Sostenibilità

Borutta, grazie alle rinnovabili energia gratis per tutti

Il piccolo paese a 40 km da Sassari è diventato una delle prime dodici comunità italiane totalmente autosufficienti. Un campo fotovoltaico garantirà l’approvvigionamento per i trecento abitanti. Il comune qualche anno fa si oppose alla realizzazione di un grande parco eolico. “Devastava il territorio” spiega il sindaco Silvano Arru, “il nostro invece è un progetto sostenibile”

di Vito Biolchini

Energia elettrica gratis. Per tutti. Per sempre. Potrebbe sembrare uno spot pubblicitario e invece è ciò che dalla prossima primavera diventerà realtà a Borutta. È un minuscolo paese, è vero, appena 300 anime a 40 chilometri da Sassari, nel nord della Sardegna. Ma in un’isola dove 119 comuni su 377 hanno meno di mille abitanti, Borutta può essere un esempio virtuoso. «Soprattutto per provare a combattere il fantasma dello spopolamento» spiega il sindaco Silvano Arru, 54 anni, da 2011 alla guida del comune. Laureato in giurisprudenza, funzionario dell’Agenzia delle Entrate, vent’anni fa decise di lasciare Sassari per trasferirsi nel paese dei suoi genitori: «La gente deve essere incentivata a vivere qui. Perché se non invertiamo la rotta, fra sessant’anni Borutta potrebbe sparire».

Ed ecco allora l’idea, nata otto anni fa in maniera semplice, ovvero seguendo le indicazioni dell’Unione Europea che chiedeva di aumentare la quota di energia prodotta da fonti rinnovabili. «Il percorso è stato lungo e anche tortuoso» spiega il sindaco, «ma alla fine ce l’abbiamo fatta e oggi siamo uno dei dodici comuni italiani totalmente indipendenti dal punto di vista energetico».

Dopo aver approvato il Paes, il Piano d’azione per l’energia sostenibile, l’amministrazione ha dapprima sistemato pannelli per rendere autosufficienti le strutture pubbliche, poi ha deciso di realizzare un campo fotovoltaico di seimila metri quadri in un terreno di sua proprietà, grazie a cui dal prossimo mese di marzo tutte le utenze del paese non pagheranno più la bolletta. «Solo la parte relativa ai consumi, sia chiaro, Ma nel giro di un anno, utilizzando gli incentivi concessi dallo Stato, contiamo di acquisire da Terna anche la proprietà della rete. E a quel punto la bolletta sarà veramente azzerata».

A dare una mano al progetto è stato anche il recente ecobonus per le ristrutturazioni, che consentirà ai boruttesi di sostituire a condizioni molto convenienti le caldaie a gas con impianti elettrici e le tradizionali cucine con moderne piastre ad induzione.

Indipendenti grazie alle rinnovabili, dunque. E dire che proprio il comune era stato determinante qualche anno fa nella bocciatura di un progetto per la realizzazione di un grande parco eolico. «Erano diciotto pale sul monte Pelao, in piena area Sic, un progetto che avrebbe devastato il territorio”, spiega Arru. Le rinnovabili invece devono servire alla gente, non alle società solo per incassare gli incentivi statali. Però, anche il progetto del comune di Borutta inizialmente puntava sull’eolico. «Ma intendevamo realizzare una sola pala. Il percorso burocratico è stato estenuante, quasi stavamo per mollare tutto, ci trattavano alla stregua di una multinazionale. Realizzare il campo fotovoltaico è stato di gran lunga più semplice».

Un’unica pala eolica. Come quella, artigianale, che negli anni ‘50 realizzarono i benedettini che arrivarono a Borutta per produrre energia e illuminare la bellissima chiesa di San Pietro di Sorres, un gioiello dell’arte romanica ora diventato abbazia. Qui oggi una decina di monaci si dedicano alla preghiera e al lavoro, il laboratorio di restauro di libri è una eccellenza di un territorio (il Meilogu) che vive di agricoltura e pastorizia (Thiesi, la capitale del pecorino romano, è a pochi chilometri), ricco di tesori archeologici e di nuraghi.

Quella di Borutta è stata una scelta coraggiosa e lungimirante, portata avanti da una comunità che già in passato ha dimostrato di credere nel futuro. Perché proprio Borutta elesse la prima donna sindaco d’Italia. Era il 1946 e si chiamava Ninetta Bartoli. E di sicuro la rivoluzione energetica del suo paese le sarebbe piaciuta.

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.