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Palestina, l’altra guerra. Ci tolgon la terra da sotto la vanga

L’egemonia agricola di Israele. A Gaza 5mila coloni hanno il 42% dei terreni. E poi ci sono i campi resi inutilizzabili, le piantagioni sradicate. un’intervista-denuncia

di Francesco Agresti

In Medio Oriente c?è una guerra che si combatte nel silenzio senza il fragore delle armi e senza il clamore delle notizie. Negli ultimi due anni, i mezzi militari israeliani hanno distrutto migliaia di alberi da frutto e reso inutilizzabili decine di ettari di terreno fertile. Mohammed Ghazawna è il rappresentate di una ong nativa palestinese, la Land research center di Gerusalemme, fondata nell?86 e chiusa dai soldati israeliani lo scorso mese di febbraio. Svolgeva, in collaborazione con altre ong tra cui l?italiana Crocevia, attività di monitoraggio delle violazioni compiute da Israele nel settore agricolo: dalle confische all?uso di sostanze chimiche sui terreni coltivati.
«Quando hanno chiuso il nostro ufficio, i soldati hanno portato via tutto, dai pc ai documenti che certificavano la proprietà dei terreni», racconta Ghazawna.
Vita: Quali sono gli effetti del conflitto sull?agricoltura palestinese?
Mohammed Ghazawna: Secondo le cifre riportate da un?associazione israeliana per la tutela dei diritti umani, negli ultimi 20 mesi sono stati resi inutilizzabili 6mila ettari di terreno e sradicati e distrutti più di mezzo milione di alberi: più di un terzo erano alberi di ulivo, 150mila di agrumi, 53mila da frutta, 38mila di vite, 20mila di banane e 13mila di datteri e il resto alberi destinati alla forestazione. E dove non sono arrivati i bulldozer sono giunti i coloni.
Vita: In che senso?
Ghazawna: Le colonie israeliane in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza occupano fisicamente solo l?1,7% del territorio, di fatto, però, ne controllano il 42%. Gli insediamenti, non a caso, sono stati costruiti sulle falde acquifere e in vicinanza dei territori più fertili. Gli israeliani, inoltre, hanno creato una rete autostradale che collega tra loro gli insediamenti, e questi ultimi con Israele, sottraendo altro terreno fertile.
Vita: Le colonie quindi hanno politicamente una funzione ben definita?
Ghazawna: Non sono un incidente di percorso. Nella storia tra israeliani e palestinesi rappresentano un elemento fondante del conflitto e nella creazione dello Stato d?Israele. Furono teorizzate con l?obiettivo di rendere di fatto impossibile una soluzione politica e la creazione di uno Stato palestinese. Ciò che rimane a disposizione dei contadini palestinesi nei Territori è la parte più arida e senza acqua.
Vita: Insomma, la strategia del fatto compiuto…
Ghazawna: Ricordo una frase detta da Yitzhak Shamir, il premier israeliano che prese parte alla conferenza di Madrid nel 93. Rispondendo ad alcuni esponenti dell?estrema destra israeliana, che gli chiedevano perché volesse partecipare ai lavori nel capoluogo spagnolo, disse: «È nostra intenzione portare avanti per decine di anni questo processo, nel frattempo saranno costruite decine di insediamenti fino al punto che sarà impossibile tornare indietro per costruire o creare uno Stato palestinese». Sharon sta attuando alla lettera quella strategia.
Vita: Quali sono le condizioni di vita degli agricoltori palestinesi?
Ghazawna: C?è una legge israeliana secondo cui una terra incolta per 3 anni autorizza il governo a confiscarla: uno dei trucchi dell?esercito israeliano è quello di dichiarare una zona ?militare?, impedendo ai contadini di arrivare alla loro terra e così, trascorsi 3 anni, quel territorio può essere confiscato. Gaza è una zona di 365 chilometri quadrati in cui vivono più di un milione di palestinesi, una delle zone con maggiore densità. Di questo territorio il 42% è sotto il controllo degli israeliani, vi vivono solo 5mila ebrei divisi in 15 insediamenti. Agli agricoltori, ma le restrizioni sono valide per chiunque vive nei Territori, è vietato portare attrezzature perché «potrebbero essere usate come armi», non possono essere portati concimi perché «potrebbero nascondere sostanze chimiche utili alla produzione di bombe», neanche se vengono comprati e controllati dagli israeliani. Gli agricoltori palestinesi sono ormai solo operai da utilizzare dall?economia israeliana nelle mansioni più umili. Aggrapparsi alla terra è l?unico modo per lasciare spazio a una soluzione politica.

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