Famiglia

LanguageAid, un ponte di parole per le emergenze

In pieno lockdown è nata in Piemonte una piattaforma gratuita dedicata alle traduzioni linguistiche necessarie all’accoglienza dei migranti in situazioni di emergenza sanitaria e sociale

di Sara De Carli

Wolof, bambara, malinke, mandenga, kassonke, arabo, urdu, indi, farsi. Sono alcune delle lingue più parlate dai migranti presenti in Italia, che in piena pandemia hanno più bisogno che mai di ricevere un’informazione chiara, che possano comprendere efficacemente in tutti i suoi dettagli. Pensiamo alla salute, alle regole di comportamento per la prevenzione, alla scuola… «Una grande parte dei migranti che sono in Italia non conosce bene l’italiano né le altre lingue europee. Questo in condizioni di emergenza sanitaria è particolarmenteimpattante. Ci siamo calati nelle condizioni di una persona non riesce a capire ciò che le viene detto né a interloquire, e che risulta pertanto isolata. LanguageAid è nato così». A parlare è Guido Mandarino, Presidente e CEO di AlgoritmoAssociates srl, un’azienda specializzata in servizi professionali di traduzione con una conoscenza profonda del settore ICT. «Durante il lockdown, quando tutti gli studi di traduzione si domandavano come recuperare fatturato e clienti perduti, al nostro interno è nata spontaneamente anche una discussione di senso opposto, sul come noi potevamo aiutare le persone a non rimanere indifese rispetto al virus solo perché non comprendevano appieno le indicazioni essenziali, fornite in lingua a loro sconosciuta».

A inizio luglio LanguageAid era già online, per quanto in versione beta. Si tratta di una piattaforma gratuita dedicata alle traduzioni linguistiche necessarie all’accoglienza dei migranti in situazioni di emergenza sanitaria e sanitaria e sociale, con l’obiettivo di supportare gli operatori attivi nell’accoglienza dei migranti, sul campo, superando le barriere linguistiche. Una volta registrata infatti, la piattaforma è accessibile in qualunque momento, ovunque e in ogni genere di situazione.

Ci sono tre tipi di servizi, realizzati da traduttori volontari, che sono già più di un centinaio. Nel text to text la piattaforma traduce in automatico il testo inviato (per esempio un documento di tipo legale, sanitario o medico) che poi verrà corretto e perfezionato da un traduttore madrelingua. Nel text to speech, la piattaforma riproduce in formato testuale e audio un testo (un messaggio, ad esempio) per raggiungere e informare i migranti non alfabetizzati. Nello speech to speech, la parte su cui c’è ancora più da lavorare, si punta a poter essere di supporto anche nei casi veramente personalizzati, dove una comunicazione chiara nella propria lingua può fare la differenza. LanguageAid è a disposizione di organizzazioni umanitarie, mediatori e ONG e fra i primi ad aver aderito al progetto che stanno utilizzando la piattaforma ci sono il Sermig di Torino, la Rete Banco Alimentare, il Cesvi, Sanità di frontiera, MEDU. Tutto avviene grazie ai volontari: «Mediatori culturali, tante persone che si mettono gratuitamente a disposizione per traduzioni nella loro lingua madre, abbiamo alcuni medici africani che hanno dato disponibilità a fare traduzioni in ambito sanitario…». Nel giro di un mese e mezzo nella piattaforma ci sarà la possibilità, per chi lo desidera, di avere un proprio spazio per mettere il cv e una videopresentazione, così che le organizzazioni che aderiscono alla piattaforma possano contattarli per servizi specifici e costruiti ad hoc a pagamento da associare ai servizi base offerti gratuitamente: ad esempio la traduzione di testi complessi e/o non emergenziali, la creazione di repository complessi in funzione delle esigenze delle singole organizzazioni

«Perché l’abbiamo fatto? Per ragioni etiche», afferma Mandarino. «Infatti abbiamo voluto che LanguageAid avesse due caratteristiche, quella dell’universalità e della gratuità. Universalità significa arrivare ai singoli operatori sul campo, non solo alle organizzazioni intese come i loro direttivi. Questo è un lavoro difficile, che ci sta impegnando a fondo». Ci stanno lavorando con alcune organizzazioni impegnate contro la tratta delle donne nigeriane e con il Banco Alimentare piemontese, che ha chiesto a LanguageAid di tradurre un sondaggio da realizzare fra i migranti dei loro 350 punti di distribuzione, per sondare e recepire loro bisogni ulteriori: «In questo caso la piattaforma viene usata al contrario. Il migrante risponde con un testo che viene trasformato in testo italiano».

LanguageAid non è (ancora) la realizzazione di un sogno, non si tratta di avere la traduzione in (qualsiasi) lingua madre direttamente sul cellulare dell’operatore che è in strada, «ma se invece di essere allo 0% della soddisfazione di un bisogno arriviamo al 50 o 70%, abbiamo fatto un passo», dice Mandarino. Tra due mesi in realtà verrà attivata la funzione speech to speech, molto più complessa, che in prospettiva crescerà grazie all’intelligenza artificiale. E al di là dell’utilità diretta, un altro aspetto interessante è che la piattaforma è in grado di mappare, nel rispetto della provacy, i bisogni espresso dagli enti in un dato territorio, le lingue necessarie… diventando così anche una banca dati utile a mappare meglio le esigenze di un territorio, per arrivare più preparati all’intervento.

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