Famiglia

Parla Annamaria Artoni. Etici, trasparenti e po’ new global

Così la nuova leader dei giovani industriali vorrebbe i suoi colleghi. E, spiegando il suo programma, attacca sull’immigrazione.

di Francesco Maggio

Ha preso il timone dei giovani imprenditori di Confindustria da poco meno di due mesi. Ma che abbia le idee chiare e che voglia qualificare il suo mandato su temi forti del dibattito politico-economico, Anna Maria Artoni l?ha fatto capire subito. Il convegno di Santa Margherita, il suo primo appuntamento ufficiale, l?ha dedicato a una questione che più ?calda? non si può: l?immigrazione. E senza mezzi termini ha tuonato: «La filosofia degli scudi non solo è poco solidale ma è soprattutto poco efficace, costosa e inefficiente. La filosofia degli scudi, delle barriere, non funziona in nessun ambito della globalizzazione. Ancora meno nel governo dell?immigrazione». Sull?argomento, ha annunciato di voler coinvolgere tutte le articolazioni locali della sua organizzazione affinchè si facciano promotrici di proposte concrete per governare il fenomeno sul territorio. È quindi pressocché inevitabile che la nostra conversazione parta da qui. Vita: Perché ha deciso di ?debuttare? con un tema così controverso come l?immigrazione? Anna Maria Artoni: Perché credo sia giunto il momento di dire davvero come stanno le cose. Innanzitutto, che finora i flussi migratori che hanno interessato l?Italia e, più in generale, l?Europa, sono stati bassissimi. E poi, che i flussi sono inevitabili. L?Europa è un?area che sta progressivamente invecchiando e ha quindi necessità di persone che aiutino non solo i sistemi economici a svilupparsi, ma che contribuiscano anche al miglioramento generale della qualità della vita. Penso, per esempio, a tutta una serie di servizi socio assistenziali svolti ormai prevalentemente da extracomunitari. Dato, quindi, che degli immigrati abbiamo bisogno, è bene accoglierli nel miglior modo possibile. Vita: Quest?anno l?immigrazione. Lo scorso anno, poco prima del G8, la globalizzazione. Sembrerebbe, quella di voi giovani industriali, una ?missione? a far da apripista a dibattiti scottanti Artoni: In effetti, sulla globalizzazione e sul G8 abbiamo avuto una sorta di premonizione. Ma ciò che conta è che oggi sono praticamente tutti concordi nel ritenere che con la globalizzazione occorrono regole. Che il mercato, da solo, non può darsi queste regole e che, quindi, occorre che la sfera politica se ne faccia carico guardando, però, non solo al contingente bensì assumendo provvedimenti strutturali. Vita: Sempre lo scorso anno a Santa Margherita, il suo predecessore Edoardo Garrone lanciò un fondo etico. Ha intenzione di continuare su questa strada? Artoni: Sicuramente. Proprio di recente ho partecipato a un incontro sulla finanza etica e ne sono rimasta ancor più interessata. Per almeno due ragioni: perché rende e perché fa tutt?uno con la responsabilità sociale d?impresa, attivando un circuito virtuoso tra finanza ed economia reale. Vita: Il caso Enron ha fatto esplodere in tutta la sua portata la questione trasparenza. È pronta a fare, in proposito, una battaglia all?interno del suo movimento? Artoni: Assolutamente sì. Per noi la trasparenza è un valore. Anzi, le dirò di più: io desidero che la trasparenza e l?etica d?impresa diventino uno dei pilastri della nostra riconoscibilità. Che i giovani imprenditori vengano ?riconosciuti? come coloro che su determinate questioni sono davvero intransigenti, che possono vantare una sorta di certificazione di qualità. Vita: E il sociale rientra tra gli altri pilastri? D?Amato di recente, ha parlato di vocazione sociale dell?impresa. Cosa ne pensa? Artoni: Sono completamente d?accordo. Vita: Ma in concreto come la declinerebbe? Un tempo c?erano gli Adriano Olivetti, i Falck che costruivano un villaggio per i dipendenti. E oggi? Artoni: Io credo che da allora i tempi siano completamente cambiati. Oggi certe iniziative sono difficilmente riproponibili. Il tessuto imprenditoriale italiano è fatto sempre di più da piccole e piccolissime imprese. Le responsabilità finiscono per spalmarsi, quindi, tra più soggetti. Detto questo, ritengo che le imprese possano farsi promotrici di tavoli attorno ai quali riunire gli attori economici e sociali del territorio per trovare insieme soluzioni ai problemi della comunità di riferimento. Vita: Lei è all?inizio di un mandato che durerà tre anni. Mi dice tre obiettivi che si augura di raggiungere da qui al 2005? Artoni: Innanzitutto, vorrei riuscire a creare un grandissimo coinvolgimento di tutto il movimento. Mi auguro che si inneschi una dialettica continua tra centro e periferia per creare continuità nei progetti, cosa che in passato a volte è mancata. Vita: Il secondo? Artoni: Dare un contributo affinché certi temi vengano affrontati in modo pragmatico e non in chiave ideologica, sia in Confindustria che all?esterno. Vita: E il terzo? Artoni: Diventare interlocutori a tutto campo di soggetti esterni al movimento confindustriale. Vita: Compreso il settore non profit? Artoni: Ci mancherebbe altro che no. Io vengo da una regione come l?Emilia, dove la qualità della vita è così alta anche grazie alla diffusa presenza di organizzazioni non profit. L?apertura verso questo mondo è quindi totale.


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