Politica
Investimenti e finanza chiudono le porte a chi produce cluster bombs
L'Italia ha approvato ieri una legge che ci pone all'avanguardia in Europa e che controlla minuziosamente i complessi meccanismi della finanza per evitare che si possa, anche indirettamente, andare a finanziare aziende che producono mine antiuomo e bombe a grappolo, messe al bando. Intervista a Giuseppe Schiavello
Le mine antiuomo sono al bando dal 1999, ma continuano ad esplodere e ad uccidere. Ogni anno 6.400 persone, perdono la vita colpa delle mine antiuomo e per il 92% si tratta di civili: alcuni le chiamano «vittime collaterali». E secondo il rapporto “Worldwide investements in cluster munitions a shared responsability” 2017, redatto dall’associazione olandese PAX, negli ultimi quatro anni 31 miliardi di dollari sono stati investiti in aziende che producono munizioni a grappolo, concentrati principalmente su sei aziende, di cui due si trovano in Cina (Cina Aerospace Science and Industry e Norinco), due in Corea del Sud (Hanwha e Poongsan) e due negli Stati Uniti (Orbital ATK e Textron). 88 sono gli istituti finanziari che, in modo differente, vietano gli investimenti nel settore, 166 le istituzioni finanziarie di 14 Paesi coinvolte a vario titolo nel finanziamento della filiera delle armi.
L’Italia ieri ha detto basta, approvando la proposta di legge recante “Misure per contrastare il finanziamento delle imprese produttrici di mine antipersona, di munizioni e submunizioni a grappolo”. L’Assemblea della Camera dei Deputati l’ha approvata con 389 favorevoli su 393 presenti, zero contrari e tre astenuti. La legge arriva dopo un iter lungo sette anni: la prima proposta di legge sul tema era stata presentata in Senato nel 2010, sempre con la prima firma della senatrice Silvana Amati, mentre Federica Mogherini, oggi Alto rappresentante dell'Unione per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, aveva presentato una proposta analoga alla Camera. Una scelta che la società civile aveva appoggiato con l’appello on line NOMONEY4BOMBS, che raccolse le adesioni di 10mila cittadini. «La nostra associazione è lieta di non annoverarsi tra quelle organizzazioni che “archiviano” le campagne per poi riscoprirle un minuto prima dell’approvazione di una legge», afferma oggi con soddisfazione Giuseppe Schiavello, direttore della Campagna Italiana contro le Mine. «L’elenco delle persone da citare è lungo ma in primis vogliamo ringraziare la senatrice Silvana Amati, che in questi anni e lungo le due legislature ha promosso questa e molte altre iniziative parlamentari tese a limitare l’impatto di queste armi sulle popolazioni civili».
La legge dà attuazione a quanto già previsto dal trattato di ratifica della Convenzione di Oslo del 2011, che vieta la fabbricazione e la vendita di mine antiuomo e munizioni a grappolo, ma soprattutto il finanziamento (da parte di banche, fondazioni e fondi pensione). La legge prevede di fatto il divieto degli investimenti finanziari a favore di industrie che producono in Paesi terzi vietando, totalmente, a intermediari finanziari e creditizi, a fondazioni e a fondi pensione, di finanziare società che – direttamente o avvalendosi di società controllate o collegate – svolgono attività di costruzione, sviluppo, assemblaggio, riparazione, conservazione, ricerca tecnologica, utilizzo, stoccaggio, detenzione, promozione, vendita, distribuzione, importazione, esportazione e trasporto di mine anti-persona e di munizioni a grappolo o anche solo di parti di esse. La legge definisce anche le modalità di verifica e controllo da parte degli organismi di vigilanza, prevedendo che entro sei mesi dalla data di entrata in vigore del provvedimento, gli organismi di vigilanza emanino apposite istruzioni per l’esercizio di controlli rafforzati sull’operato degli intermediari abilitati. Gli intermediari abilitati che violano il divieto di finanziamento sono puniti con la sanzione pecuniaria da 150.000 a 1.500.000, mentre è prevista una sanzione da 50.000 a 250.000 euro per le persone fisiche che svolgono funzioni di amministrazione di direzione degli intermediari abilitati o che, per loro conto, svolgono funzioni di controllo.
