Formazione
Soli? No, solidali. Gli italiani e le donazioni dopo il lockdown
L’emergenza Covid-19 ha invertito la tendenza delle donazioni, che risalgono dopo diversi anni: il 28% degli italiani ha donato nel primo semestre del 2020 per una causa solidale, mentre nel 2019 ci si fermava al 21%. Un italiano su due si sente personalmente più sensibile di prima alle difficoltà degli altri. Ci sono 5,5 milioni di over50 disponibili a fare un testamento solidale: l’8% in più rispetto al 2018.
La paura e lo choc per quanto vissuto in questi mesi di pandemia non ci hanno resi più egoisti: 1 italiano su 2 si sente personalmente più sensibile di prima alle sofferenze e alle difficoltà degli altri (48%); più preoccupato per il bene comune (49%); disponibile a sostenere una buona causa facendo volontariato (31%) o donazioni (25%). L’emergenza Covid-19 ha fatto invertire la tendenza delle donazioni, che risalgono dopo diversi anni: il 28% degli italiani ha donato nel primo semestre del 2020 per una causa solidale, mentre nel 2019 la percentuale si fermava al 21%. Cresce anche la conoscenza del testamento solidale come strumento per esercitare concretamente questa solidarietà verso il prossimo e questo contributo alle cause sociali: Il 72% della popolazione italiana adulta (25-75 anni) oggi sa cos’è un lascito solidale e la percentuale sale all’80% fra gli over 50 (nel 2016 la conoscenza del lascito era pari al 55% e nel 2018 al 58%). Anche in questo l’emergenza coronavirus ha giocato un ruolo decisivo: aumenta il numero di persone che si dicono orientate a predisporre un lascito solidale (11%).
Sono alcuni dati contenuti nell’indagine “Gli Italiani e la solidarietà dopo il Coronavirus – Indagine sugli orientamenti degli italiani verso le donazioni e il testamento solidale” realizzata per conto del Comitato Testamento Solidale. I risultati – riassunti dall’efficace “Dopo il Coronavirus: più soli? No, più solidali” – vengono presentati oggi, in vista Giornata Internazionale del Lascito Solidale che si celebra il 13 settembre. Condotta nell’ultima settimana di giugno 2020 da Walden Lab, l’indagine ha coinvolto un campione di persone di età compresa tra i 25 e i 75 anni, che rappresenta circa 40 milioni di italiani. «Dai dati della ricerca di Comitato Testamento Solidale emerge con chiarezza come gli italiani siano preoccupati, spaventati dalla pandemia ma non rassegnati. C’è una quota significativa di persone che pensa che questa esperienza possa cambiare il loro modo di porsi nella via quando la pandemia sarà finita. Dando per scontato che, come capita spesso, quando la vita torna normale questi buoni propositi vengono in qualche modo accantonati, rimane sempre una minoranza di persone che questi propositi li ha presi seriamente e che cambieranno realmente la loro vita. È in questo nucleo, che la ricerca testimonia, che si affida la speranza del futuro: la storia ha dimostrato che i grandi cambiamenti, le trasformazioni sociali sono sempre promossi da una minoranza», sottolinea il sociologo Mario Pollo.
C’è una quota significativa di persone che pensa che questa esperienza possa cambiare il loro modo di porsi nella via quando la pandemia sarà finita. Dando per scontato che, come capita spesso, quando la vita torna normale questi buoni propositi vengono in qualche modo accantonati, rimane sempre una minoranza di persone che questi propositi li ha presi seriamente e che cambieranno realmente la loro vita
Mario Pollo, sociologo
La società
Gli italiani sono spaventati e preoccupati, ma non rassegnati. A fronte di una situazione personale che desta sfiducia – il 30% degli italiani è convinto che la propria situazione peggiorerà, un 25% vede il proprio futuro in risalita e per il restante 46% tutto resterà com’è, con una prospettiva di benessere economico in calo per il 43% dei rispondenti – l’emergenza Coronavirus, secondo la ricerca, ha anche sollecitato la parte migliore di molti italiani. L’isolamento e la povertà di relazioni vissuti durante il lockdown hanno aumentato la consapevolezza su quanto gli affetti e le relazioni siano importanti ai fini del nostro benessere: in generale, il 56% degli italiani pensa che dedicherà più attenzione alla natura e all’ambiente; il 50% sarà disposto ad accettare sacrifici; il 49% dedicherà più attenzione al senso civico e al rispetto delle regole; il 45% si sentirà personalmente più spinto alla solidarietà verso il prossimo. Gli ambiti più importanti ai quali dedicare più cure e attenzioni nel prossimo futuro, sono ovviamente la salute (66%) e i risparmi (47%), ma c’è anche una tendenza più intimista e orientata agli affetti denotano le risposte su famiglia (61%) e amici (40%). «Le persone di fronte all’emergenza coronavirus hanno reagito, nell’immediato, in due modi: le persone più fragili che avevano già dei problemi relazionali, delle difficoltà, sono peggiorate. Sono aumentati gli stati depressivi, gli stati d’ansia, le violenze domestiche e, purtroppo, sono aumentati i suicidi. La maggioranza, inaspettatamente, ha sviluppato dimensioni di rapporto con gli altri e di sensibilità e solidarietà che ha permesso di affrontare tutti insieme una situazione di pericolo per l’umanità sentendoci solidali con gli altri. Questo ha permesso di sostenere le regole e di accettare anche dei limiti personali che in altri momenti non avremmo accettato», commenta Caterina Bonizzi, psicologa e psicoterapeuta. «Questa esperienza deve servire a ripensare il nostro stare insieme, al rapporto fra di noi ma anche con l’ambiente. Dobbiamo fare di questa esperienza una opportunità per migliorare il mondo perché ci siamo accorti che i valori e le cose importanti sono la solidarietà, la sensibilità, la lotta contro le ingiustizie, la ricerca, la sanità, il benessere non solo personale ma di tutti».
