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Migranti: Roma blocca l’Aquarius e affida un salvataggio alla Guardia costiera libica

A darne la notizia via Twitter SOS Mediterranée e Medici Senza Frontiere che hanno raccontato come l’MRCC di Roma abbia dato l’ordine di restare in standby, affidando a Guardia costiera e Marina libica l’intercettazione di tre gommoni in difficoltà in acque internazionali

di Ottavia Spaggiari

Restare in standby mentre Guardia costiera e Marina libica coordinano l’intercettazione di tre gommoni in difficoltà in acque internazionali. È questo l’ordine che il Centro di coordinamento della Guardia costiera di Roma (MRCC) ha dato all’Aquarius, la nave dell’Ong SOS Mediterranée, gestita in partnership con Medici Senza Frontiere.

A darne notizia via Twitter entrambe le organizzazioni, che hanno inoltre menzionato la presenza di un “aereo militare dell’Unione europea” che monitorava la situazione.

Un ordine, quello dell’MRCC, che potrebbe rappresentare un nuovo giro di vite sul lavoro delle navi umanitarie nel Mediterraneo e solleva ancora una volta la questione del “porto vicino più sicuro” dove dovrebbe essere trasportato chi è salvato in mare. Le persone, come hanno notato le organizzazioni, tutti “rifugiati e migrati in fuga dalla Libia saranno riportati indietro”.


Proprio questa settimana l’Aquarius ha soccorso 387 persone nel corso di 3 operazioni di salvataggio mercoledì 22 novembre e giovedì 23 novembre. Ancora una volta a bordo della nave umanitaria sono stati raccolti i racconti sull’inferno libico. «La tratta dei neri esiste in Libia. In Libia tutti sono armati, anche i bambini. Si sentono spari dappertutto. Prendono le donne, le imprigionano, le torturano, ti perquisiscono e ti spogliano. Gli uomini e i bambini erano sodomizzati. Spezzavano le dita alle ragazze serrandole nelle porte » hanno spiegato alcune donne soccorse mercoledì. «I trafficanti ci hanno spinto in mare dicendoci: “andate a morire nel Mediterraneo”. Dopo abbiamo sentito soltanto il rumore del mare, era l’oscurità più totale» ha raccontato una donna camerunense, a una volontaria di SOS Mediterranée.

Anche l’Ong tedesca Mission Lifeline, che ha iniziato ad operare nel Mediterraneo lo scorso settembre ha comunicato di “essere stata ostacolata” nell’operazione di ricerca di imbarcazioni in difficoltà da una nave militare “con il pretesto di un’esercitazione militare”.

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