E’ impressionante entrare nel sito ufficiale del Tour de France e non trovare una riga, neanche una riga, sul bambino di sette anni che oggi è stato travolto e ucciso da un auto dell’organizzazione di M. Leblanc.
E’ scandaloso trovarvi solo la notizia del vincitore al fotofinish e neanche una riga su quella che, oramai, è diventata una triste abitudine di quella che un tempo si considerava la corsa a tappe per eccellenza. Ed oggi rischia sempre di più d’essere un carrozzone senza anima. Schiava del business e delle carovane pubblicitarie.
Non una novità -dicevo-per il Tour se penso al 14 luglio di due anni fa, quando durante la tappa Avignone-Draguignan fu ucciso un bambino di 12 anni. Investito sempre mentre attraversava la strada. Sempre da un auto dell’organizzazione.
Né se pensiamo a Limoges 1988, quando un altro bambino di tre anni fu massacrato durante la tappa Ruelle-Limoges, travolto anch’egli da un’auto della carovana pubblicitaria: il bambino si trovava con i genitori in vacanza ed era col padre. Stava raccogliendo sulla strada materiale pubblicitario (forse una caramella o un cappellino) lanciato proprio dalle automobili al seguito del Tour.
E, dopo la tragedia odierna avvenuta al Km 26, cos’ha fatto il deus ex machina della corsa francese Jean-Marie Leblanc? Attraverso gli altoparlanti dell’emittente interna Tour Radio ha semplicemente diramato alle auto del seguito il seguente messaggio: “Questo incidente dovrebbe ricordare a tutti coloro che seguono il Tour che le strade interessate dalla corsa sono pericolose. E che bisogna quindi essere molto attenti”. Dirlo prima, invece di pensare a tutt’altro fuorché all’integrità fisica degli spettatori sarebbe stato meglio. Neanche presa in considerazione l’ipotesi di annullare la tappa.
Piccola nota tecnica: l’attuale maglia gialla, Igor Gonzalez de Galdeano, è risultata positiva al salbutamolo. Doping. Ma avendolo comunicato prima all’Uci per M. Leblanc è tutto ok. Ah douce France…
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