Il non profit
Il non profit fa la differenza e nel momento dell’emergenza ce ne siamo accorti. Il Terzo settore viene percepito come determinante per uscire dalla crisi socio-sanitaria: 65 italiani su 100 pensano che le organizzazioni del no profit abbiano fatto e stiano facendo molto, e sono pochi di più (69 su 100) quelli che credono che potrebbero fare di più. Questo differenziale minimo fra attualità e potenzialità è indice di una grande fiducia e di riconoscimento. Anche le PMI sono percepite come attori sociali importanti per la ripresa: se il 55% degli intervistati pensa che abbiano fatto la loro parte, il 68% è convinto che possano ancora dare un contributo positivo. Fanalini di coda, l’Europa e le banche: 71 italiani su 100 pensano che gli istituti bancari potrebbero fare molto per rendere migliore il nostro Paese, ma solo il 19% ritiene che lo abbiano effettivamente fatto o lo stiano facendo. Di poco migliore la percezione dell’Europa: il 31% pensa che stia dando il suo contributo ma il 76% ritiene che potrebbe fare di più.
Le donazioni
L’emergenza Covid-19 ha fatto risalire le donazioni, irrobustendo con forza quel piccolo trend di inversione di tendenza che solo negli ultimi due anni aveva dato qualche timido segnale. In generale 66 italiani su 100 dichiarano di avere donato “almeno una volta nella vita”. Se nel 2019 il 21% ha donato per una causa solidale, la percentuale nel primo semestre del 2020 balza al 28%, con un incremento di ben 7 punti. A trainare le donazioni, quelle per cause legate all’emergenza sanitaria: i tre quarti dei donatori (il 21% degli italiani, pari al 77% dei donatori 2020) dichiarano infatti di avere donato per sostenere Protezione Civile, strutture sanitarie, Croce Rossa. Anche la donazione media aumenta lievemente nel corso dell’ultimo anno, altro dato in controtendenza: da 70 euro nel 2018 arriva a 77 euro del 2020. La fiducia nelle organizzazioni non profit è espressa da 58 italiani su 100, con un consistente 42% che continua a dichiararsi diffidente. «L’altruismo che cresce, l’attenzione agli altri che aumenta, la disponibilità al volontariato, le donazioni… sono tutte cose che ci fanno sentire comunità. Questo è un lascito positivo di questa crisi. Credo che la vera sfida è di renderlo permanente e far sì che, una volta passate le difficoltà, tutto questo recupero di sentimenti altruistici scompaia», afferma Carlo Borzaga, economista. «A questo fine, secondo me, può fare e farà un grosso lavoro il Terzo Settore perché è il luogo della solidarietà organizzata e quindi il fatto di avere a disposizione una gamma di possibili forme organizzative come previsto dalla riforma può aiutare le persone e a consolidare davvero operativi questi sentimenti».
Se nel 2019 il 21% degli italiani ha donato per una causa solidale, la percentuale nel primo semestre del 2020 balza al 28%, con un incremento di ben 7 punti. A trainare le donazioni, sono le cause legate all’emergenza sanitaria: i tre quarti dei donatori (il 21% degli italiani, pari al 77% dei donatori 2020) dichiarano infatti di avere donato per sostenere Protezione Civile, strutture sanitarie, Croce Rossa.
La fiducia spinge le donazioni: per il 44% dei donatori è il primo criterio di scelta, si dona all’associazione che si ritiene più degna di fiducia. Bisogna scendere di 4 punti per trovare la risposta di chi si affida a una Onp perché “si occupa di un problema a cui sono molto sensibile” (40%) mentre il 36% dona per sostenere progetti “che condivido”. In generale, tra chi ha donato negli ultimi due anni (si tratta del 49% del campione), lo ha fatto in primis alla ricerca medico-scientifica (44% delle donazioni), seguita a distanza dall’aiuto alle persone indigenti in Italia (21%). Un po’ inaspettatamente anche le cause “globali” continuano a tenere: il 20% ha donato per emergenze umanitarie, il 19% per aiuti contro fame e povertà, il 15% ha scelto un Sostegno/Adozione a distanza mentre la protezione dell’ambiente (14%) e degli animali (16%) risultano in sensibile crescita rispetto agli anni passati. «Credo che la nuova riforma del Terzo Settore agevolerà questo perché aumentando gli obblighi di rendicontazione renderà in generale le organizzazioni no profit e del Terzo Settore più trasparenti e quindi aumenterà la fiducia fra organizzazioni e donatori. C’è più bisogno di lasciti solidali, di risorse libere che vanno verso le organizzazioni a sostegno della loro attività in generale e in particolare a sostegno dell’attività di investimento e di ristrutturazione dei servizi, cioè quelle che non sono pagate da nessuno e che quindi hanno bisogno di una donazione per realizzarsi», continua Borzaga.
