Volontariato
Il Global Teacher Award al prof italiano che allena all’imprenditorialità
Miriam Cresta, CEO di Junior Achievement commenta l'assegnazione del “Global Teacher Award” a Daniele Manni, prof a Lecce. «Educazione alla imprenditorialità non significa voler fare di ogni alunno un imprenditore. È una competenza per la vita»
E così, mentre Carlo Mazzone, professore di informativa all’ITI "G. B. B. Lucarelli" di Benevento è nella rosa dei 10 finalisti per il Global Teacher Prize della Varkey Foundation, un altro professore italiano ha vinto oggi un altro prestigioso premio. Si tratta di Daniele Manni, Professore di Informatica presso l’Istituto Galilei Costa Scarambone di Lecce, che ha vinto il “Global Teacher Award”. Ad annunciarlo è stata la ministra Lucia Azzolina. La cerimonia di consegna del riconoscimento avrà luogo in India, il 22 novembre.
Manni non è nuovo alle candidature e ai riconoscimenti, ma soprattutto ai progetti innovativi. Basti pensare a MaBasta! – Movimento Anti Bullismo Animato da STudenti Adolescenti che ha visto protagonisti i suoi studenti o alla creazione di una t-shirt con la scritta “Salento loves me”. Manni ha un passato da imprenditore ma dal 1999 insegna a scuola, portando dentro la scuola una educazione alla imprenditorialità. «Non spieghiamo imprenditorialità alla lavagna o attraverso un libro. Il secondo giorno di scuola alle prime classi chiedo di inventare con creatività, con intraprendenza, un nuovo servizio, un nuovo prodotto da mettere sul mercato o di migliorare quelli già esistenti», ha detto di recente a un evento di ForumPA (sotto il video). «A me piace immaginare la scuola come una palestra di stimoli. Occorre una scuola che sia una struttura abilitante, che punti su una visione studente-centrica».
Una persona che conosce bene Manni e l’importanza strategica di questo approccio è Miriam Cresta, CEO di Junior Achievement Italia, una realtà che l’anno scolastico scorso ha coinvolto 60mila studenti e 40 aziende partner, con 1.400 volontari e 1.300 insegnanti formati ogni anno. «L’obiettivo di quest’anno? Sono 80mila studenti e sono ancora una goccia rispetto al bisogno che ci sarebbe».
Manni non è nel network di JA, ma l’approccio è simile. «Educazione alla imprenditorialità non significa voler fare di ogni alunno un imprenditore. Il senso è che allenando i ragazzi nelle scuole, fin dalla primaria, con questo tipo di educazione si integrano le competenze hard e quelle soft, più sociale: collaborazione, abitudine al lavoro di gruppo e al lavoro per obiettivi, ad analizzare i darti, ad essere resilienti… Sono aspetti di cittadinanza che sono fondamentali. Spesso in modo erroneo si collega questo approccio all’allenamento a essere imprenditori, ma non è così. Fra l’altro si tratta di una delle 8 competenze chiave che vengono già valutate, anche se non sempre ci sono percorsi adeguati e specifici. Quindi… ben vangano tutti i player che lo inseriscono, che non è necessariamente un imprenditore ma anche una coop sociale o una istituzione. È una competenza per la vita», dice Cresta.
Un altro elemento da non trascurare è il fatto che «chi ha questa attività nel cv scolastico dalla primaria, da adulto riesce ad essere molto più occupabile. È stato verificato. Trascorre meno tempo tra un lavoro e l’altro, è meno soggetto a blocchi tra esperienze formative e lavorative lavorative, c’è maggior capacitò di tracciare il percorso». Il Premio a Manni quindi – conclude Cresta – «è un segnale di come gli insegnanti italiani abbiano le competenze per poter introdurre nella scuola anche queste metodologie innovative, quando la competenza è affinata da passione e porta a sviluppare percorsi che vedano gli ì studenti sempre più attivi e partecipi nel processo di apprendimento».
Foto Unsplash
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