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COOPI: così garantiamo l’istruzione a chi scappa da Boko Haram

Intervista a Marzia Vigliaroni, capo-missione di Coopi nella Regione di Diffa, in Niger, dove gli sfollati sono oltre 247mila e l’Ong è impegnata in un progetto per favorire l’accesso scolastico ai minori

di Ottavia Spaggiari

Malnutrizione, inondazioni, epidemie ed enormi movimenti di popolazione. Così Marzia Vigliaroni, capo-missione di Coopi in Niger, descrive la situazione nella Regione di Diffa, dove l’Organizzazione ha avviato un progetto per garantire l’accesso all’istruzione dei bambini e dei ragazzi nei villaggi d’accoglienza e tra le comunità sfollate delle zone colpite da Boko Haram.

Qual è la situazione a livello umanitario e di sicurezza nella regione di Diffa? Quali sono i bisogni più urgenti?

Nel Niger sudorientale ed in particolare nella Regione di Diffa, la situazione a livello di sicurezza rimane instabile a causa del perpetrarsi delle incursioni di Boko Haram nelle comunità di accoglienza e nei campi di rifugiati e sfollati interni. Dall'inizio dell'anno sono stati registrati 48 attacchi nella regione di Diffa, principalmente nelle zone vicine alle isole del Bacino del Lago Chad. Le operazioni umanitarie continuano ad essere implementate senza grandi impedimenti, ad eccezione delle restrizioni temporanee nelle aree con operazioni attive contro il terrorismo da parte dell'esercito del Niger e della Joint Task Force multinazionale(MNJTF). La popolazione di Diffa continua ad affrontare importanti movimenti di popolazione. Secondo le autorità regionali, oltre 247mila persone tra cui 127.300 sfollati interni, 106.146 rifugiati e 14.546 nigerini ritornati nelle zone di origine risultano ancora sfollati. La situazione umanitaria in questa regione continua a deteriorarsi e rimane caratterizzata da insicurezza alimentare, malnutrizione, movimenti di popolazione, inondazioni ed epidemie.

Quali sono le risorse umane coinvolte nel vostro progetto?

L’azione è implementata da un Capo progetto, affiancato dai Responsabili dei Programmi Educazione a livello nazionale e regionale. Per settori di intervento specifici quali l’installazione di giardini scolastici e l’avvio di attività generatrici di reddito (AGR) dedicate alle Associazioni delle Madri Educatrici (AME), è previsto il supporto di personale tecnico dedicato all’azione, in particolare si tratta di un Supervisore AGR e di un tecnico agronomo. In riferimento agli aspetti di protezione, quali supporto psicosociale e lotta alla violenza basata sul genere, il progetto si avvale della collaborazione di psicologi e animatori psicosociali che assicurano un’assistenza adeguata e l’eventuale riferimento di casi specifici alle organizzazioni e ai partner competenti.

Quali sono le ragioni che vi hanno spinto ad avviare un progetto sull’educazione? E in che modo una ong come la vostra, dotata di una lunga esperienza umanitaria alle spalle, seleziona il settore e i beneficiari da assistere in un’area in crisi come quella di Diffa?

La regione di Diffa presenta gli indici più bassi del Paese in termini di scolarizzazione (68% dei bambini in età scolare) e di riuscita scolastica (35 % degli iscritti).
La crisi di sicurezza ha inoltre comportato la chiusura di 151 scuole, causando un’importante riduzione nell’accesso al sistema educativo: il cluster Educazione stima a 137.374 i bambini (di cui 70.601 bambine) in età scolare descolarizzati e non scolarizzati a causa della crisi che necessitano di un intervento umanitario che assicuri l’accesso a servizi educativi adeguati.
L’intervento di COOPI è dunque indirizzato da un lato a garantire l’accesso all’educazione attraverso la costruzione di classi d’urgenza e di centri di alfabetizzazione non formale e dall’altro al rafforzamento delle competenze degli insegnanti su temi chiave quali il supporto psicosociale, l’igiene, la nutrizione, la salute sessuale e riproduttiva, l’educazione in emergenza. L’individuazione dei beneficiari è realizzata in collaborazione con la Direzione Generale per l’Alfabetizzazione e l’Educazione non Formale e con la Direzione Generale dell’Insegnamento Primario, facenti capo al Ministero dell’educazione nazionale.

Quali sono i rischi che incorrono i vostri operatori sul terreno?

Oltre alle inevitabili restrizioni degli spostamenti e degli orari di attività a cui è sottoposto tutto lo staff di terreno a causa di possibili rischi di sicurezza, alcuni tra essi, in particolar modo i referenti comunitari e gli insegnanti di classi d’urgenza e centri di alfabetizzazione, sono sottoposti a rischi maggiori. Il ruolo da essi svolto, a contatto diretto con persone che potrebbero avere dei legami di parentela con Boko Haram o essere usati come informatori, li espone in prima persona a pericoli diretti. Più volte infatti le strutture di COOPI hanno subito degli attacchi, quali incendi e furti di materiale, da parte di Boko Haram.

Foto: Abdoulaye Barry

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