Formazione

La gita più bella è quella per tutti

Portare i disabili in montagna, per divertirsi e per stare meglio. Ecco le testimonianze

di Ida Cappiello

Camminando per le valli della Bergamasca spesso può capitare di incontrare gruppi di giovani disabili, guidati da esperti alpinisti, istruttori del Cai. Non si tratta di un diversivo per questi ragazzi, ma di una vera ?terapia della montagna?: le condizioni tipiche dell?ambiente alpino, infatti, favoriscono il superamento di molti blocchi relazionali. «Portiamo i disabili in montagna da due anni, con il Centro socioeducativo di Bergamo», racconta Paolo Valotti, presidente del Cai locale, «organizzando uscite su percorsi che studiamo apposta per le loro esigenze. Ormai le gite fanno parte a pieno titolo del loro programma educativo». Gli istruttori, tutti volontari (è una regola ferrea del Cai) sono generalmente 5 per ogni gruppo di 10 disabili e seguono tutti gli aspetti tecnici: itinerari, sicurezza e divulgazione scientifica. «Nel tempo si costruisce anche un legame affettivo che coinvolge tutto il gruppo», continua Valotti. «In due anni non abbiamo avuto una sola defezione dal programma, segno dell?apprezzamento delle famiglie, che all?inizio mostravano un po? di titubanza. L?effetto di sblocco dipende da vari fattori: la sensazione di libertà nei grandi spazi, i piccoli prodigi della natura che generano nei ragazzi grande stupore, ma anche la compattezza del gruppo». Ma iniziative di questo genere fioriscono anche nelle altre sezioni del Cai, dove si organizzano uscite sugli sci di fondo per non vedenti. Che, grazie al binario tracciato nella neve, riescono a sciare senza difficoltà e dimostrano molta capacità di orientamento. Ma perché il Cai, che non è onlus bensì ente pubblico, organizza queste cose? «Sin dall?inizio ci siamo dati una missione: portare la gente in montagna, indipendentemente dalle prestazioni fisiche. Perché la montagna è portatrice di valori». Info:www.caibergamo.it


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