Economia

Rimesse verso l’estero: l’Italia è in controtendenza

La Romania con oltre 553 milioni di euro è il paese che ha ricevuto il flusso più consistente di rimesse dall’Italia nei primi nove mesi del 2020. A seguire il Bangladesh con 522 milioni, il Senegal con 342,7 milioni, il Marocco con quasi 339 milioni e il Pakistan con 328,3 milioni

di Marco Marcocci

L’Italia è in controtendenza rispetto alle stime della Banca Mondiale che hanno previsto, per il 2020, una drastica riduzione del volume globale delle rimesse di denaro effettuate dai lavoratori stranieri verso i loro familiari rimasti nel proprio paese di origine.

La contrazione del flusso, causata dall’emergenza sanitaria ed economica, secondo gli esperti della Banca Mondiale, potrebbe arrivare anche ad una diminuzione del 20% per i paesi in via di sviluppo.Se questo è lo scenario ipotizzato a livello mondiale, in Italia sta succedendo esattamente l’opposto: le rimesse di denaro dei lavoratori stranieri presenti nella penisola, infatti, sono in aumento. A confermare il trend positivo è la Banca d’Italia che ha recentemente diramato il report “Le rimesse verso l’estero degli immigrati in Italia” con valori aggiornati al terzo trimestre del 2020.


Dal lavoro della Banca centrale compare che nei primi nove mesi dello scorso anno le rimesse sono aumentate del 19% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, passando da 4,4 miliardi di euro a 5,3 miliardi (€ 5.282.000.000).

L’andamento positivo delle rimesse tricolori emergeva anche dal precedente report della Banca d’Italia che, fotografando la situazione al primo semestre 2020, individuava in 3,3 miliardi di euro il flusso di rimesse fuoriuscito dall’Italia, il 17% in più rispetto al primo semestre 2019, quando si arrivò a 2,8 miliardi di euro.

E pensare che il 2020 non era iniziato bene: nel primo trimestre, quindi con il solo mese di marzo interessato dal lockdown, il volume delle rimesse si attestò sul miliardo e 281 milioni di euro, quasi 100 milioni di euro in meno rispetto allo stesso periodo del 2019, quando venne oltrepassata quota un miliardo e 382 milioni di euro.

La causa della crescita delle rimesse nonostante il particolare periodo potrebbe essere individuata nel fatto che una parte cospicua delle rimesse informali, quelle cioè fatte pervenire nel paese di origine per il tramite di amici, parenti o altri sistemi, potrebbe essere confluita in quelle formali (monitorate da Banca d’Italia) in quanto il lockdown ha impedito per diverso tempo gli spostamenti, specie quelli oltreconfine, delle persone e quindi anche di coloro che potevano essere il mezzo per far giungere il denaro a destinazione.

Un altro fattore che ha determinato la crescita delle rimesse nel periodo osservato caratterizzato dalla generale contrazione dell’economia mondiale a causa della pandemia, potrebbe essere il rientro nei loro paesi di origine degli immigrati che hanno preferito seguire l’evolversi della difficile situazione in patria.

Questa seconda tesi, però, risulta meno plausibile della prima in quanto in una simile circostanza il migrante avrebbe portato con sé i propri risparmi senza inviarli tramite i momey transfer o gli altri canali formali (che comunque hanno un costo).

Il paese che ha ricevuto il flusso più consistente di rimesse dall’Italia nei prime nove mesi del 2020 è stato la Romania con oltre 531 milioni di euro, nel primo semestre 2019 il flusso aveva oltrepassato i 368 milioni di euro.

A seguire il Bangladesh con 522 milioni (€ 288.990.00 nei primi sei mesi), il Senegal con 342,7 milioni (€ 219.810.000), il Marocco con quasi 339 milioni (€ 207.500.000) ed il Pakistan con 328,3 milioni (€ 199.740.000).

Da segnalare, poi, l’exploit delle rimesse di denaro verso l’Ucraina che hanno oltrepassato nei primi nove mesi del 2020 i 278,7 milioni di euro (+ 118%), la Nigeria oltre 156,4 milioni (+109%) e la Moldavia oltre 131,1 milioni (+65%).

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