Welfare

Pace,ambiente e diritti

Tre idee per dire addio alla vecchia sinistra comunista."La Nato ha bombardato anche lei,rendendola muta e incapace di una proposta nonviolenta". I Verdi?"Commissariati dai Ds"

di Gabriella Meroni

«P ochi giorni fa ero al Petrolchimico di Marghera, una delle roccaforti storiche della sinistra operaia. C?era un dibattito sulla guerra in Kosovo, presenti molti esponenti della sinistra, compresi intellettuali e giornalisti della Tv di Stato. In platea, 400 persone. Bene: in quel momento ho capito lo smarrimento del popolo della sinistra. Erano tutti muti, silenziosi. Niente fischi, niente applausi, né per chi sosteneva la Nato né per chi diceva il contrario. Quegli operai che fino a ieri avevano poche, valide certezze, oggi si interrogano su tutto: su democrazia, pacifismo, diritti umani, nonviolenza, è tutto un rimescolare, un mettersi in discussione. Questa è la sinistra di oggi». Michele Boato, 51 anni, capogruppo dei Verdi al Consiglio Regionale Veneto, pacifista e antimilitarista da sempre, la vede così. La guerra, oltre a sganciare bombe su militari e civili in Jugoslavia ne ha sganciata una anche qui in Italia, sulla sinistra delle «troppe ragioni non date e non dette», come dice ancora Boato. Una bomba la cui prima vittima è stato Massimo D?Antona? «In questi ultimi dieci anni sono andate in crisi le certezze di chi ha sempre lottato per la difesa del debole, per la pace, per il disarmo», dice Boato. «Ma la colpa è della sinistra che non ha ancora deciso qual è la proposta nonviolenta a cui aderisce. Ci sono tre strade: una è quella di chi vede la violenza e non reagisce, ma chiede al responsabile di smettere; la seconda di chi interviene con la violenza; la terza di chi interviene con il dialogo e il negoziato. La sinistra è passata dalla prima alla seconda senza neppure tentare la terza, che a mio parere è l?unica possibile. La crisi si è avuta a Sarajevo, durante la guerra, quando i vari Sofri, L?Abate, Langer, Valpiana si sono domandati cosa facciamo, non possiamo restare inermi altrimenti diventiamo come i peggiori, quelli che lasciano fare. Così si è scelto di invocare l?intervento militare, ma chi usa le armi per fare del bene si accorge prima o poi che apre un?era gravissima, di non ritorno. Invece occorre passare dall? interventismo militare a quello non violento». Ma come? Il panorama che ha disegnato non è confortante. È possibile secondo lei sfruttare questo disorientamento per trarre qualcosa di nuovo e diverso? «Se la sinistra non scoppia, se non cede alla crisi, potrebbe essere salutare. In un momento come questo per battere il rigurgito verso la ?guerra giusta? ci vuole una proposta di intervento nonviolento, espressione di una cultura civile mondiale che dovrebbe essere incarnata dall?Onu – sempre che l?Onu esista ancora». E tutto questo sta accadendo opppure siamo ancora lontani? «Qualcosa del genere c?è già, ma non viene dalla sinistra paralizzata. Viene dalla società civile, dai promotori della marcia ?Io vado a Pristina e a Belgrado?. Perché la sinistra non si è iscritta in massa a questa iniziativa? Perché non ha colto l?occasione di rivendicare la soluzione dei problemi alla società? Invece il popolo della sinistra di oggi delega, magari è capace di bestemmiare D?Alema perché butta le bombe ma non si ferma a riflettere su cosa potrebbero fare loro, ciascuno di loro». Gli attentati alle sedi dei Ds, le stelle a cinque punte, i volantini deliranti, da che parte arrivano, allora? Sono espressione del disorientamento generale, o c?è qualcosa di più? «Le schegge impazzite esistono, e se si incazzano veramente possono fare queste cose e anche altre, si illudono di far cambiare linea al governo con qualche molotov. Ma il terrorismo non c?entra. Questi sono assassini che hanno la fissazione di mettersi a fare la guerra e usano lo scontro sociale sulla guerra per tornare in trincea». E i Verdi? «Abbiamo un leader, Manconi, che non è un Verde. È un diessino, non è un ambientalista, fa parte della vecchia cultura di sinistra che grida ?pace, pace? perché qualcun altro si muova, e intanto tergiversa sulle iniziative concrete. Ma non voglio criticare Manconi. Noi verdi siano specialisti nel farci commissariare da chi comanda, prima i socialisti con Ripa Di Meana oggi Manconi. Ma non importa, le parole non servono più, adesso conta solo chi fa qualcosa di positivo, come ricostruire l?Onu o portare da mangiare a chi ha fame». Arcipelago antagonista Disoccupati: 2 milioni e 800 mila Lavoratori socialmente utili: 130 mila Confederazione Cobas: Undici categorie (energia, ministeriali, petrolchimici, sanità, enti locali, università e ricerca, statali trasporti, bancari, petrolchimici, organizzazioni disoccupati, Lpu, Lsu…) Iscritti Cobas: 20 mila Pacifisti Associazioni pacifiste italiane: 50 Mobilitazioni pacifiste in Italia dall?inizio della guerra: 30 Partecipanti alle mobilitazioni:60 mila Ritrovi antagonisti Censiti dalle forze dell?ordine: 700 Aderenti: 20 mila Centri sociali/spazi autogestiti Censiti dalla stampa: 700 Censiti dalle forze dell?ordine: 198 Aderenti: 15 mila Di cui sotto misure di prevenzione giudiziaria: 209 Collettivi studenteschi autogestiti: 20 Censiti: 30 Aderenti: 10 mila


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