Famiglia

Coronavirus e carcere: situazione sempre più allarmante

Il Garante dei detenuti della Campania Samuele Ciambriello: «La magistratura di sorveglianza contribuisca più attivamente a contrastare la diffusione del virus nelle carceri»

di Redazione

Le criticità che il ‘sistema carcere’ sta rivelando ora che l’emergenza pandemica lo ha investito in pieno sono sotto gli occhi di tutti. L’aumento esponenziale del numero dei contagi tra la popolazione carceraria e gli operatori penitenziari costituisce il dato più visibile dell’incapacità di contenere e reagire alla diffusione del virus all’interno degli istituti penitenziari.

Gli interventi legislativi adottati sinora per ridurre la popolazione carceraria – peraltro volgarmente strumentalizzati da gran parte dell’opinione pubblica come un tentativo di aprire le porte del carcere per ‘boss’ e condannati al 41bis – si sono rivelati del tutto insufficienti a raggiungere gli obiettivi sperati.

Anche le previsioni del decreto Ristori, delle quali si auspica un miglioramento in sede di conversione, sembrano muoversi lungo la medesima, insoddisfacente, direzione. In un simile scenario, appare dunque necessario che tutti gli attori che animano il sistema carcere operino nella medesima direzione, al fine di contenere il numero degli individui in entrata e di favorire forme di liberazione anticipata attraverso il ricorso ai variegati strumenti previsti in tal senso dalla legge. Tuttavia, i Garanti segnalano con rammarico come gli Uffici di sorveglianza campani si rivelino, al momento, sordi alle esigenze dettate da questa situazione di drammatica emergenza.

Pur rinvenendo ‘a macchia di leopardo’ una certa sensibilità da parte di alcuni magistrati, inclini ad accogliere le istanze di avvocati, detenuti, e degli stessi Garanti, si denuncia, invece, l’inerzia complessiva degli Uffici di sorveglianza nel rispondere a tali istanze.

Da giorni, infatti, i Garanti ricevono segnalazioni in tal senso, che arrivano dai detenuti e dalle loro famiglie, dai rappresentati di associazioni e cooperative che operano nel carcere e dagli stessi avvocati difensori.

In particolare, le mancate risposte in materia di permessi premio, affidamento esterno al lavoro, liberazione anticipata etc. finisce per contribuire in modo significativo alla cronica situazione di sovraffollamento carcerario, per tacere del senso di frustrazione patito da quei detenuti che vedono ignorate per lungo tempo le loro richieste. A ciò si aggiungono, inoltre, i continui ritardi mostrati dalle Aree educative, che finiscono per colpire soprattutto detenuti stranieri, senza fissa dimora, o coloro
semplicemente poco seguiti dal proprio difensore, che diventano, di fatto, detenuti ignoti, dimenticati da quello stesso sistema che dovrebbe provvedere al loro reinserimento sociale.

Nella consapevolezza dell’impatto che la pandemia da covid-19 ha avuto e ha tuttora sul carico di lavoro del comparto giustizia, il quale già soffre di un’endemica carenza di personale, i Garanti ribadiscono con forza la necessità di una relazione dinamica, continua e fluida con la magistratura di sorveglianza e le Aree educative, necessaria ora più che mai per garantire che il diritto alla vita e alla salute dei detenuti sia garantito.

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