Per Ugo Biggeri, presidente di Banca Etica e di Etica SGR «questo provvedimento introduce per la prima volta il concetto che l'investimento finanziario deve essere limitato se produce impatti negativi. Ci auguriamo che in futuro provvedimenti di questo tipo possano vedere la luce in tempi decisamente più brevi grazie all'impegno comune di tutte le forze politiche».
Giuseppe Schiavello, qual è la novità fondamentale della legge approvata ieri?
Per la prima volta – analogamente a quello che succede per i capitali che vanno a finanziare il terrorismo – una legge va a bloccare i finanziamenti che sostengono aziende e imprese che producono armi il nostro Paese ha bandito. Si agisce su leve finanziare che normalmente sono lasciate all’autoregolamentazione. La legge ha un doppio valore, torna a riconosce l’odiosità di queste armi, che sono indiscriminate e che colpiscono i civili e va a intervenire sui complessi meccanismi finanziari: è una legge tra le più avanzate al mondo in materia, in Europa di sicuro nessuna legge affronta in maniera così dettagliata e tecnica la questione, prevedendo oltre alle sanzioni dei meccanismi di controllo specifico. Sappiamo tutti che gli strumenti finanziari sono molto complessi, esistono molte leve attraverso cui si può arrivare a finanziare aziende che producono armi bandite. Quello di ieri è un passo importante perché per la prima volta l’argomento etico entra nel discorso sulle limitazioni di investimenti (e quindi di profitto), significa che finalmente l’etica – seppur con difficoltà – sta facendosi spazio anche in questo settore.
Per la prima volta l’argomento etico entra nel discorso sulle limitazioni di investimenti (e quindi di profitto): significa che finalmente l’etica – seppur con difficoltà – sta facendosi spazio anche in questo settore.
Giuseppe Schiavello
In Italia di fatto in questi anni sono state finanziate aziende produttrici di mine antiuomo?
No, di per sé l’Italia non era coinvolta direttamente in questo finanziamento, ma il fatto di escluderne la possibilità oggi ci pone all’avanguardia. Le ricerche condotte da PAX Olanda hanno rilevato anche passi in avanti da parte delle due banche italiane e dell’assicurazione che ancora non possono dire di escludere totalmente finanziamenti a queste aziende: sono classificate nel rapporto come “runners-up”, escludono questi finanziamenti per i propri investimenti ma non possono ancora garantire che non accade di finanziare queste aziende indirettamente, attraverso strumenti non direttamente controllati da loro. Si stanno dotando di strumenti di valutazione però.
È un successo della società civile…
Certo, questa vittoria è una vittoria dell’impegno di tutti. L’immaginario ha compreso come le cluster bombs siano armi ancora più odiose delle altre, perché tendono a colpire target civili, indifesi, donne, bambini… Abbiamo visto tutti visto quanto queste armi, pur bandite, continuino a fare vittime ad esempio in Siria, Yemen, Afghanistan.
Qual è il prossimo passo?
Proiettare in Europa questo risultato, attraverso la campagna internazionale, perché altri paesi europei prendano spunto. Da quando la legge sarà in Gazzetta Ufficiale inoltre ci sono sei mesi in cui le autorità di controllo dovranno dotarsi di criteri di controllo condivisi, dovremo monitorare l’attuazione della legge, disposti a dare supporto e consulenza se fosse possibile. In molti ci dicono che quello che è legale è legale, d’accordo, ma è bene che le banche rendano i clienti edotti del fatto che il profitto che vanno a maturare è fatto anche di queste cose: poi le persone faranno le loro scelte, ma nascondere la polvere sotto il tappeto è ormai anacronistico.
Foto © LIVIO SENIGALLIESI/SINTESI
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