Volontariato
A Milano gli spettacoli da “ascoltare” con gli occhi
Al via venerdì 16 marzo la prima edizione del Festival del Silenzio, performance, workshop e tanto altro dedicati alla cultura segnante e alle Lingue dei Segni. Un progetto di Fattoria Vittadini con la direzione artistica di Rita Mazza, artista nativa segnante. Tre giorni nel segno dell’accessibilità
Il silenzio, l’assenza di parole dette, sussurrate o urlate. Tutto questo è spiazzante in una cultura come la nostra che ha fatto del rumore e del brusio di sottofondo la sua cifra caratteristica. A Milano sta per sbarcare un evento artistico molto particolare: il Festival del Silenzio. Un appuntamento internazionale di performance con focus sulla cultura segnante e le Lingue dei Segni. Per l’Italia è una prima volta assoluta. Il progetto di Fattoria Vittadini con la direzione artistica di Rita Mazza, attrice e artista nativa segnante, vuole essere un lavoro “multistrato” e soprattutto inclusivo in cui tutti sono alla pari con un obiettivo mostrare una modalità artistica che non è legata all’udito.
Sede del Festival la Fabbrica del Vapore dove, dal 16 al 18 marzo si susseguiranno performance, workshop, incontri e una mostra: tutto rigorosamente nel segno del silenzio, senza dimenticare che i tre giorni vogliono anche essere un’occasione di festa e divertimento, ma anche di accessibilità. Accessibilità a 360 gradi con cui ci si può imbattere fin da una delle prime performance “Off kilter” con un artista nativo segnante Ramesh Meyyappan (nato a Singapore ma con base a Glasgow) che è una vera e propria star del teatro corporeo e che presenta uno spettacolo che racconta la storia di una persona con problemi psichici perché come sottolineano Riccardo Olivier e Cesare Benedetti di Fattoria Vittadini, «una storia si può raccontare con il corpo, senza bisogno di una lingua. Ramesh in particolare per l cultura sorda è una star. Ha un po’ un valore identitario».
A suggerire come porsi davanti alle performance e agli spettacoli in programma durante il festival è la stessa Rita Mazza che con l’aiuto di due interpreti Lis «concentratevi su quello che la vista vi dona. Sabato lo stesso Ramesh sarà protagonista di un workshop di visual language ci saranno immagini per uno stimolo corporeo senza bisogno di alcuna lingua». Un altro artista internazionale presente al festival (domenica alle ore 17,30) è Saïd Ait El Moumen che è un artista udente che lavora con un’artista segnante in una Danse à deux.
Le mani di Rita Mazza (nella foto) si muovono veloci, il suo volto esprime concetti e parole che l’interprete traduce in parole espresse a voce «Come persona segnante mi accorgo che l’interprete non mi garantisce l’inclusione o l’accessibilità, la possibilità del multistrato come abbiamo pensato per il festival del silenzio credo di sì». Per far scoprire il mondo della lingua dei segni nel corso della tre giorni sono in programma workshop sulla Lis, delle finestre aperte su un mondo che in Italia non ha ancora il pieno riconoscimento come in altri Paesi europei (nella Ue solo Italia e Lussemburgo non hanno riconosciuto le rispettive lingue dei segni attraverso una legge). L’iter del disegno di legge ad hoc, approvato al Senato, è stato interrotto alla Camera a fine 2017.«La conseguenza è che la Lis non è riconosciuta, nel rapportarmi con le istituzioni non ho “diritto” a un interprete. Per questo io mi batto perché il servizio di interpretariato sia pubblico» sottolinea Mazza. E la sua storia personale spiega molto bene il valore e l’importanza dell’accessibilità: nata a Torino e laureata al Dams è emigrata a Londra perché, spiega «la situazione italiana non garantiva il rispetto della mia professione: ho dovuto lottare per studiare per cui ho deciso di trasferirmi e a Londra ho scoperto che venivo guardata come una persona, questo è molto importante, ho trovato una grande apertura mentale. Poi a Berlino ho iniziato a lavorare a degli spettacoli e a insegnare la lingue dei segni».
