Welfare

Molestie sul lavoro, l’Italia ratificherà la Convezione Ilo

Il nostro sarà il primo Paese europeo ad adottare la C.190 sull’eliminazione della violenza e delle molestie di cui sono vittime per prime le lavoratrici. La soddisfazione della campagna Abiti Puliti. Secondo l’Istat una lavoratrice italiana su 10 vittima. Prosegue la mobilitazione internazionale in particolare nei Paesi la cui economia si basa sul tessile

di Antonietta Nembri

Con l’approvazione di ieri, martedì 12 gennaio, al Senato dell’autorizzazione alla ratifica della Convenzione dell’Organizzazione internazionale del lavoro n. 190 sull’eliminazione della violenza e delle molestie sul luogo di lavoro, l’Italia è il primo Paese europeo a compiere questo passo. La Convenzione 190 è stata adottata dall’Ilo il 21 giugno del 2019 e, come viene ricordato in una nota della Campagna Abiti Puliti, rappresenta almeno in potenza, un passo avanti nel contrasto alle violenze e molestie sul luogo di lavoro.
La convenzione fornisce una definizione ampia di violenza e molestia – definendole ogni comportamento suscettibile di causare un danno fisico, psicologico e economico – e riconosce tali comportamenti come violazione di diritti umani. Inoltre, fa esplicito riferimento alle violenze e molestie fondate sul genere, riconoscendo dunque che le donne sono particolarmente esposte a violenza e molestie sul lavoro sia fisica che economica.

Nel nostro Paese il processo di ratifica era partito alla Camera con la proposta di legge dell’onorevole Laura Boldrini (Pd) che era stata approvata all’unanimità nel settembre scorso. In particolare la parlamentare Pd, nella sua relazione, aveva menzionato la vulnerabilità delle donne lavoratrici del settore dell’abbigliamento. Anche il relatore del disegno di legge al Senato, il Cinquestelle Alberto Airola ha fatto specifico riferimento alle lavoratrici del settore tessile.

«L’Italia è il primo Paese europeo che ratificherà questa convenzione e come Campagna Abiti Puliti non possiamo che esprimere la nostra soddisfazione» dichiara la portavoce della campagna Deborah Lucchetti. «Una straordinaria opportunità che riporta al centro del dibattito l’urgenza di norme, controllo pubblico e sistemi rimediali efficaci in grado di proteggere le persone più vulnerabili nei luoghi di lavoro»

La Convenzione si applica sia al settore pubblico che al settore privato, e include fra i soggetti meritevoli di tutela anche quelli in posizioni lavorative più vulnerabili quali tirocinanti, volontari e persone licenziate. È la prima volta che si ha una definizione concordata a livello internazionale di violenza e molestie sul lavoro e molto ampia, poiché comprende anche le molestie e violenze che possono accadere in viaggi, trasferte, eventi di lavoro (quindi al di fuori dell’orario di lavoro, ma collegate all’ambito lavorativo), e anche per via telematica, aspetto quest’ultimo non di secondaria importanza al giorno d’oggi, data la necessità per molte persone di lavorare in smart working. L’Italia dovrà ora recepire la Convenzione con una nuova legge che tenga conto di tutto ciò, e avrà l’obbligo di fornire adeguato accesso alla giustizia per le vittime di violenza o molestie sul luogo di lavoro, incluso il rafforzamento del ruolo degli Ispettorati del lavoro.

Una legge che sarà di importanza fondamentale per le lavoratrici del nostro Paese, se consideriamo che – in base agli ultimi dati disponibili, Istat 2016 – 1 milione e 400mila donne hanno subito molestie sul luogo di lavoro: praticamente una lavoratrice su 10. Nell’81% dei casi, queste lavoratrici non hanno denunciato, perché non vi erano strumenti adeguati per poterlo fare.

Non solo in Italia ma in tutto il mondo, e in particolare nei Paesi di produzione tessile, le donne lavoratrici sono esposte a violenza fisica ed economica, come documentato nel paper della Campagna Abiti Puliti sulla violenza lavorativa di genere pubblicato lo scorso 25 novembre.

La Campagna Abiti Puliti sta conducendo da mesi una campagna internazionale che chiede a tutti gli stati, soprattutto quelli la cui economia si basa in gran parte sulla produzione tessile e quindi sul lavoro delle donne, di ratificare la Convenzione 190.

Diverse le azioni messe in campo dalla Clean Clothes Campaign come il progetto Fashion Checker che ha l’obiettivo di accendere una luce sulla discrepanza tra ciò che i brand dicono di fare e la realtà per le loro lavoratrici con particolare attenzione alla differenza salariale e alla violenza di genere, ai salari dignitosi e alla trasparenza.
Inoltre alcune organizzazioni della società civile italiana hanno promosso la comunità Cambia Moda con l’obiettivo di mobilitare i cittadini e fare pressione su aziende e governi.

In apertura immagine tratta dal video della campagna internazionale "Gender based violence in the garment industry | Ratify C190" su YouTube

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