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Colombia, dopo un anno dall’accordo di pace resta ancora il nodo dei bimbi soldato

Tra il 1990 e il 2014 sono stati reclutati ben 19mila bambini da parte di Farc, Eln e paramilitari. E il fenomeno non sembra essere cessato

di Cristiano Morsolin

È trascorso esattamente un anno dalla firma degli accordi del Presidente e Premio Nobel della Pace Juan Manuel Santos con la guerriglia della FARC (siglati il 24 novembre 2016) che aveva riempito di speranza 8 milioni di colombiani che hanno sofferto durante 52 anni di conflitto armato.

Per loro la dura lotta per chiedere giustizia e veritá non é migliorata, ancora troppe le ferite provocate dalla guerra, soprattutto per l’abbandono di uno Stato assente per le classi popolari, ma ben presente per appoggiare le multinazionali, per mantenere i privilegi dei latifondisti, dei grandi gruppi economici che sfruttano il petrolio e tante ricchezze naturali che vi abbondano, ma non vengono equamente distribuite.

Proprio nell’anniversario della Convenzione dei diritti dell’infanzia – 20 novembre, la societá civile si é riunita per denunciare l’impunitá dei crimini contro l’infanzia e adolescenza: ben 30.503 violazioni sessuali di bambini nell’arco di tre anni (tra gennaio 2014 e dicembre 2016, secondo report “Violencia de Género en Colombia. Análisis comparativo de las cifras de los años 2014, 2015,2016), in un contesto dove sono stati reclutati ben 19.000 bambini-soldato tra 1990 e 2014 secondo il rapporto Springer.

«Il reclutamento di bambini, bambine e adolescenti, da parte di Farc, Eln e paramilitari, è una pratica di massa, sistematica, intenzionale, sproporzionata, che fa parte di una politica deliberata da queste organizzazioni in quanto facilita il raggiungimento dei loro fini strategici e ottimizza il loro operato. La responsabilità su questi fatti ricade direttamente sui capi di queste strutture». È con queste parole che Natalia Springer descriveva il grave caso dei bambini soldato in Colombia.

A Bogotá Virginia Gamba, rappresentante speciale del segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Gutierez per la condizione dei bambini nei conflitti armati – ha sostenuto: «Il livello delle violazioni di cui sono vittime i bambini è del tutto inaccettabile. Questi abusi hanno un impatto drammatico non solo sulla vita dei bambini, ma anche sulla coesione sociale nei paesi in conflitto e sulla pace e sicurezza globali».

Oltre 15.500 bambini sono stati vittime di violazioni diffuse nei paesi in guerra nel 2016, e 8.000 minori sono stati uccisi o mutilati. È l'allarme lanciato dall'Onu con un rapporto presentato dal segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres al Consiglio di Sicurezza lo scorso 7 ottobre. «Il tragico destino delle vittime infantili nei conflitti non può e non deve lasciarci indifferenti», ha avvertito Virginia Gamba. Mentre il segretario generale Antonio Guterres si è detto «inorridito», e ha «esortato le parti a rispettare la responsabilità di proteggere i bambini, secondo gli obblighi sanciti dal diritto umanitario».

L’On. Davide Mattiello, membro delle Commissioni Giustizia e Antimafia, giá presidente di Acmos e Benvenuti in Italia (che precedentemente si é gia occupato del conflitto colombiano), ha diffuso una nota insieme a Cristiano Morsolin, esperto di diritti umani in America Latina, dove chiede al Governo italiano di “promuovere, nell’ambito della cooperazione internazionale, progetti diretti esplicitamente al recupero e al reinserimento degli ex bambini soldato nella società civile, come un contributo importante alla pace e riconciliazione dopo 52 anni di conflitto armato.

Mi unisco all’appello di Virginia Gamba – rappresentante speciale del segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Gutierez per la condizione dei bambini nei conflitti armati: «Diamo prioritá al caso colombiano per non permettere che gli accordi di pace retrocedano anche sul tema dei bambini soldato, in questa giornata simbolica del 69° anniversario della “Dichiarazione Universale dei diritti dell’Uomo», conclude il Deputato Mattiello Davide (PD).

Diritti umani sotto attacco
Rappresentanti della Piattaforma colombiana per i diritti umani, la democrazia e lo sviluppo sono intervenuti ad un evento organizzato a latere della 62a sessione del Comitato sui diritti economici, sociali e culturali (CESCR) del Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite presso gli uffici dell’ONU a Ginevra, dal 18 settembre al 10 ottobre 2017.

«In atto vi sono conflitti sociali e ambientali, e coloro che guidano le proteste e la resistenza sono sotto attacco», ha detto Ana Maria Rodriguez, rappresentante della Commissione colombiana dei giuristi e membro della Piattaforma, che ha presentato il rapporto ombra della società civile al Comitato delle Nazioni Unite.

Secondo il rapporto, che è frutto del lavoro di due anni basato sulle testimonianze di 120 gruppi della società civile, 39 leader e difensori della terra e dell’ambiente sono stati uccisi l’anno scorso in Colombia.

Rodriguez ha sostenuto che fermare la violenza e abbandonare le armi sono solo il primo passo. «Se si vuole costruire una pace duratura, è importante far sì che in Columbia ci siano dei cambiamenti strutturali, tra cui quello di garantire uno standard minimo di diritti economici, sociali e culturali», ha detto. «Abbiamo 15 milioni di persone che vivono in povertà, e siamo ancora il secondo paese più iniquo in America Latina, dopo Haiti».

Liliana Vargas, segretario esecutivo della Piattaforma, rivolgendosi al Comitato delle Nazioni Unite ha sottolineato che l’impegno sui diritti umani «ci permette di costruire la pace che vogliamo e che sogniamo».

Va ricordato che il capo della missione dell’ONU in Colombia, Jean Arnault, ha lanciato un allarme sull’abbandono da parte degli ex guerriglieri delle Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia (FARC) degli “spazi di incorporazione alla vita civile” previsti dal processo di pace, in reazione alla perdita di fiducia nel rispetto degli accordi da parte del governo, dopo la mancata approvazione da parte sia del Senato che della Camera dei Deputati di varie leggi per l’applicazione degli accordi.

“Gli ex guerriglieri erano 8.000 il 20 maggio 2017 nelle zone di sosta, quando è terminato il disarmo. Ne rimaneva il 70% in agosto ed oggi ne rimane solo il 45%” – ha affermato l’alto funzionario in occasione del forum Colombia 2020 tenutosi a Bogotà lo scorso 21 novembre.


Su questi temi l’On. Davide Mattiello ha presentato il 5 aprile scorso in Parlamento il libro Antimafia Andina. Il contributo dell'antimafia sociale e della nonviolenza alla pace in Colombia” (Antropos Edizioni), scritto da Cristiano Morsolin affermando che «con Padre Gaetano Mazzoleni, 40 anni passati nell'Amazzonia colombiana e Cristiano Morsolin, esperto di diritti umani in America Latina, abbiamo portato in Parlamento il cammino lungo e faticoso del processo di pace, che ha pagato e paga un prezzo altissimo agli interessi mafiosi tra cocaina e 'Ndrangheta».

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