Economia
Economisti come ingegneri?
Il Nobel per l'Economia 2020 è stato assegnato oggi a Robert Wilson e Paul Milgrom per il loro contributi alla teoria delle aste. Un premio che va in una diversa direzione rispetto quello dello scorso anno, assegnato a Banerjee, Duflo e Kremer per i loro studi sulle povertà
Il Nobel per l'Economia 2020 assegnato a Robert Wilson e Paul Milgrom per il loro contributi alla teoria delle aste (perché non anche a Paul Klemperer?) va nella direzione di una visione dell'economia più simile all'ingegneria che alla fisica teorica.
L'«economista come ingegnere», per usare l'espressione di un altro Nobel, Alvin Roth, è quello scienziato che non solo va alla ricerca delle leggi fondamentali, dei principi che governano il comportamento economico, i mercati e le organizzazioni, ma che interviene progettando nuovi mercati, nuove forme di interazione e nuovi strumenti per facilitare il raggiungimento di obiettivi di valore sociale.
Scrive Roth: «Economists have lately been called upon not only to analyze markets, but to design them. Market design involves a responsibility for detail, a need to deal with all of a market’s complications, not just its principle features. Designers therefore cannot work only with the simple conceptual models used for theoretical insights into the general working of markets. Instead, market design calls for an engineering approach».
I contributi di Wilson e Roberts, sono stati diretti sia alla costruzione di una teoria delle aste, ma anche alla progettazione concreta di strumenti operativi per l'implementazione di questa toria. Tali strumenti hanno portato enormi benefici, in termini di maggiori guadagni per la collettività, nel caso, per esempio, della famosa asta del 1994 con la quale la FCC assegnò i diritti di utilizzo dello spettro per la trasmissione dei dati dei cellulari, la vendità fruttò 20 miliardi di dollari. Nel 2000, in UK i diritti per i dati 3G vennero venduti a 34 miliardi di dollari.
Aste di questo tipo vengono utilizzate nei mercati dell'elettricità, delle utilities in generale, dei premessi di emissione e nei mercati finanziari dopo la crisi del 2006 per cercare di prevenire pericolose corse agli sportelli.
Detto questo, sorprende un po' che il comitato sia tornato su questo tema dopo aver premiato per lavori analoghi Mirrlees e Vikrey nel 1996, Maskin e Myerson nel 2007, Roth e Shapley nel 2012 e Tirole nel 2014.
Probabilmente ci sono altri ambiti della scienza ecconomica che meriterebbero più attenzione per la loro rilevanza sia teorica che pratica. Ma, come si dice, un po' di cerchiobottismo, dopo il premio assegnato l'anno scorso a Banerjee, Duflo e Kremer per i loro studi sulle povertà, ce lo si poteva anche attendere.
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