Formazione

Dialogo sì, consociativi mai

"Le nuove Br non hanno nulla a che fare con l’antagonismo sociale".Le bombe Nato e il Kosovo?"La stampa sbaglia quando identifica il pacifismo con Bertinotti e Cossutta...".

di Gabriella Meroni

Pacifisti, terzomondisti, disoccupati, operaisti, ambientalisti radicali, aree del disagio giovanile, ma anche una certa parte del volontariato. Eccola qui la ?sinistra antagonista?, un arcipelago di dissidenti che è molto cresciuta da quando D?Alema è premier. È da qui che nasce e si sviluppa un?autentica rabbia contro la sinistra di governo, forse anche qualcosa di più. Un bel problema per l?onorevole Walter Veltroni, segretario del maggiore partito di governo, i Democratici di sinistra, le cui sedi hanno subito 50 attentati in poche settimane. Ma nonostante tutto il segretario, impegnato a girare l?Italia con il suo pullman, si mostra ottimista. Gli abbiamo chiesto perché.
Onorevole Veltroni,l?antagonismo è vivo e lotta contro di voi. Come pensate di affrontarlo?
Nel nostro Paese la sinistra è alla prima esperienza di governo, un?esperienza che considero obiettivamente molto positiva per il raggiungimento dell?obiettivo europeo e per tanti altri traguardi. È ovvio però che questa esperienza non può e non deve portare a una sorta di atteggiamento egemonico o peggio alla negazione di un dissenso. Anzi, al contrario, la sinistra è sempre stata caratterizzata al suo interno da una pluralità di voci, di esperienze, culture e linguaggi che costituiscono la sua vera ricchezza, e la cui salvaguardia è importante. E poi c?è la guerra…
Che fa esplodere i contrasti, per non dire le esasperazioni.
Diciamo che porta certe forme di disagio a esprimersi con maggiore forza e determinazione.Il fatto che l’Italia per la prima volta in 50 anni sia coinvolta in modo diretto in un conflitto militare non è certo secondario e porta inevitabilmente una radicalizzazione del dissenso.
Sofri ha scritto in questi giorni che forse esisteva un progetto, più o meno consapevole, della sinistra per ricomprendere le possibili frange dell?alternativa attraverso la sinistra Ds, i Verdi, i Comunisti di Cossutta e infine una Rifondazione fuori dal governo. Ora l?assassinio di D?Antona, la ricomparsa delle scritte, gli attentati alle sedi Ds impongono un cambiamento di visione?
No, un momento. Il terrorismo non c?entra nulla con le frange alternative. Il terrorismo è una storia di violenza, sono degli assassini che sparano a cittadini indifesi, che fanno del male oggi come ne hanno fatto nel passato. Non hanno alcuna relazione con il dissenso sociale.
Relazioni o legami organizzativi no, ma ricerca del consenso forse sì. O gli anni Settanta erano tutta un?altra cosa?
Il consenso lo possono cercare, ma altra cosa è trovarlo perché in fondo si tratta sempre di scelte soggettive. Non credo cioè che un ragazzo che ce l?ha con noi per la guerra possa pensare che sparando a D?Antona la guerra finisca. Questa è la differenza con gli anni Settanta, perché in generale gli altri problemi non sono diversi da quelli del passato. Il lavoro, la disoccupazione non mi paiono diversi che in passato, eppure gli attentati sono capitati solo adesso.
Il fatto che questo governo di sinistra su alcuni temi possa aver dato delle ?risposte non di sinistra? non c’entra niente?
Sulla guerra non c?era nessuna risposta più di sinistra che quella di far rientrare i profughi del Kosovo. Se una donna o un uomo di sinistra non sentono il dovere di fermare la pulizia etnica sono in contraddizione con se stessi. Naturalmente poi siamo tra i più impegnati per una soluzione pacifica, però non avrei mai accettato di sostenere un intervento militare – cosa per me molto difficile, come ho ripetuto più volte – se non avessi avuto la convinzione etica e morale della sua giustizia. È la motivazione quella che conta, e in questo caso la motivazione è non solo etica, ma anche decisamente di sinistra. Se poi la stampa identifica il pacifismo solo con Bertinotti o Cossutta sbaglia, perché preferisce trovare degli stereotipi che fare lo sforzo di comprendere delle ragioni.
L?onorevole Mara Malavenda ci ha detto «Condanno l?assassinio di D?Antona, ma D?Antona era un nemico della classe operaia». Commenti?
Ecco, una frase con ?Condanno, ma…? già non mi piace. Quando si ammazza un uomo in mezzo a una strada non c?è spazio per nessun ma, per nessun però. C?è solo da condannare, punto e basta. Nessun distinguo. Speravo che la storia ci avesse ammonito a non rifare gli errori tante volte ripetuti in passato. Ma si vede che l?onorevole Malavenda la pensa diversamente.
Non crede che un clima di rinnovata Unità nazionale possa creare ulteriori guai e ribellioni?
Ma quale unità nazionale? No, per carità. L?unità nazionale autentica è quella per cui tutte le forze politiche esprimono un?unanime condanna al terrorismo, ma non è che da qui possano nascere governi o non so cos?altro. In questo senso il passato è veramente passato.
Non pensa che la sinistra di governo abbia esagerato con l?idea di voler tutto comprendere della società e delle sue tensioni, abusando di parole come Patto sociale, Concertazione, Rappresentanze?
Non sono d?accordo. Se l?Italia è riuscita a uscire dal disastro in cui si trovava lo si deve proprio alla concertazione. Tra il metodo della concertazione e quello che aveva scelto Berlusconi per la riforma delle pensioni, mi dispiace ma preferisco la concertazione. Il che non vuol dire che non ci possono essere conflitti sociali: ci sono stati e ci saranno ancora, e nemmeno bisogna creare un clima del tipo ?socialmente consociativo?.
Ma la concertazione è un metodo molto utile e importante. D?Antona era un uomo della concertazione, come Tarantelli, come tanti altri, quasi tutti gli uomini che sono stati ammazzati erano gli uomini del riformismo, della mediazione, e non a caso sono questi gli uomini cui si toglie la vita. Perché danno fastidio.

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