Welfare

Cofferati: Dpef serve solo a industriali e goveno

Cronaca del comizio del leader Cgil nella terra di Di Vittorio. Ribadito il no a ogni accordo sull'articolo 18. Ottomila i presenti. di Mara Mundi

di Giampaolo Cerri

«Le piazze sono piene di persone perché le fabbriche sono sempre più vuote di lavoratori». Si presenta così Sergio Cofferati, il leader della Cgil, oggi a Foggia per lo sciopero generale in Puglia. Alle 11 di questa mattina, strappa il primo applauso dalla folla: 8mila persone, dicono gli organizzatori, ma è ancora troppo presto per fare i conti. Sono tanti, comunque, e tutti sventolano bandiere rosse, urlano «Sergio», mostrano striscioni. «Pazzo? tti non firmare l’accordo degli scellerati». È l’invito a Savino Pezzotta, segretario generale della Cisl.
Ed è proprio sulle modifiche all’articolo 18 dello statuto dei lavoratori che il “Cinese” basa il suo comizio. E sulla spaccatura della Triplice dice: «Per noi la lotta unitaria è importante, non abbiamo preso a cuor leggero la scelta di protestare da soli. Ma le gravi circostanze lo giustificano». Il coro di slogan copre quasi del tutto la frase conclusiva, la più importante: «Gli avvenimenti delle ultime ore ci confermano che stiamo agendo bene, nel giusto».
Esplicito e diretto il riferimento alla trattativa in corso a Palazzo Chigi. «Siamo di fronte al tentativo dichiarato di arrivare alla conclusione di un negoziato che la Cgil non condivide e non porterà la nostra firma». Una breve pausa, poi Cofferati sferra il colpo, che la folla aspettava. «Questo accordo prefigura lesioni ai lavoratori. Il nostro obiettivo è quello di estendere i diritti a chi non ne ha». Dice di più: «Se l’accordo diventerà legge, la Cgil presenterà un referendum abrogativo».
Non è il solo impegno, in termini legislativi: il sindacato fondato da Giuseppe Di Vittorio promette di raccogliere 5 milioni di firme, entro l’autunno, per proporre due disegni di legge: sulla riforma degli ammortizzatori sociali e sui co.co.co, i contratti di collaborazione coordinata e continuativa.
Non ce l’ha solo con il lavoro, Cofferati. Parla anche del Dpef, il documento di programmazione economica e finanziaria. «Questo documento servirà solo al Governo e agli imprenditori. Questa è una politica finanziaria priva di riferimenti certi, che si alimenta di ipotesi fantasiose e di trovare buone solo per i media». Non usa mezzi termini, Cofferati per riferirsi al “Patto per l’Italia” di Berlusconi. E via contro «l’idea di competizione del centro destra, troppo legata alla flessibilità senza diritti. Questa flessibilità si trasforma presto in precariato».
Rivendica un concetto sostenibile di competizione, quando afferma: «Il Governo non mette in pratica i fondamenti della competizione, basata su innovazione, ricerca e nuova scuola».
Ed è proprio sull’istruzione che Cofferati afferma «quella della Moratti non è una riforma perché porta la nostra scuola indietro di anni. Direi, piuttosto, che si tratta di una proposta regressiva».
Mara Mundi

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