Cultura

Papa Francesco: «Il diritto di proprietà non è assoluto»

ll messaggio del Papa all'incontro dei giudici membri dei Comitati per i diritti sociali di Africa e America rimarca che quello di proprietà è un diritto naturale secondario. Prima viene la responsabilità sociale. Ai magistrati chiede: «Con le vostre sentenze potete scrivere poesie e curare le ferite dei poveri e le ingiustizie sociali»

di Redazione

Il Papa ha inviato oggi un videomessaggio ai partecipanti alla Conferenza internazionale dei giudici membri dei Comitati per i diritti sociali di Africa e America, che si svolge dal 30 novembre al 1° dicembre 2020 sul tema “La costruzione della giustizia sociale. Verso la piena applicazione dei diritti fondamentali delle persone in condizioni di vulnerabilità”:

Davanti a giudici, pubblici ministeri e avvocati provenienti da Argentina e Brasile, Canada e Stati Uniti, Cuba e Guatemala e membri della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, il Papa ha ribadito che, per la dottrina sociale della Chiesa, «il diritto di proprietà è un diritto naturale secondario derivante dal diritto che hanno tutti, nato dalla destinazione universale dei beni creati».

Infatti, prosegue il Santo Padre, «non c’è giustizia sociale che possa fondarsi sull’iniquità, che presuppone la concentrazione della ricchezza».

In ogni sentenza, siete di fronte alla felice possibilità di fare poesia: una poesia che curi le ferite dei poveri, che integri il pianeta, che protegga la madre terra e tutta la sua discendenza

Papa Francesco

Giudicare è una responsabilità grave. Una missione che, aggiunge il Papa, mai come in questo momento impone responsabilità sociale.

La giustizia, unita alle virtù cristiane, alla comprensione profonda e intima del dolore dell'altro, può rendere felice la terra.

Per questo, ha ribadito il Papa, «in ogni decisione, in ogni sentenza, siete di fronte alla felice possibilità di fare poesia: una poesia che curi le ferite dei poveri, che integri il pianeta, che protegga la madre terra e tutta la sua discendenza. Una poesia che ripari, redima, e nutra».

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