Welfare

Il nuovo welfare non è più affar di Stato. Serve un sistema integrato

«A fianco di misure fiscali, che favoriscano la possibilità di fare emergere il lavoro nero largamente diffuso nelle prestazioni di cure domiciliari», sottolinea Giuseppe Guerini, presidente Federsolidarietà e portavoce Alleanza delle cooperative sociali, «dobbiamo impostare un sistema di assicurazioni e di welfare integrativo, di carattere mutualistico, che aiuti a preparare una rete di protezione per i non autosufficienti di domani, coinvolgendo famiglie, comunità, Terzo settore e imprese»

di Giuseppe Guerini

Rendere sostenibile il sistema di protezione sociale del nostro Paese sarà la grande sfida che non solo le forze politiche, ma l’intero sistema Paese, dovranno affrontare insieme col prossimo Governo. “Insieme” poiché sono sempre più convinto che non esistano ricette esclusivamente politiche ed esclusivamente di Governo per risolvere l’enorme domanda di protezione sociale ma soprattutto la multiforme e sempre più grave divaricazione delle tante diseguaglianze.

L’introduzione del Reddito
 di Inclusione, rappresenta un intervento necessario, ma purtroppo non sufficiente per mutare direzione alla deriva della crescita delle diseguaglianze. Per questo la principale richiesta che vorrei fare alle forze politiche è di essere umili e assumere la consapevolezza che senza il coinvolgimento delle persone e delle comunità locali delle famiglie edei lavoratori, soprattutto di quelli autonomi e delle Pmi, delle varie realtà del Terzo settore, delle comunità locali non si riuscirà a rendere innovativo un sistema di protezione sociale che è prevalentemente concentrato sui trasferimenti monetari, ma dimentica le disabilità, trascura completamente adolescenti e giovani, non riesce a prendere in considerazione le famiglie come nuclei, se non per farne motivo di affermazioni ideologiche di
 tutela formalistica.

Emblematica
 di questa fatica del sistema è la non autosufficienza che continua a ricevere risposte parziali ma nessuna proposta per una ridefinizione di
 un sistema delle cure domiciliari che non lasci le persone da sole. Abbiamo poco tempo per implementare un sistema di protezione sociale integrato che, a fianco di misure fiscali che favoriscano la possibilità di fare emergere il lavoro nero largamente diffuso nelle prestazioni di cure domiciliari, imposti un sistema di assicurazioni e
di welfare integrativo, di carattere mutualistico, che aiuti a preparare una rete di protezione per i non autosufficienti
 di domani, migliorando il sistema già da ora.

Assumere la questione della non auto-sufficienza significa assumere immediatamente anche il tema della deriva demografica 
del Paese e la questione della sostenibilità dell’intero
 sistema economico e produttivo, proprio per il significato paradigmatico che rappresenta.

Le promesse che vorrei sentire dai candidati riguardano gli impegni verso le persone che, più di altre, rischiano di rimanere ai margini. Fra questi cittadini sempre più esposti al rischio di emarginazione, per i quali non basta intervenire con dei sussidi di assistenza economica:

• I giovani i cui percorsi di accesso a lavoro, istruzione e formazione, salute e benessere, vedono crescere il divario tra chi ha molto e chi ha poco o niente.

• Le persone con disabilità e fra questi in particolare le persone con disabilità mentale, di cui quasi nessuno in questa campagna elettorale si sta occupando.

• Gli immigrati, senza il cui apporto crollerebbe il lavoro di cura in Italia.

• I disoccupati e i lavoratori a bassissimo reddito, polverizzati anche nell’identità da una rivoluzione del lavoro che frantuma luoghi e forme del lavoro.

• Le donne ancora discriminate nel mercato del lavoro
e nel reddito e su cui pesa gran parte del

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