Non profit

La società civile a rapporto. Ma la Convenzione fa un passo falso

Prima un sito su cui presentare tutte le proposte per la nuova costituzione europea. Poi una consultazione a Bruxelles. Luca Jahier c’è stato: «Il metodo è sbagliato»

di Carlotta Jesi

Hai voglia a inviare lobbisti a Bruxelles quando sprechi le tue chance di partecipare all?elaborazione della nuova Costituzione europea!». Bruxelles, Mickey Mouse Bar del parlamento, giugno 2002. Pier Virgilio Dastoli, del Forum permanente della società civile, non riesce a trattenere le critiche verso le organizzazioni non profit italiane. Colpevoli, a suo avviso, di assenteismo nella Convenzione europea: l?organismo creato nel dicembre 2001 durante il summit di Laeken per stilare una Costituzione comune in vista dell?allargamento dell?Ue, previsto per il 2004. Quando i Paesi membri cresceranno da 15 a 27 e con essi i problemi di governo, integrazione e rappresentanza dell?Unione. Padri costituenti della futura Carta: 105 membri della Convenzione scelti fra i rappresentati dei governi, dei parlamenti nazionali e di quello europeo; la società civile chiamata ai lavori con forum paralleli. Società civile che, però, non risponde all?appello. Dastoli ne ha le prove, raccolte sul sito (www.european-convention.eu.int) creato dai web master di Bruxelles perché ong e associazioni possano pubblicare online le loro proposte. Risultato: a inizio giugno, su 160 idee depositate, neanche una è italiana. «Speriamo che i nostri si sveglino per fine mese, quando la Convenzione incontra le ong». Speranza vana: il 24 giugno, primo giorno di confronto, sul sito la situazione è cambiata di poco. Su 167 proposte, 3 vengono dall?Italia. Firmate dalla Facoltà di scienze politiche dell?Università di Milano, dalla Fondazione Lelio Basso, dalla Fondazione Offidani. Certo ci sono i cartelli di ong come l?Anti poverty network cui appartengono tante sigle nostrane. Ma colpisce che dall?Italia solo tre abbiano lanciato online le loro proposte. E dire che, da decidere, c?è quale ambiente lasceremo alle generazioni future e che assistenza vogliamo dare ai più deboli. Che al Terzo settore non interessi dire la sua? «Tutt?altro», spiega Luca Jahier, che il 24 e 25 giugno è andato a Bruxelles per rappresentare le Acli, «il problema è che un sito Internet non è il luogo migliore per farlo. Il forum della società civile proposto a Laeken è stato confinato a uno spazio virtuale che, ammetto, è un passo avanti verso la trasparenza. Ma alla partecipazione siamo ancora lontani. A Bruxelles ci sono già 450 tavoli di consultazione sulla società civile, ma se non si passa dalle chiacchiere alla pratica non funzionano». La sua controproposta? «Istituiamo nei 15 Stati membri delle conferenze permanenti della società civile organizzata che si confrontino su proposte vere. Non come quelle pubblicate sul sito europeo: lì 4 su 5 non sono proposte ma sono solo una presentazione delle associazioni». Sulle modalità con cui stilare la nuova Costituzione, insomma, ci sono opinioni contrastanti. Su cui pesa, come un triste presagio, la frase che Giuliano Amato, vicepresidente della Convenzione, ha pronunciato all?inizio dei lavori dei Padri costituenti: «Se non ci mette il becco il popolo, 100 persone non trasformano un documento in Costituzione».


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