Volontariato
L’ultima crociata di Clint ex sceriffo di Hollywood
Dopo 20 film dalla parte della legge, Eastwood si schiera con i liberali contro la pena di morte. E questa volta, col cuore e senza distintivo, riflette insieme al suo pubblico
Per anni la sua legge è stata quella del taglione. E anche fuori dal set lo ?Sceriffo di Hollywood? non è mai stato un liberale. Uno di quegli attori, per intenderci, che il fine settimana lo passa in piazza con moglie e figli per manifestare contro la guerra.
Eppure, dopo venti film e 69 lune, Clint Eastwood abbandona il distintivo del ?Commissario Callaghan? e si improvvisa attore e regista di Fino a prova contraria. Un film contro la pena di morte appena uscito in Italia che da lui proprio non ci si aspettava. A produrlo sono stati Richard D. Zanuck e la moglie Lili, due proibizionisti storici che hanno creduto in questa storia perché non si limita a criticare la morte legalizzata ma ne mostra, passo dopo passo, la preparazione. E, soprattutto, stravolge completamente tutti i canoni del politically correct. Ad essere ?spostato?, ex alcolista e forse pericoloso in questo film non è il condannato a morte (un nero, Frank Beechum, interpretato da Iasiah Washigton), ma il giornalista che cerca di salvarlo. Clint Eastwood, appunto. Che sullo schermo è Steve Everett, un cronista licenziato dai grandi giornali nazionali perché pieno di vizi e trasferito nella provincia di Okland per scrivere un articolo molto commovente e superficiale su un inquilino del braccio della morte di San Quintino. Ma l?intervista a un testimone e il suo intuito a lungo annebbiato dall?alcool, spingono Everett a cercare una ?prova contraria? che scagioni Frank e faccia veramente luce sul significato della pena capitale.
In due ore e sei minuti esatti allo spettatore vengono infatti offerti moltissimi spunti di riflessione su una legge che in America vale per trenta stati su cinquanta e la cui ultima ?vittima? risale a neppure un mese fa. Una legge contro cui si è recentemente pronunciata l?Unione europea e con cui gli spettatori sono chiamati irrimediabilmente a confrontarsi. A decidere se la prova contraria trovata dal giornalista sia riuscita a sospendere l?esecuzione di Frank e se uccidere un uomo legalmente sia più giusto che farlo per strada, non è infatti il regista.
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