Non profit
In 3000 sono pronti a partire
Artisti, docenti universitari,conduttori Rai,sacerdoti,volontari,professionisti, studenti...Persone diverse con un denominatore comune: la voglia di fare qualcosa subito per fermare la guerra.
Non c?è tregua! Ma questa volta non parliamo di pulizia etnica o di bombe. Si tratta di fax in continuo lavoro, di telefoni roventi, di messaggi su posta elettronica che affollano senza sosta la casella postale: è l?esercito che vuole partire per Pristina, un fiume inarrestabile di persone con un?irruenza che ha dell?incredibile. O forse no, visto che sono davvero tanti quelli che vorrebbero urlare ?Basta!?. Seguendo rivoli spesso segreti e nascosti ma che cominciano a diventare ruscelli le adesioni sono ormai vicine a quota tremila. E così sono comparsi magicamente banchetti di raccolta firme lungo i corridoi del liceo Berchet di Milano, messaggi sull?e-mail accompagnati da aforismi, citazioni di De Andrè, ringraziamenti, o passi della lettera agli Ebrei di San Paolo.
All?interno del mondo accademico, per esempio, l?appello sta diffondendosi a macchia d?olio. Ma non si sono attivati solo gli studenti. Professori come Bruno De Benedetti del Politecnico di Torino ed Enrica Bodrato, del Laboratorio di Storia e Beni Culturali, dello stesso Ateneo, e così pure Danilo Zolo, professore di Filosofia del diritto a Firenze, hanno già manifestato la loro disponibilità a partire. Alcuni non si sono limitati a questo: sempre al Politecnico di Torino, un?altra docente, Valeria Chiadò Piat ha diffuso l?appello all?assemblea degli studenti, mentre la facoltà di Lettere di Palermo ha proposto l?iniziativa all?interno di un seminario sulla nonviolenza.
Da Jerry Calà a Ivan Della Mea
C?è poi il grande mondo dello spettacolo che sta rispondendo con interesse. Lella Costa, rientrata dopo mezzanotte da uno spettacolo e trovato il nostro messaggio, ci ha spedito per fax un entusiastico ?Grazie!? grande un foglio intero. «È la prima volta che sento una proposta vera, che ci coinvolga in prima persona. Aspetto di sapere quando si parte». Jerry Calà aderisce, anche se non sa se quel giorno avrà il coraggio di caricarsi lo zaino in spalla: «Sono fatto di carne e non sarei sincero se vi dicessi che non resta il timore di buttarsi di persona. Però sono convinto che sia una cosa giusta». Ivan Della Mea, autore della colonna sonora della contestazione sessantottina, non vuole più che si perdano tempo e parole, ma che si faccia la pace a qualunque costo e con le proprie mani. «Se riuscissimo a fermare anche solo quattro bombe e indurre una pausa di riflessione, la nostra invasione pacifica avrebbe già ottenuto il suo scopo», scrive.
Ci accompagnano poi nel cammino anche moltissime Ong, che stanno diffondendo l?iniziativa, come ci spiega Luca Jahier, presidente del Focsiv. «Bisognerebbe cercare di ottenere dall?Onu il patrocinio dell?iniziativa. Sarebbe un?ottima occasione anche per loro per togliersi da questo immobilismo ormai insostenibile». L?adesione di Luigi Bobba, presidente delle Acli, ha dato il via ad un intervento capillare delle sedi regionali e provinciali, i cui responsabili stanno inviando adesioni. Dal mondo cattolico, ecco don Salvatore Porcelli, un sacerdote di Bisceglie, che con la sola forza della sua personale convinzione è riuscito a raccogliere l?adesione di un?intera città. «Se si riesce ad organizzare eserciti di terra, non vedo perchè non sia possibile realizzare un esercito pacifico! Esistono accademie militari, ma mancano quelle di pace». C?è poi padre Mariano Bubbico, Ministro provinciale dei frati cappuccini di Puglia, che ha voluto offrire il proprio sostegno a nome personale e dei suoi confratelli; e un?e-mail delle suore trappiste di Coromoto, in Venezuela, venute a conoscenza dell?iniziativa da amici italiani, che non potendo fare altro, promettono di partecipare alla spedizione con la preghiera.
Appuntamento ad Assisi
Anche tre Comuni italiani, Mira (Venezia), Filattiera (Massa), e Bella (Potenza) hanno aderito con loro rappresentanti ufficiali e un numero consistente di sostenitori tra cui il presidente del Consiglio comunale della cittadina veneta. Dobbiamo infine ricordare l?adesione arrivata dalle redazioni di due note trasmissioni radiofoniche della Rai. Alessandra D?Asaro redattrice di ?Radio anch?io?, forse la più popolare trasmissione di Radiouno, ci spiega il motivo per cui l?intera redazione, compreso il conduttore Andrea Vianello, ha deciso di sostenere ?Io vado a Pristina?. «In questa guerra, il mostro non è più uno solo e la violenza non può più essere la soluzione. Se la diplomazia e la politica non danno un segnale forte, serve una strada nuova». Lo stesso ci dicono Cirri e Ferrentino, conduttori di Caterpillar, il programma-culto di Radiodue: «Questa campagna ha il fascino delle missioni impossibili, ma è l?unica proposta che adesso ci dia la speranza di combattere il nostro insopportabile senso di impotenza. Bisogna mettersi in marcia, comunque». Forza, dunque. C?è tempo almeno sino al 16 maggio, alla fine della Marcia della Pace di Assisi, dove saremo presenti e tra i promotori. E chi non fosse sicuro di poter partire, sappia che la marcia si può sostenere in mille modi: contribuendo alle spese, creando consenso sull?iniziativa, diffondendola. Ricordate l?obiettivo? 100 mila adesioni.