Da Berlino alla Francia dove ha lavorato al Festival Clin d’OEil a Reims «però la filosofia dominante lì è concentrarsi sulla lingua dei segni. Mentre la filosofia che abbiamo seguito per il Festival del Silenzio è diversa perché abbiamo cercato una sinergia tra persone con diversi linguaggi: speriamo di aver trovato una terra di mezzo, perché questo evento non è riservato alle sole persone segnanti, ma a tutti quelli interessati a incontrarsi nel nel “mezzo”».
Alla vigilia del festival fattoria Vittadini ha ricevuto dal Quirinale la comunicazione dell’assegnazione delle Medaglia del Presidente della Repubblica al Festival del Silenzio, «Un riconoscimento che, credo, voglia premiare l'impegno e la dedizione che hanno portato alla nascita del festival e che vogliamo condividere con tutto lo staff, gli artisti, i nostri media partner, i sostenitori e gli sponsor e tutti quelli che hanno creduto nel progetto e lo stanno sostenendo» ha commentato Mazza.«Questa notizia è motivo in più per vivere il Festival come una vera e propria festa».
Una festa che non dimentica la musica «che può essere goduta non solo con l’udito, ma anche attraverso vibrazioni e frequenze particolari», osserva ancora Mazza che precisa come il linguaggio del corpo possa essere compreso anche da chi non conosce la Lis: occorre guardare e mettere al centro dell’attenzione la persona che si ha davanti. Perché osserva ancora la lingua dei segni ha una sua grammatica ed è diversa da lingua a lingua «ci sono anche disturbi del linguaggio», rivela.
Gli spettacoli e tutti gli altri appuntamenti sono pensati per tutti, a tutti i livelli, e al pubblico non è richiesta nessuna “competenza” per poter godere del programma, occorre avere la disponibilità e la voglia di aprire la propria mente e il proprio sguardo ad un'esperienza nuova.
Tra gli artisti che si esibiranno nella tre giorni Giuseppe Giuranna, definito il “Maestro del Visual Vernacular”, forma espressiva che unisce la Lingua dei Segni con il linguaggio cinematografico per raccontare storie in modo appassionante, oltre ad artisti provenienti dal panorama coreografico nazionale ed internazionale come la danzatrice Andreea David che presenta "Nude of a black haired woman" (nella foto in basso), Tamar Grosz e Francesca Penzo con un divertente duetto sulla femminilità, con il coreografo Saïd Ait El Moumen, il solo intimista della performer Olimpia Fortuni , la compagnia Emit Flesti con una rivisitazione dell’Inferno di Dante pensata per un pubblico di udenti e sordi.
L’apertura del Festival è dedicata – venerdì 16 marzo alle ore 12,30 al vernissage della mostra "Liriche silenti del segno. Il Transfurismo russo sulle pagine di Transponans", con alcuni esemplari rari o unici della rivista clandestina russa Transponans conservati all’Università di Brema, in cui la rappresentazione dei segni linguisti e fonici supera il loro originario significato o valore semantico per diventare segno universali.
Nell’ultimo giorno della manifestazione, invece domenica 18 marzo alle ore 12,45 è in programma la premiazione del bando “In principio era il segno” promosso da Fattorie Vittadini e rivolto ad artisti sordi e/o udenti che si confrontino con la cultura segnante e intendano sviluppare un progetto artistico performativo. Il bando offre sostegno econnomico, ma non solo, alla produzione artistica e la possibilità al vincitore di usufruire di un periodo di residenza e presentare il proprio lavoro nell’edizione 2019 del Festival che, non si nascondono i promotori punta a un bis.
In apertura immagine dallo spettacolo "esemplari feminili", photo Eva Karduck
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