Non profit

Una marcia per cambiare

"Anche il nostro fondatore credeva che la decisione personale può fare più di tante rivoluzioni. Ecco perché ci saremo anche noi"

di Redazione

A bbiamo accolto con entusiasmo l?appello di Vita, insolito e coraggioso. ?Io vado a Pristina e a Belgrado?, con l?obiettivo di raccogliere 100 mila adesioni personali. Ci è piaciuto perché invita alla responsabilità, alla presa in carico, le singole persone e non le associazioni. Ci è piaciuto perché si vuole invadere pacificamente il Kossovo, Pristina e Belgrado, non con un?avanguardia illuminata ma con una mobilitazione della società civile che avvicini un po? tutti alle problematiche dell?educazione alla pace e alla nonviolenza. Ci è piaciuto perché si traccia, senza esplicitarlo, un percorso di maturazione e di maggior consapevolezza personale. Solamente itinerari educativi esigenti che educhino all?accoglienza, alla solidarietà, alla convivialità delle differenze, alla gestione e alla risoluzione nonviolenta dei conflitti, possono immaginare e costruire un mondo un po? migliore di come lo si è trovato, come ricordava il nostro fondatore, che da buon anglosassone non sognava rivoluzioni assai improbabili ma il cambiamento degli stili e dei comportamenti personali. La distruzione materiale e la distruzione dei cuori; l?azzeramento dei valori condivisi e l?interruzione dei processi di ?contaminazione? tra culture diverse costruiti con fatica negli anni. Ecco perché vorremmo pensare questa iniziativa idealmente collegata con gli amici che sono già impegnati ai confini dell?Albania a sostenere le popolazioni perseguitate del Kosovo con una pace già praticata e un ?fare solidale?. Ci è piaciuta l?iniziativa perché intende ridare voce alla politica, quella vera. E dunque ben vengano le iniziative che verranno intraprese dal Comitato per coinvolgere l?Onu, il governo italiano, la Commissione europea. Ci è piaciuta l?idea di andare in Kossovo non solo per denunciare la follia degli eccidi e la stupidità-intelligente dei bombardamenti ma per contribuire da subito alla riconciliazione, con umiltà, senza la saccenza un po? occidentale di chi ha già compreso tutto.Ci è piaciuto infine il tentativo di entrare in contatto con la società civile della Jugoslavia affinchè questa marcia della pace diventi davvero la marcia di tutti, non solo degli italiani. Grazia Bellini, Edo Patriarca presidenti Agesci


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