Cultura

Così spendo i vostri soldi

Cento miliardi raccolti,i primi interventi finanziati e il lavoro con le ong.Il Commissario racconta la sua "guerra umanitaria"

di Redazione

Nominato Commissario per la gestione dei fondi privati raccolti dalla Missione Arcobaleno lo scorso 9 aprile, Marco Vitale traccia per ?Vita? un bilancio del suo primo mese di lavoro. Economista d?impresa che negli anni Sessanta ha introdotto tra i primi il costume della certificazione dei bilanci pubblici e privati, a lui tocca il difficile compito di spendere bene i 100 miliardi che gli italiani hanno fino ad ora affidato alla Missione Arcobaleno. Un mese di lavoro, che bilancio? Il lavoro sin qui svolto è stato di presa di conoscenza in loco, di raccordo con le autorità istituzionali e infine un lavoro organizzativo.Abbiamo stabilito le procedure di selezione dei progetti di intervento,abbiamo nominato consulenti (rigorosamente senza compenso), stabilito collaborazioni con società di monitoraggio. Ma abbiamo anche già esaminato e deciso su progetti specifici per oltre 20 miliardi. Acquisendo beni di prima necessità, attrezzature e materiali richiestici dalla Protezione civile e destinando risorse a progetti di intervento delle associazioni di volontariato e delle organizzazioni non governative. Come si colloca la sua azione nel quadro generale della Missione Arcobaleno? È vero che ci sono stati momenti di tensione con gli uffici ministeriali e con qualche Organizzazione non governativa? Sento il pericolo che al ruolo del Commissario Gestione Fondi privati vengano attribuiti compiti e aspettative non proprie o che si nutrano nei confronti dello stesso paure infondate. Noi dobbiamo stare molto attenti a non fare politica. Non perché la politica sia poco importante. Essa anzi è, in questa vicenda, importantissima, ma proprio per questo la devono fare il Presidente del Consiglio, i ministri, e gli altri enti preposti. Noi dobbiamo muoverci secondo le direttive di fondo del governo e raccordarci continuamente con i vari organismi operanti. Ma in questo campo ristretto è nostro compito e responsabilità gestire al meglio i fondi privati che ci sono stati affidati per uno scopo preciso e chiaro: aiutare i rifugiati di questa terribile guerra, operando soprattutto attraverso le ong e altre organizzazioni umanitarie nazionali e internazionali, ed in via prioritaria con quelle operanti sul posto. Perciò vorrei essere molto chiaro: noi, in nessun modo, ci sovrapponiamo ai vari tavoli in atto tra i ministeri competenti e queste organizzazioni. Anzi, noi faremo tesoro di indicazioni, suggerimenti, richieste, elaborazioni anche culturali che vengono da questi tavoli preziosi ed importanti e che svolgono un?azione per spessore politico e culturale certamente più importante e duratura del modesto compito che è stato noi affidato. Ma la responsabilità di tale compito spetta solo a noi e non ad altri, nell?ambito e subordinatamente alle direttive di governo e dei ministri. Cercheremo di contribuire al pieno coordinamento con gli altri organismi competenti, purché si tratti di un coordinamento costruttivo e non burocratico, formale o personalistico. Devo dire che sino ad ora ho incontrato dei ministri eccezionali, funzionari e dirigenti che hanno mostrato un grande spirito di collaborazione. Così come ho scoperto la grande risorsa del volontariato e dei cooperanti che mi hanno sorpreso per la loro professionalità. Ma nei contributi dati dagli italiani non si può leggere un messaggio in qualche modo politico perché la guerra finisca? Io leggo due messaggi, che rappresentano la mia bussola. In primo luogo il popolo italiano ha voluto dare un aiuto umanitario a persone che soffrono terribilmente sia sul piano fisico che morale. Una autentica partecipazione alla sofferenza, a prescindere da ogni bandiera, differenza ideologica o posizione personale sulla guerra. Questo atteggiamento ha un suo più profondo substrato anche politico. Ad esso è, infatti, connesso anche il rifiuto di tutte quelle chiusure culturali che sono all?origine di questa atroce guerra. In secondo luogo, l?entità stessa dell?aiuto, il fatto che provenga da grandi e potenti enti come da piccoli e modesti cittadini, da vecchi e bambini, dalle comunità italiane all?estero e che è accompagnato da una generosissima disponibilità di impegno personale, porta con sé un altro chiarissimo segnale. Anch?esso dotato di una precisa valenza politica, nel senso alto della parola. E il messaggio è questo: il popolo italiano vuole aiutare i kosovari non solo a sopravvivere, ma a restare popolo, a conservare la speranza di ritornare presto nei propri villaggi e nelle proprie case. Sul piano pratico, ci sono novità dell?ultim?ora? I problemi principali mi sembrano restare quelli della logistica. Cioé del trasporto degli aiuti e di una loro pronta distribuzione. Ho sottoposto alcune proposte, che sono ora al vaglio delle autorità di governo, per il trasporto di beni e persone e per le telecomunicazioni. Molto importante sul piano pratico è anche la fresca notizia che conferma il provvedimento per cui le erogazioni in favore di popolazioni colpite da eventi di calamità e di altri eventi straordinari, anche se avvenuti in altri Stati (è il nostro caso), sono detraibili dal reddito d?impresa. Infine, l?11 maggio è uscito il primo numero della Gazzetta Arcobaleno in lingua kosovara che sarà distribuita nei 12 campi italiani e ai profughi in Albania per facilitare la circolazione di informazioni spesso vitali per quelle popolazioni. È stata un?idea lanciata dalla Protezione civile che abbiamo subito finanziato e facilitato. Ecco gli interventi approvati con urgenza Martedì 11 maggio, la ministra Livia Turco incontra il Commissario Marco Vitale. Si erano già incontrati in Albania, insieme, con Rosa Russo Jervolino e il sottosegretario Barberi. Avevano visitato i campi, incontrato il governo albanese, e insieme avevano stabilito le linee d?azione e di intervento. Poi l?emergenza, qualche volta il senso di impotenza di fronte all?enormità dei bisogni, le diecimila esigenze richieste, qualcosa si era ingarbugliato. Qualche ong aveva alzato la voce, chiedendo che fosse il Dipartimento Affari sociali a selezionare i progetti e non il Commissario. Da qui l?incontro tra Vitale e la Turco e un breve comunicato per chiarire a tutti come si procede. Eccolo. «Insieme si è convenuto sull?opportunità di incaricare il dottor Marco Valeri di raccogliere le proposte del Tavolo di coordinamento sul Kosovo, che verranno poi esaminate e vagliate dal Commissario delegato con procedure di massima urgenza». Una urgenza che ha consigliato a Marco Vitale di approvare già delibere di spesa, tra le altre: un?anticipazione all?Associazione Nazionale Alpini, un intervento della Comunità di Capodarco per l?assistenza a Tirana di anziani e disabili, un intervento di sostegno alimentare dell?Avsi e del Banco Alimentare, un progetto per la costruzione di un nuovo campo del Cesvi, un aiuto alla Comunità di Sant?Egidio per un intervento sanitario a Kukes, il progetto del Comitato italiano sostegno a distanza per interventi sui minori, senza dimenticare l?Italia, per esempio Lametia Terme e il suo campo profughi gestito dalla cooperativa Malgrado tutto. Se volete contattare Marco Valeri: tel. 0648161405, Marco Vitale: tel. 0276015122. LUIGI SANTAMBROGIO


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