Mondo

Iran colpevole strage Amia a Baires?

Lo scrive oggi il New York Times, che accusa il governo di Teheran e l'ex presidente Menem

di Paolo Manzo

Il governo iraniano organizzò e condusse l’attentato contro il centro ebraico di Buenos Aires in cui morirono 85 persone otto anni fa e versò dieci milioni di dollari all’allora presidente argentino Carlos Menem perché coprisse le accuse a Teheran.

Lo scrive oggi il New York Times, citando 100 pagine di testimonianza di un ex agente dei servizi iraniani, consegnate al quotidiano da funzionari argentini contrari all’insabbiamento, che hanno mantenuto l’anonimato.

L’agente iraniano, citato col nome di Abdolghassem Mesbahi, ha dichiarato che la pianificazione dell’attentato del 18 luglio 1994 iniziò nel 1992 e fu condotta dall’addetto culturale a Buenos Aires Mohsen Rabbani, con la supervisione di Hamid Naghashan, alto funzionario dei servizi di intelligence.

Secondo Mesbahi, Menem, presidente argentino dal 1989 al 1999, ha avuto per anni contatti contatti con i servizi iraniani, che lo avevano ‘corteggiato” per i suoi antenati musulmani e i legami con con la piccola ma influente comunità siro-libanese in Argentina.

Dopo l’attentato a Buenos Aires, vi furono negoziati a Teheran con un emissario inviato da Menem, un uomo barbuto sulla cinquantina. Il risultato furono ”dieci milioni di dollari depositati in un conto numerato, indicato da Menem”. In cambio il presidente argentino accettò di dichiarare che non vi erano prove della responsabilità iraniana nell’attentato.

Effettivamente il governo argentino, che inizialmente aveva accusato Teheran, ha poi parlato di prove insufficienti. E le indagini sull’attentato si sono arenate. Mesbahi, ma forse questo non è il suo vero nome, collabora con i tedeschi dal 1996 e viene descritto come un importante agente operativo che ha fornito numerose informazioni su operazioni terroristiche iraniane.

Gli inquirenti argentini lo interrogarono in Germania nel 1998 e in Messico nel 2000, parlando varie volte con lui in persiano, inglese, tedesco e francese, presente un interprete.

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