Welfare

Sanità: i buchi neri dell’oncologia italiana

Libro bianco del'associazione dei medici oncologi

di Redazione

Gravi lacune per l’assistenza oncologica nel nostro paese che confermano l’esistenza di due Italie: al sud l’organizzazione generale e’ carente, mancano posti letto, attrezzature di base, specialisti e infermieri; al nord le carenze si attenuano e comunque esiste una concentrazione di centri ben maggiore ed efficienti. A puntare il dito sullo stato di questo settore della sanita’ e’ stata l’associazione dei medici oncologi che ha stilato un libro bianco che mette in evidenza buchi neri ma anche aspetti positivi. Tra questi ultimi un aumento della sopravvivenza media dei malati del 6% a fronte di una crescita del numero dei tumori (ogni anno si ammalano 270 mila persone e ne muoiono 160 mila). Dall’indagine, durata due anni e che ha raccolto dati da 280 centri, risulta che solo 9 strutture di Oncologia medica su 100 possono dirsi di eccellenza per le attrezzature a disposizione, 30 su 100 non hanno tutte quelle considerate di base. Inoltre solo 45 centri su 280 hanno un archivio informatizzato, 37 un sito internet, e gran parte dei medici specializzandi, senza contratto, non stanno in corsia ma in amministrazione. DUE ITALIE: per ogni 100 mila abitanti nel meridione vi sono solo 2,5 posti letto per ricovero ordinario contro i 5 del Centro Nord. E ancora, troppo pochi sono gli psicologi disponibili nelle divisioni di Oncologia medica, ma, per fortuna, aumentano i reparti di cure palliative e si recupera terreno sul numero della radioterapie. Mentre l’esercito dei volontari garantisce un concereto aiuto sia umano sia di reperimento delle risorse I dati del rapporto preoccupano, soprattutto dal punto di vista dell’organizzazione. Dal censimento emerge che solo il 24% delle visite avviene in day hospital, presente nel 90% dei centri. C’e’ poi un solo psicologo ogni milione di abitanti nel meridione e pochi di piu’, 2-3, al Centro-Nord. Una struttura su due (53%) al Nord dispone di un reparto di cure palliative, che diventano circa una su tre al Sud-Isole (37%) e al centro (32%). Il Centro e’ la zona d’Italia dove si concentra il maggior numero di radioterapie 60%, seguito dal Nord (47%) e dal Sud-isole (35%). DAY HOSPITAL: Nonostante i vantaggi dei trattamenti eseguiti in un solo giorno, lo Stato rimborsa solo il 40% delle spese per questo regime, spiega Francesco Di Costanzo, segretario nazionale dell’Aiom, mentre si fa carico totalmente del costo del ricovero ordinario, che dura mediamente 10 giorni. Cosi’, a fronte di una spesa media di mille euro al giorno per un trattamento chemioterapico in day hospital, le Asl ottengono un risarcimento di soli 400 euro. ”Il quadro che emerge dall’indagine e’ poco rassicurante – commenta Francesco Cognetti, presidente nazionale dell’Aiom – ma il censimento non vuole essere un atto d’accusa quanto una critica costruttiva per mettere a punto un’organizzazione ospedaliera all’avanguardia che valorizzi i servizi piu’ efficienti, come il day hospital, che rappresenta il miglior approccio per i malati e un modello avanzato di cura”. ”Il Libro Bianco dell’Aiom ~ afferma il sottosegretario alla Salute, Cesare Cursi – rappresenta una tappa fondamentale per migliorare il servizio offerto ai cittadini e alle Istituzioni nel campo della lotta ai tumori. Il Ministero della Salute ha bisogno di dati, cifre e analisi approfondite per meglio pianificare gli interventi e razionalizzare le risorse. Questa ricerca consentira’ di rafforzare le iniziative gia’ messe in cantiere dal ministero e prevederne altre, non sulla base di impressioni, ma di elementi certi e valutabili”. Per fortuna, i centri di oncologia medica possono disporre di un aiuto concreto, appassionato ed entusiasta: i volontari. Il 62,8% delle strutture ha il supporto stabile delle associazioni di volontariato, quasi il 40% (39,6) puo’ contare su finanziamenti privati. A partire dai dati raccolti, sostiene l’Aiom, si deve giungere ad una sorta di accreditamento che misuri la qualita’ dei servizi offerti e penalizzi le strutture che non raggiungono lo standard richiesto.


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