La Riforma del Terzo Settore agevolerà questo percorso perché aumentando gli obblighi di rendicontazione renderà in generale le organizzazioni no profit e del Terzo Settore più trasparenti e quindi aumenterà la fiducia fra organizzazioni e donatori. C’è più bisogno che mai di lasciti solidali, di risorse libere che vanno verso le organizzazioni a sostegno della loro attività in generale e in particolare a sostegno dell’attività di investimento e di ristrutturazione dei servizi, cioè quelle che non sono pagate da nessuno e che quindi hanno bisogno di una donazione per realizzarsi
Carlo Borzaga, economista
Gli italiani e il testamento solidale
Il lascito solidale oggi è un ex-sconosciuto, segno evidente dell’efficacia delle campagne portate avanti in questi ultimi anni dalle principali Onp e dal Comitato Testamento Solidale per colmare il gap culturale registrato nelle precedenti indagini. Il 20% degli over 50 ha fatto o ha pensato di fare un lascito solidale in favore di un’organizzazione no profit, l’8% in più rispetto al 2018, per un totale di quasi 5 milioni e mezzo di italiani. Cresce la conoscenza: il 72% della popolazione italiana adulta (25-75 anni) sa cosa sia un lascito solidale. Tra gli over 50, il segmento di popolazione più orientato all’idea di fare testamento, la crescita è stata netta e rapida: nel 2020 ha raggiunto l’80% (nel 2016 la conoscenza del lascito era pari al 55% e nel 2018 al 58%). Aumenta la percentuale di quanti si dichiarano interessati a ricevere informazioni sul lascito solidale: un balzo di ben 6 punti rispetto al 2016, dal 30% al 36%. La ricerca ribalta anche l’immaginario di una terza età distante dalla tecnologia e dalla rete: internet e i siti delle organizzazioni risultano i canali più “graditi” (14%, contro il 7% del 2016), seguiti da e-mail e newsletter (14%, contro il 5% del 2016). Notaio e commercialista sono i “canali” di conoscenza scelti dall’8% (erano il 5% quattro anni fa). La comunicazione cartacea, un tempo in cima alle preferenze, risulta fanalino di coda, in nettissimo calo rispetto al 2016 (passa dal 13 al 6%).
L’emergenza Coronavirus ha reso gli ambiti in cui lavoriamo ancora più critici e il sostegno che le organizzazioni non profit possono dare a tante cause sociali, dal contrasto della povertà alla lotta alla fame, dalla cura delle persone con malattie degenerative e disabilità, alla ricerca scientifica, dalla salvaguardia dell’ambiente alla difesa dei diritti umani è oggi ancora più decisivo
Rossano Bartoli, portavoce del Comitato Testamento Solidale
«Dal 2013, con il Comitato Testamento Solidale siamo impegnati nel fare cultura su questo importante strumento di donazione», ricorda Rossano Bartoli, portavoce del Comitato Testamento Solidale e presidente della Lega del Filo d’Oro. «L’emergenza Coronavirus ha reso gli ambiti in cui lavoriamo ancora più critici e il sostegno che le organizzazioni non profit possono dare a tante cause sociali, dal contrasto della povertà alla lotta alla fame, dalla cura delle persone con malattie degenerative e disabilità, alla ricerca scientifica, dalla salvaguardia dell’ambiente alla difesa dei diritti umani è oggi ancora più decisivo. Predisporre un testamento solidale è una scelta di cui tante persone oggi parlano apertamente con i propri famigliari. Non è necessario disporre di grandi patrimoni e si può valutare di destinare ad un’organizzazione non profit anche una piccola somma per aiutare gli altri».
Del Comitato Testamento Solidale, nato nel 2013, fanno parte oggi 22 organizzazioni no profit – ActionAid, AIL, AISM, Associazione Luca Coscioni, Fondazione Don Gnocchi, Lega del Filo d’Oro, Save the Children, Aiuto alla Chiesa che Soffre Onlus, Amnesty International, Amref, CBM, Greenpeace, Istituto Pasteur Italia, Fondazione Cenci Bolognetti, Operation Smile Italia Onlus, Fondazione Telethon, Fondazione Umberto Veronesi, Mission Bambini, Progetto Arca, Unicef, Università Campus Bio-Medico di Roma, UICI e Vidas. L'indagine ha il patrocinio del Consiglio Nazionale del Notariato.
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