Famiglia

Il diritto alla culla entra nel contratto

Orari personalizzati,part time,ore da dedicare ai figli o alle cure della casa scambiate con le colleghe del reparto.

di Giampaolo Cerri

Tempo del lavoro e tempo della famiglia.Per lungo tempo sperati, oggi forse di nuovo insieme. Grazie a una riconsiderazione delle organizzazioni sindacali che hanno cominciato a scambiare non solo produttività con salario, ma anche tempo da dedicare alla cura delle famiglia. Grazie all?apertura di alcune aziende che hanno cominciato a pensare ai lavoratori non in termini di variabili della produzione, ma come persone portatrici di problemi e bisogni. Non una nuova filantropia industriale ma un calcolo intelligente: così lavorano meglio e di più. In attesa che del problema si occupi la grande contrattazione nazionale, la ?conciliazione dei ruoli? (di lavoratori e genitori) esordisce in alcuni accordi aziendali del pubblico e del privato. Le esperienze in atto offrono piccoli ma significativi esempi di flessibilità al servizio della famiglia: part time, job sharing, telelavoro. Alla Provincia di Milano, ad esempio, viene concesso ai dipendenti con particolari esigenze familiari di osservare un orario ?personalizzato?. È possibile modificare temporaneamente l?orario di lavoro (fascia oraria, articolazione nella giornata o nella settimana ecc.) e la sede di servizio per rimuovere le cause di incompatibilità tra responsabilità familiari e di lavoro, spiegano a Milano. La richiesta dovrà essere accompagnata da una dettagliata descrizione delle cause di tale incompatibilità e da adeguata documentazione. Di meglio si fa allaDuPont Italia, filiale della multinazionale chimica americana, dove il cartellino è stato abolito del tutto: un riepilogo mensile curato dal lavoratore è sufficiente. Ore o giornate non lavorate vengono segnalate e recuperate entro il mese successivo. E non c?è stato bisogno di contrattare alcunché: la conciliazione fa parte della filosofia della compagnia. «Siamo convinti che il nostro successo dipenda dal contributo e dalla competenza dei nostri collaboratori», chiarisce Silvano Riva, della direzione del personale, «e una persona non può essere pienamente produttiva se ha preoccupazioni familiari. 1320 dipendenti (o meglio, come precisano alla DuPont, collaboratori) ringraziano. Per occuparsi della famiglia o per gestire particolari emergenze che riguardano i propri cari hanno a disposizione anche altri strumenti. Uno dei più interessanti e il job sharing e cioé la condivisione del lavoro fra colleghi: ?Fammi due ore in più, per portare i miei figli dal dentista; te le restituisco quando vai a parlare con i professori dei tuoi?. Questo mutuo scambio di ore tra colleghi viene applicato anche alla Zanussi Electrolux(vedi box).Nelle varie sedi italiane di DuPont vige poi l?orario flessibile e c?è la possibilità di fare la ?settimana compressa?: per un periodo massimo di 6 mesi si può lavorare 4 giorni alla settimana anziché 5. Ai dipendenti è poi consentita una riduzione volontaria del lavoro: da un minimo di mezz?ora ad un massimo di 30 giorni all?anno, senza doversi giustificare o motivare la richiesta. Oggetto di accordo con i responsabili può essere la flessibilità della sede di lavoro: la società si riserva però di verificare l?idoneità dei luoghi prescelti. L?alleanza fra lavoro e famiglia può realizzarsi però anche in alcune precise fasi della vita di una persona: come, ad esempio, la nascita di un figlio. Per una donna il periodo di astensione obbligatoria (2 mesi prima del parto, 3 mesi dopo) e i permessi per l?allattamento, possono talvolta non bastare. Aziende come la Telecom Italia Mobile hanno invece varato una strategia dell?attenzione verso le lavoratrici-madri. Il programma, denominato Tim-mamma, prevede l?invio di un vademecum informativo alle donne in gravidanza e di una pubblicazione dedicata (per rimanere in contatto con l?azienda). Durante la maternità, alle signore viene recapitata a domicilio la busta paga: piccola cortesia per farle sentire ancora parte dell?azienda.«Una volta rientrate in servizio e fino a che il figlio non abbia raggiunto gli otto anni di età», spiega Rodolfo Mantovani, dirigente Tim per le risore umane, «queste lavoratrici hanno diritto ad usufruire della ?banca del tempo?, un sistema di scambio fra permessi e surplus di ore e fino a 150 ore all?anno». Servizi analoghi per le neo mamme sono offerti anche dalle Ferrovie Nord di Milano dal?96, mentre alla Sony di Rovereto, dopo l?astensione obbligatoria, è possibile usufrure di un part-time di 4 ore (pagate come 6, grazie all?anticipo delle ferie maturate). Alla filiale italiana della nota società giapponese, mamme e papà possono scambiarsi il lavoro, finché il pupo non abbia raggiunto i 3 anni. Alla Banca Popolare di Milano si offre alle mamme un periodo di formazione per facilitare il rientro, mentre all?Ambroveneto si concede un anno di aspettativa senza assegni fino quando si hanno bambini dai 3 ai 6 anni. Piccole facilitazioni ma capaci di rendere meno pesante tenere assieme figli e lavoro. Nel nome di Rosa Rosa ha decine di figli, ma non è una mamma come le altre. È un?idea. ?Rosa al lavoro? è il primo accordo sindacale siglato alla Zanussi Elettrolux per conciliare tempi di lavoro e di famiglia. Il meccanismo è semplice: se un ?operaia, ma anche un operaio, ha bisogno per un periodo breve o lungo della propria carriera lavorativa di fermare la rotazione dei turni, di evitare quelli più disagiati che complicherebbero la vita familiare, oppure vuole lavorare qualche ora in meno, può scambiare il turno e le ore con una collega che abbia esigenze complementari. Siglata da azienda a sindacati nel giugno del ?93, dopo un periodo di scarso interesse suscitato tra le dipendenti, l?intesa-Rosa ha cominciato a dare buoni risultati. Negli ultimi due anni, infatti, anche le operaie più giovani hanno cominciato ad avere figli e l?orario flessibile, gestito in accordo con le colleghe, si è rivelato un?utile alternativa alla baby sitter.


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