Volontariato
No global e volontariato: i pensieri di Luzi e Raboni
In un dialogo pubblicato da "Il Corriere della sera", i due poeti ragionano di no global e volontariato. Un brano
di Redazione
Ma il volontariato ed il movimento no global non vanno interpretati come il segnale di una nuova utopia, di un nuovo impegno civile, magari confuso e multiforme ma fortemente creativo?
Luzi: C’é una crisi della prassi collettiva, per esempio delle manifestazioni religiose, delle processioni… Ma fenomeni come la partecipazione alla santificazione di Padre Pio segnalano una massa quasi bramosa di ricostituire una collettività: più che un fatto devozionale mi pare un segno psicologico. Il movimento no global é indubbiamente il sintomo di un nuovo senso critico diffuso, che percepisce la gravità di ciò che sta avvenendo a livello planetario. Si sta facendo strada una grammatica mentale che esclude a priori la guerra e che ha tutto il mio consenso. E’ un fatto positivo su cui si potrà contare.
Raboni: Si tratta indubbiamente di una critica all’esistente, di un recupero di consapevolezza e di solidarietà. Un altro segnale, però, é che i giovani alle domande politiche privilegiano il volontariato e l’associazionismo. E non é detto che queste pratiche debbano farsi politiche.
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