Non profit

Associazionismo culturale e promozione sociale spazzate via dal Governo

Acli e Arci lanciano l'allarme. I circoli sono a rischio e la loro chiusura potrebbe essere definitiva. « Ci aspettiamo di non essere ignorati da misure di compensazione dei danni legati a provvedimenti che impongono la sospensione delle attività e che non riguardino le sole attività commerciali»

di Lorenzo Maria Alvaro

Nel dpcm emanato per contenere la diffusione del Covid-19 in Italia, tra le altre cose si legge: «Sono sospese le attività di palestre, piscine, centri natatori, centri benessere, centri termali, fatta eccezioni per quelli con presidio sanitario obbligatorio o che effettuino l’erogazione delle prestazioni rientranti nei livelli essenziali di assistenza, nonché centri culturali, centri sociali e centri ricreativi». Significa la chiusura imposta ai 2.899 circoli Acli con 880.031 iscritti e 4401 circoli dell'Arci cui aderiscono 1.015.204 persone.


«Le Acli esprimono dispiacimento per le restrizioni che colpiscono duramente le associazioni culturali e i circoli pur confermando la piena solidarietà al Governo per l’impegno profuso sia a garanzia del diritto alla salute degli italiani sia a tutela di una sostenibile attività economica in una fase di grande complicazione», spiega il presidente nazionale dall'Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani, Roberto Rossini.


«Ci siamo attivati da subito con investimenti di tempo e risorse finanziarie per riaprire e mettere in sicurezza le sedi con protocolli adeguati e ora questi sforzi rischiano di essere vanificati a causa dell’irresponsabilità di chi invece quei protocolli non li ha seguiti», continuano il presidente sottolineando che «La chiusura dei circoli rischia di essere definitiva per questo chiediamo un intervento del Governo mirato per salvaguardare lavoratori e spazi che rappresentano il cuore delle attività di volontariato e di educazione sociale di una comunità, fondamentali per la ripartenza».


Da Arci i toni sono più duri. «Spiace molto constatare come le misure contenute nel nuovo DPCM appena emanato dal Governo mostrino una grave miopia. Perché non tengono assolutamente in considerazione il ruolo che i Circoli culturali e ricreativi svolgono nel Paese sia della loro funzione di antidoto alla solitudine e all’impoverimento culturale e materiale per cittadine e cittadini di ogni età, che in quella di promozione della cultura e della socialità», spiega Francesca Chiavacci, presidente dall'Associazione ricreativa e culturale italiana, «Attività che negli ultimi mesi abbiamo continuato a svolgere nel pieno rispetto delle regole anti contagio e con grande senso di responsabilità».

«Siamo ben consapevoli che l’emergenza epidemiologica non sia terminata», continua Chiavacci, «come dimostrano i dati sui contagi da giorni in continua crescita, e siamo consapevoli che la salute è un bene primario. Siamo da sempre consapevoli della responsabilità che occorre per affrontare questo momento storico. Siamo stati fra le prime organizzazioni nazionali a promuovere momenti formativi sulle misure di prevenzione del contagio, convinti che sia necessario comunque promuovere una socialità responsabile. Siamo però altrettanto convinti che i luoghi di socialità e diffusione della cultura debbano rimanere aperti, tutti nel rispetto dei protocolli, per dare spazi sicuri di vita».

La presidente si dice «convinta che cultura, socialità e partecipazione siano elementi essenziali, anche in questa fase, per la coesione sociale, la tenuta democratica e la ripartenza e la crescita dei cittadini del nostro Paese. È possibile avere socialità e diffusione della cultura, anche mantenendo la distanza di sicurezza». Tenendo ben presente che «la crisi legata alla pandemia ha colpito duramente anche l’associazionismo culturale e di promozione sociale diffuso nel territorio, che ha comunque svolto con grande impegno e fatica un ruolo prezioso nelle attività di prossimità e tenuta delle relazioni sociali», chiudere senza alternative, se non si è obbligati a stare a casa, «può essere più pericoloso di una normalità organizzata , nel momento particolare che stiamo attraversando. E avrebbe conseguenze drammatiche, certamente per la nostra organizzazione, l’ARCI, ma anche per tanti altri». In conclusione Chiavacci aggiunge che «ci aspettiamo di non essere ignorati da misure di compensazione dei danni legati a provvedimenti che impongono la sospensione delle attività e che non riguardino le sole attività commerciali, che per gli enti non commerciali sono secondarie per definizione».


Nell'immagine di apertura il circolo Arci di Pinerolo

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