La fantasia scatenata delle adesioni “creative”
Variazioni sul tema. Così potremmo sintetizzare le varie forme che il nostro appello, diffuso da noi via e-mail, tramite le pagine del giornale e alcuni volantini, hanno preso grazie alla creatività di chi ha aderito. Sono stati tanti coloro che hanno voluto aggiungere un tocco personale alla loro esplicita adesione, ribattendo il testo, facendo dei collage, aggiungendo delle note a pennarello… Così Carlo Ghilli da Volterra ha riscritto l?appello contornandolo con una cornice sottile, come fosse un quadro; Mario De Sibio di Pordenone ci ha messo un titolo molto più evidente e sotto la sua firma ha piazzato tutto il Comitato promotore (voleva essere sicuro di essere in buona compagnia?); il Coordinamento Nazionale Silvia Baraldini ha inviato 7 adesioni su carta intestata e un breve commento: «È necessario testimoniare personalmente e con la non-violenza la possibilità di far tacere le armi, fermare le deportazioni, ridare la parola al dialogo e al negoziato sotto l?egida dell?Onu e nel rispetto del diritto internazionale. Per questo siamo disponibili a partecipare personalmente alla ?invasione? pacifica del Kosovo insieme a tutti coloro che vogliono la pace, adesso». Entusiasta l?adesione di Sylvia Mordini di S. Giorgio a Canonica (Firenze), che ha scritto a penna su un foglio bianco un gigantesco: ?Ci sono anch?io? sottolineato due volte. Ed Enzo Ghinazzi, il cantante, ha inviato il suo fax specificando in stampatello il nome d?arte: ?Pupo?. Molte anche le adesioni che recavano il logo del Cesvi, tra i promotori della campagna (una per tutte quella di Luca Serafini di Milano), o che facevano intuire dal carattere utilizzato l?uso della ?antica? ma sempre valida macchina per scrivere (Serena Menchetti di Lucca, che ha ribattuto il testo per intero). Come non citare, infine, gli amici di Bella (provincia di Potenza) che hanno realizzato in proprio dei moduli di adesione con cui raccogliere nomi, cognomi e firme.
Il decalogo per chi ha deciso di partire
I requisiti fondamentali per partire sono 18 anni di età, passaporto in regola e un minimo di autosufficienza. A cominciare dall?organizzazione del viaggio e del vostro bagaglio. Firmando non avete comprato un pacchetto turistico: dovrete raggiungere il punto di incontro che verrà indicato autonomamente, muniti di sacco a pelo, un minimo di viveri e medicinali di cui potreste avere bisogno.
Documentatevi sulla storia recente e remota del Kosovo. Studiatene la cultura degli abitanti e diffondete il materiale informativo da voi preparato. Noi vi consigliamo, oltre la lettura di ?Vita?, tre titoli: ?Le tecniche della nonviolenza? di Aldo Capitini, Feltrinelli; ?Il Kosovo, una guerra che avremmo potuto e dovuto prevenire?, di Alberto L?Abate, edizioni Meridiana; ?Diritti senza pace? a cura di Amnesty International. Se avete Internet collegatevi con Peacelink.
Concretizzare il progetto dipende anche da voi. Fate sapere al comitato promotore o ai centri di coordinamento a voi più vicini se avete particolari esperienze
di volontariato e cooperazione. Se parlate serbo o albanese, se siete medici, infermieri, logisti, autisti o animatori.
Siamo una forza di pace Raggiungere Pristina e Belgrado può significare aspettare giorni e giorni alle frontiere o nei villaggi. Armatevi di pazienza e imparate a riflettere su obiettivi a lungo termine. Non dobbiamo raggiungere ?ad ogni costo? Pristina ma essere pellegrini di pace.
A Pristina e a Belgrado si va fisicamente o anche aiutando da casa. Individuate nei vostri gruppi i potenziali ?partenti? e ?sostenitori?. Se non potete partire, sostenete, anche economicamente la campagna (ccp 34506204 intestato a Società editoriale Vita, causale: ?Io vado a Pristina?); impegnatevi nel creare consenso, cercare adesioni, ?smuovete? i media, le istituzioni e l?opinione pubblica. Un lavoro che apre le frontiere a chi marcia verso Pristina e Belgrado.
Organizzatevi in gruppi. Sarà più facile per il viaggio e la diffusione delle informazioni. Diventare referenti per un gruppo o una determinata zona è molto utile. Cercheremo di organizzarci in squadre, quindi se raccogliete nuove adesioni o coordinate gruppi di persone comunicatelo immediatamente alla segreteria organizzativa. L?ideale sono squadre/gruppi misti di ?partenti? e ?sostenitori? di 30/50 persone.
a cura di Marco Oreste Pogliaghi della Segreteria organizzativa
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