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Incidente Trenord, Legambiente: un disastro figlio della mancanza di visione della politica
Questa mattina alle porte di Milano, nei pressi di Pioltello, un treno pendolari è deragliato. Tre i morti accertati, un centinaio i feriti di cui alcuni molto gravi. A causare la tragedia un cedimento dei binari. Com'è possibile che succeda un incidente del genere nel cuore economico del Paese? Lo abbiamo chiesto a Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia. L'intervista
Il treno numero 10452 – 350 pendolari a bordo – Trenord che collega Cremona a Milano Porta Garibaldi questa mattina alle 6.57 si è rovesciato ad alcuni chilometri dalla stazione dei Pioltello con un gran numero di persone prigioniere delle carrozze. Il treno – secondo una prima ricostruzione di Rete Ferroviaria Italiana – ha percorso con alcune ruote fuori dalle rotaie circa due chilometri prima che una delle vetture andasse a sbattere contro un palo della trazione elettrica. Sempre Rete Ferroviaria Italiana parla di un cedimento strutturale di circa 20 centimetri di binario, circa due chilometri più indietro rispetto al luogo del deragliamento del treno. Ma non si può ancora dire se sia stata la causa o l'effetto del deragliamento. Un passeggero parla di una vibrazione, fortissima, che ha preceduto il disastro. Tre i morti, centinaia i feriti, di cui alcuni molto gravi. Un disastro che non è avvenuto in qualche periferia dimenticata del Paese ma alle porte di Milano, la capitale economica. Come è stato possibile? Per capirlo abbiamo chiesto a Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia e responsabile del rapporto Pendolaria che da dieci anni fotografa la situazione del trasporto su rotaia italiano.
L'incidente è avvenuto nel cuore di uno degli snodi passeggeri più importanti del Paese…
Sì, il Nodo di Milano è certamente il più importante in Italia per la quantità di persone che quotidianamente vi si recano e transitano: vede flussi totali di pendolarismo, secondo i dati Istat, pari a 650.000 persone. Parliamo di un sistema che conta ben 15 linee tra le 30 più frequentate in Italia per numero di passeggeri giornalieri.
Nell'ultimo Rapporto Pendolaria Legambiente puntava l'attenzione sul parco mezzi in alcuni casi molto desueto…
I convogli in circolazione in Regione Lombardia contano mediamente 17 anni di servizio, con il 41,3% di treni che hanno oltre 15 anni: un dato tra i peggiori d’Italia
Il Nodo di Milano in numeri
Come si spiega questo dato?
Con la mancanza di risorse pubbliche cui si cerca di far fronte attraverso l’aumento delle tariffe. La Lombardia ha aumentato il tariffario, del 30,3%. E a questo non è corrisposto una elevata qualità del servizio. Rispetto al 2009 i passeggeri sono aumentati a livello nazionale dell’8,5% le risorse statali per il trasporto regionale si sono ridotte del 22,7%. Dal 2002 ad oggi i finanziamenti statali hanno premiato per il 60% gli investimenti in strade e autostrade. Il che significa che le Regioni hanno a disposizione meno fondi per investire sul miglioramento dei servizi. Sebbene la Lombardia si ritagli una posizione di riguardo nel panorama italiano, per stanziamenti rivolti al trasporto pubblico, il divario con gli investimenti per la costruzione di strade e autostrade resta incolmabile.
A quanto pare però, secondo quanto ha comunicato Rete Ferroviaria Italiana, il disastro è stato causato da un cedimento dei binari. Quindi non si tratta di un problema del treno ma della ferrovia…
Sì, sarebbe stato tutto originato dal cedimento di un giunto che si è portato con sé 20 centimetri di binario e a causa del quale i vagoni passeggeri hanno deragliato.
Ma a chi compete la manutenzione della rete?
La manutenzione dei binari è a carico di Ferrovie dello Stato. La cosa che stupisce è come si tratti di una linea che è stata recentemente ammodernata con sistemi di sicurezza di ultima generazione che hanno anche funzionato.
Come si spiega?
È una linea super trafficata ed è normale che ci sia usura. Quello che non è né normale né accettabile è che non ci sia prevenzione rispetto a questo tipo di situazioni. È chiaro che le fatalità possono succedere. Ma bisogna prevenirle.
A sconcertare ulteriormente è il fatto che il 23 luglio scorso nello stesso punto c'era già stato un deragliamento, fortunatamente senza conseguenze…
Sì è così. A maggior ragione. Si intuiva che potesse esserci un problema. E quindi andava prevenuto. Siamo nel campo delle ipotesi e non siamo la magistratura. Ma certamente ci voleva più attenzione. Controlli più puntuali. Quello che è accaduto non può e non deve succedere.
Cosa si può e si deve fare perché non accadano più fatti come questo?
Al netto delle risorse che vanno aumentate quello che manca davvero è una visione. Siamo sotto elezioni, una legislatura è finita, e ancora non c'è una strategia che punti sul trasporto pubblico. Non è solo un servizio ma è anche una vera politica ambientale e sociale. Più treni significa meno inquinamento, significa garantire mobilità a chi è meno abbiente. Bisogna chiedere ai candidati qual è la visione del futuro di Regione Lombardia dal punto di vista della mobilità. Solo così potremo evitare che si ripeta in futuro il dramma di oggi. Le ferrovie devono diventare strategiche per la politica.
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