Cultura
Le Acli difendono Cofferati
Il Consiglio nazionale delle Acli difende il sindacato da tentativi di criminalizzazione
di Redazione
«Non sono le parole ad uccidere le persone, ma le pallottole. E chi ha sparato a Marco Biagi è ancora in libertà». Così comincia l’ordine del giorno che il consiglio nazionale delle ACLI ha approvato oggi all’unanimità.
«Associare parole e pallottole – sostengono le ACLI – è operazione da respingere nel modo più fermo, anche perché la lealtà democratica e il rifiuto della violenza sono scelte che qualificano da sempre una grande organizzazione di lavoratori come la CGIL. C’è piuttosto da chiedersi perché le istituzioni non abbiano protetto il professor Marco Biagi, nonostante i suoi ripetuti appelli, e cosa sia stato fatto per assicurare alla giustizia i suoi assassini, così come per quelli di D’Antona».
«Criminalizzare il dissenso – conclude l’ordine del giorno – è un pessimo segnale per la democrazia. Anche se le ACLI non condividono tutte le scelte della CGIL, non di meno sostengono il diritto di un grande sindacato ad esercitare liberamente il proprio ruolo, che non può essere inquinato o messo in discussione con manovre oscure o con accuse velate. Chiediamo che sia fatta piena luce sui delitti D’Antona e Biagi, che non si alimenti la spirale dei veleni e che il confronto tra le parti sociali avvenga in modo civile e possa portare risultati positivi per il Paese e per i lavoratori».
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