Cultura

CASA DI SCAPOLO

Racconto di Honoré de Balzac

di Redazione

In questo periodo, Filippo se ne usciva regolarmente di casa dopo la prima colazione per tornare all?ora di pranzo. Di nuovo usciva verso sera e rincasava solo per dormire, intorno alla mezzanotte. Queste le abitudini che il nostro ufficiale napoleonico esonerato dall?esercito contrasse quasi senza accorgersene e che ben presto si radicarono in lui. Al Pont Neuf si faceva lucidare gli stivali per due soldi (che avrebbe speso ugualmente per la carrozza se avesse scelto il Pont des Arts) per raggiungere poi il Palazzo Reale, dove sorseggiava un paio di bicchierini di acquavite mentre leggeva i giornali – occupazione, questa, che gli permetteva di arrivare a mezzogiorno; a questo punto s?incamminava lungo via Vivienne in direzione del Café Minerva, dove a quel tempo si riunivano i liberali, e dove giocava a biliardo con altri vecchi ufficiali esonerati. Sia che vincesse sia che perdesse, poi, mandava giù altri tre o quattro bicchierini di questo o quel liquore e, tra un?uscita in strada e l?altra per curiosare, arrivava a fumarsi anche dieci sigari della regia manifatturiera. Verso le dieci di sera, dopo aver ricaricato diverse volte la sua pipa al Café Hollandais, saliva alla sala da gioco, con un foglio di carta e uno spillo fornitegli dal cameriere; domandava a qualche giocatore di chiara fama a che punto fossero le serie del rosso e del nero, e quando gli sembrava il momento buono puntava dieci franchi, ma senza fare mai più di tre colpi, sia che vincesse sia che perdesse. Se vinceva, il che accadeva di frequente, si beveva un bel bicchierone di punch, infine se ne tornava a casa, nella sua cameretta sopra i tetti, sempre parlando sa solo di realisti e di guardie da ammazzare, e mentre saliva le scale cantava vegliamo per la gloria dell?Impero!, e la sua povera madre, sentendolo, diceva: ?Com?è allegro il nostro Filippo, stasera!? E saliva da lui a dargli il bacio della buonanotte, senza lagnarsi del fetore di punch, di acquavite e di tabacco. ?Spero, mia cara mamma, che sarai contenta di me? le disse verso la fine di gennaio. ?Faccio la vita più regolare che si possa immaginare? Filippo pranzò cinque volte alla trattoria con certi vecchi commilitoni. Tra soldati a riposo ci si scambiavano ricordi e avventure; poi cominciò a circolare una notizia che diede loro da sperare: era in costruzione, si disse, un sommergibile per liberare l?Imperatore dalla prigionia di Sant?Elena. (…) ??? Filippo ha poi una fugace storia d?amore con l?infedele Marietta Godeschal, ballerina aspirante attrice. Alla fine lei se ne va, lasciandolo solo e tradito. ??? (…) Gli uomini come Filippo, dotati di coraggio fisico ma moralmente vili, quando si accorgono che, dopo un disastro in cui stavano per perdersi, gli eventi intorno a loro riprendono a poco a poco il loro corso normale, l?indulgenza della famiglia o degli amici produce in loro l?effetto di un premio d?incoraggiamento. In altre parole, si abituano a una certa impunità. Il loro animo allo sbando e le loro passioni soddisfatte li portano a illudersi di averla fatta in barba alle leggi sociali. E diventano terribilmente furbi. Quindici giorni dopo (l?abbandono da parte di Marietta, n.d.r.), Filippo, tornato ozioso e annoiato, ricominciò fatalmente a girare da un caffè all?altro. Le sue soste erano punteggiate di bicchierini. Ricominciarono le partite a biliardo, i punch, le sedute notturne alla bisca, dove rischiava la sua solita modesta somma, intascando una vincita altrettanto modesta ma sufficiente a mantenere per un?altra giornata la sua esistenza di fannullone. Economo in apparenza (quanto bastava per ingannare sua madre), portava un cappello bisunto, sfrangiato agli orli e dal cocuzzolo spelacchiato, le scarpe rattoppate, un soprabito logoro, tutto macchiato di liquore e di caffè, con una rosetta all?occhiello che, da rossa, era diventata nera per la troppa permanenza lì; i suoi guanti verdi di pelle di daino erano ormai sul punto di cedere; e quanto alla cravatta di satin, mai sostituita, sembrava avere addirittura le frange, tanto era sfilacciata. Marietta rimase il suo unico amore, e così l?infedeltà della ballerina contribuì a indurirgli maggiormente il cuore. (…) Honoré de Balzac: il genio dei perdenti Uno scrittore immenso in tutti sensi, questo è Honoré de Balzac. Nato a Tours, in Francia, giusto 200 anni fa, morto a Parigi nel 1850, è stato l?interprete geniale degli albori della Francia borghese. Straordinario nel dar la dimensione eroica anche a personaggi presi da contesti di assoluta modestia, Balzac ha vissuto per realizzare tra infinite difficoltà l?opera della sua vita: ?La comedie Humaine?, un insieme di racconti e di romanzi che hanno la completezza di un affresco sociale. La vita di Balzac è stata perennemente travagliata dai debiti, da amori non corrisposti, da insuccessi di critica (ma non di pubblico). Tra i suoi romanzi più famosi, ?Le illusioni perdute?, ?Papà Goriot?, ?Splendori e miserie delle cortigiane?, ?Cesare Birotteau?. Alcuni dei romanzi più famosi di Balzac sono stati recentemente pubblicati da Frassinelli. ?La Commedia umana? in due volumi (ma non è ovviamente l?edizione completa) è negli Oscar Mondadori.


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