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I giovani al tempo del Covid? Attenti e altruisti

Un focus del dipartimento di psicologia dell’Università di Milano Bicocca rivela come in questo periodo l'attenzione delle nuove generazioni sia sempre più diretto verso le donne di mezza età e gli uomini anziani, percepite come categorie fragili. La professoressa Paola Ricciardelli: «I risultati del nostro studio forniscono nuove evidenze sullo stretto rapporto tra stereotipi, attenzione condivisa e interazioni sociali»

di Luca Cereda

Lo sguardo dei giovani dirige soprattutto sugli uomini anziani e sulle donne di mezza età che sembrano più in difficoltà economica. E non è solo questione di sguardi e di attenzione: di fronte a loro sono più propensi a porgere la mano, a prestare aiuto. Con loro si dimostrano più altruisti e solidali. A dimostrarlo è uno studio dell’università di Milano Bicocca, guidato dalla psicologo e professoressa Paola Ricciardelli, che spiega «i risultati del nostro studio forniscono nuove evidenze sullo stretto rapporto tra stereotipi, attenzione condivisa e interazioni sociali.


In particolare notiamo che i giovani tendono a rivolgere la propria attenzione verso gli anziani ma solo se percepiti come “bisognosi”. Più in generale, verso quelle categorie di persone che molto probabilmente la nostra società associa allo stereotipo di categoria bisognosa e che inducono con maggior frequenza comportamenti altruisti nei loro confronti».

L’altruismo e l’attenzione al prossimo passa dagli sguardi
Lo studio del dipartimento di Psicologia dell’Università di Milano-Bicocca è stato pubblicato sulla rivista “Acta psychologica” del gruppo Elsevier con il titolo “Social categorization and joint attention: Interacting effects of age, sex, and social status” [La categorizzazione sociale e l’attenzione congiunta: gli effetti dell’interazione tra età, sesso e stato sociale].

Il team di studiosi coordinato dalla dottoressa Ricciardelli era composta da: Francesca Ciardo, Jacopo De Angelis, Barbara Marino, Rossana Actis-Grosso. Il team si è concentrato sulla fascia d’età di giovani che vanno dai 18 e ai 25 anni e sull’analisi del comportamento per cui due persone, attraverso la direzione dello sguardo, prestano attenzione allo stesso oggetto o evento.

Il 2020 e il 2021 con la pandemia in corso ci hanno obbligati alla distanza, accorciata dal digitale e dall’attenzione a ciò che c’è dietro la mascherina. Gli occhi. «Anche se la nostra ricerca è partita nel 2019 – spiega la curatrice della ricerca, il “mezzo” di comunicazione dell’attenzione che abbiamo scelto è stato lo sguardo. In questo periodo, complice l’obbligo e l’uso della mascherina, l’indizio che una persona è bisognava d’auto e la prova di attenzione all’altro e il primo gesto di altruismo è il contatto visivo».

Gli esperimenti che hanno portato ad una nuova definizione dei giovani come altruisti
Uno degli obiettivi della ricerca era capire se età, genere e stato sociale della persona che si ha davanti possano influenzare l’attenzione. «Le ricerche precedenti – continua la professoressa Ricciardelli – infatti mostravano come i giovani fossero attenti a quelle persone che percepivano come dominanti e meno a quelle anziane. Questo perché si era guardato solo all’aspetto dell’età. Noi abbiamo allargato le caratteristiche dell’indagine guardando all’aspetto della persona, al suo stato sociale: ecco che una stratificazione della complessità dell’attenzione all’altro fa emergere un maggior altruismo da parte dei giovani».

A un gruppo di giovani adulti i ricercatori hanno chiesto di dirigere la propria attenzione verso un bersaglio, spostando il proprio sguardo verso di esso e di ignorare lo sguardo di un volto “distrattore”. Nel primo esperimento lo stato sociale era determinato dalla lettura di un curriculum vitae, in un secondo esperimento era determinato visivamente dagli abiti indossati che – stereotipicamente – indicavano una persona di alto o basso stato sociale. Nel terzo esperimento è stata esaminata la frequenza di comportamenti altruistici indotti dai volti utilizzati sempre nei primi due esperimenti, attraverso un gioco economico. «I risultati del nostro studio forniscono nuove evidenze sullo stretto rapporto tra stereotipi, attenzione condivisa e interazioni sociali», spiega ancora Ricciardelli.

Le conclusioni dello studio sull’altruismo dei giovani
I dati suggeriscono che i giovani tendono a rivolgere la propria attenzione verso gli anziani ma solo se percepiti come “bisognosi”. «Più in generale, verso quelle categorie di persone che molto probabilmente la nostra società associa allo stereotipo di categoria bisognosa e che inducono con maggior frequenza comportamenti prosociali nei loro confronti».

Si tende a seguire lo sguardo di individui presentati con abiti associati ad un basso stato sociale, di donne di mezza età e di uomini anziani. E nei loro confronti i giovani sono più propensi a mettere in atto comportamenti altruistici, come l’aiuto economico o il prestito di un oggetto personale. «Verso le stesse categorie di persone, abbiamo riscontrato anche una maggiore propensione dei giovani a mettere in atto comportamenti altruistici, come l’aiuto economico o il prestito di un oggetto personale», conclude Ricciardi.

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