione di promozione sociale “Il sorriso di Filippo”, che ha, tra le sue finalità, “l’individuazione di aree di disagio sociale nelle quali intervenire attraverso iniziative concrete di solidarietà e la difesa dei diritti civili e umani, nonché la promozione di iniziative culturali e di prevenzione in campo sociale rivolte soprattutto ai giovani”.

Come è cambiata la vostra vita da quel 24 agosto 2016?
Portiamo avanti una battaglia di civiltà, perché siamo stati letteralmente dimenticati dalle istituzioni. Oltre alla tragedia personale della perdita di un figlio, siamo di fronte a una paralisi burocratica inaccettabile. Da oltre quattro anni viviamo come sfollati nella foresteria di un istituto di suore, con un affitto di 600 euro al mese, e con un Cad (contributo autonomo di sistemazione, ndR) che da marzo 2020 non ci viene corrisposto. Tutto questo non è più accettabile”.


Per sostenere Mario Sanna chiunque può inviare tramite email un messaggio alla Giunta Comunale di Rieti
Se disponete di una PEC questo è l'indirizzo: protocollo@pec.comune.rieti.it

Questo sarà il testo da utilizzare:
Oggetto: Uniti per Mario Sanna
Egregio sindaco Cicchetti, egregi assessori della Giunta del Comune di Rieti,
assodata l'impraticabilità dell'iter legislativo parlamentare per rimediare alla falla presente nell'art. 6 comma 2 del decreto legge 189/2016 e constatata l'assoluta mancanza di volontà del commissario straordinario per la ricostruzione, Giovanni Legnini, di adottare un'ordinanza in deroga a quella normativa, auspichiamo vogliate adottare un atto di indirizzo che esoneri la famiglia Sanna-Ciriello dal pagamento degli oneri di costruzione della loro nuova abitazione.
Tale provvedimento costituirebbe un esempio virtuoso di ammirevole funzionamento della macchina amministrativa e si paleserebbe agli occhi dell'opinione pubblica come encomiabile atto di giustizia.

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