Cultura
Scampia, il cittadini abbattono le vele (e conquistano il grande schermo)
Dopo il cortometraggio “La Chimera” gli abitanti delle Vele aprono le porte della loro casa per girare un film sull’abbattimento delle strutture e la riqualificazione del quartiere
di Anna Spena
“La Chimera – Appunti per un Film sulle Vele di Scampia” è la storia di Oreste, di Ciro e Giuseppina, di Lorenzo e di Omero, il popolo delle Vele che combatte per un alloggio dignitoso. Un documentario dei registi Giovanni Dota, Matteo Pedicini, Walter De Majo ed Elio Di Pace, prodotto da Gianluca Arcopinto e Walter De Majo, che racconta la storia dell'abbattimento delle Vele di Scampia.
Il corto è stato presentato in anteprima alla 74esima Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, fuori concorso alla Giornata degli Autori. Adesso è pronto per ritornare a Napoli e diventare un vero e proprio film, strumento di denuncia sociale. Le Vele sono delle distese di cemento che marcano il quartiere e quasi nascondo dalla vita i 40mila abitanti che le occupano – legalmente qualcuno e abusivamente la maggior parte.
Costruite tra il 1962 ed il 1975, non hanno nessuna grazia. Sono diventate “famose” con la serie televisiva Gomorra, e da allora hanno un corpo ancora più vero, più brutale. Prima erano sette, tre le anno abbattute tra il 1997 ed il 2003. «Ci hanno raccontato», dice Walter De Majo, «che questi mostri di amianto e cemento sono solo il covo della peggiore criminalità. Nessuna dignità, nessun futuro, nessuna speranza. Chiamati per anni "brutti, sporchi e cattivi».
Oreste, tra i protagonisti del corto, segue da qualche anno il Comitato Vele. Ha una casa nella Vela Rossa ma non ci può vivere. Dopo un ictus e un infarto, e dopo aver superato un primo tumore ai testicoli due anni fa, gli è stato diagnosticato un nuovo carcinoma alla tiroide. Il tetto della sua casa non ha più la guaina di impermeabilità e, nonostante gli amici gli abbiano ritinteggiato casa, alla prima pioggia i muri hanno preso umidità. L’oncologo gli ha vietato di stare lì. Ora vive in casa della sorella con la famiglia, ma senza letto si è dovuto arrangiare per terra.
La Vela gialla, invece, anche se i colori ormai sono scrostati e non si riconoscono più, è la sede storica del Comitato. Qui, ogni venerdì, le famiglie si riuniscono per parlare della perenne lotta che portano avanti: si organizzato i presidi, i cortei, gli scioperi, le pulizie. A novembre è prevista la cantierizzazione della prima vela, denominata “la torre”. Contestualmente i primi 40 nuclei familiari verranno assegnati ai nuovi alloggi. Il comitato si è reso protagonista nell’interlocuzione con le istituzioni per permettere che questo processo di mobilità fosse realizzato con i criteri più giusti e adatti alle esigenze di tutti.
Tra il 2015 e il 2016 il Comitato Vele, insieme con il Comune di Napoli e l’Università di Napoli Federico II, lavora allo “Studio per la fattibilità strategica, operativa e funzionale finalizzato alla valorizzazione e alla riqualificazione dell'area delle Vele di Scampia”, un piano di riqualificazione complessiva di Scampia e delle aree circostanti, che prevede l’abbattimento delle Vele e il trasferimento di una serie di strutture e servizi sul territorio (Università, Studentato, sede della Città Metropolitana di Napoli).
Sono Lorenzo e Omero ad accompagnare i dirigenti tecnici e gli architetti nei sopralluoghi delle Vele che hanno il ruolo di mappare le strutture per capire come questi mostri andranno giù.
«Oggi, dopo 36 anni di lotta del Comitato Vele, esiste finalmente un progetto per l'abbattimento. Chi è il popolo delle Vele che ha combattuto per tutto questo?», continua Walter De Majo La demolizione non cancellerà queste storie e queste vite. La domanda se è giusto o meno abbattere le Vele, non ha senso di esistere. La straordinarietà di questo evento è che è stato chiesto a gran voce dagli abitanti di questo quartiere, dove il disastro sociale è stato determinato in larga parte dal disastro urbano e non viceversa».
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