Welfare

Commissione d’inchiesta sulle case famiglia, un anno dopo

Un anno dopo l'esplosione del caso Bibbiano, mercoledì 15 luglio arriverà nell’Aula della Camera la proposta di legge 2070, voluta dalla Lega, per l’istituzione di una commissione parlamentare di inchiesta sulle attività connesse alle comunità di tipo familiare che accolgono minori

di Sara De Carli

Mercoledì 15 luglio arriverà nell’Aula della Camera la proposta di legge 2070, voluta dalla Lega, per l’istituzione di una commissione parlamentare di inchiesta sulle attività connesse alle comunità di tipo familiare che accolgono minori. Annunciata in aprile da Matteo Salvini, la proposta era già stata approvata dal Senato lo scorso 1° agosto, in tempi record, nella calda estate di Bibbiano e trasmessa alla Camera il 7 agosto, dove si è sostanzialmente fermata fino ad oggi. In realtà negli ultimi 15 anni non c'è stata legislatura che non abbia messo sotto la lente il tema, come abbiamo osservato qui.

La “squadra speciale” del ministro Bonafede, intanto non si è più riunita. A novembre aveva presentato i dati, contando 12.338 i minori collocati fuori famiglia in diciotto mesi, pari a 1,37 minori ogni mille: se la scorsa estate il ministro soffiava sul fuoco, scrivendo che «tutti gli operatori dovranno sentire il fiato sul collo da parte della magistratura», già in autunno affermava che «questo non è un dato allarmante: vogliamo semmai tranquillizzare i cittadini dicendo che c’è un ministero – in realtà più ministeri – concentrati per la prima volta sulla protezione dei bambini che sono in un percorso così delicato». Della “fase 2” della Squadra Speciale, che doveva allargarsi anche a Ministero della Famiglia, del Lavoro, della Salute, ANCI e Conferenza Stato Regioni, non si sa nulla. Bonafede aveva anticipato alcune piste di lavoro: prevedere un termine di scadenza dei collocamenti, salvo proroghe motivate; obbligo di monitoraggio semestrale del percorso da parte del collegio che ha deliberato il collocamento, con assegnazione del caso a un giudice onorario; revisione dei collocamenti ex art 403 del CC con previsione tempestiva di una valutazione del collocamento da parte del Tribunale per i Minorenni; ingresso dei Tribunali per i Minorenni entreranno nel processo civile telematico e conseguente dialogo tra i diversi uffici giudiziari, che avrebbero quindi finalmente avere visibilità sull’intera storia del minore.

Intanto pochissimo giorni fa in Piemonte, regione in cui l’assessore Chiara Caucino (sempre Lega) ha presentato il disegno di legge regionale "Allontanamento Zero", il presidente del Tribunale per i minori Stefano Scovazzo e il procuratore della Repubblica del Tribunale per i minori Emma Avezzù, nell’ambito dei lavori dell’indagine conoscitiva sul sistema regionale di segnalazione e presa in carico dei casi di abuso e maltrattamento sui minori, di allontanamento dai nuclei famigliari di appartenenza e della collocazione in comunità o affido, hanno affermato che «i problemi economici, da soli, non hanno mai determinato l’allontanamento di minori dalla famiglia d’origine, anche se è un dato di fatto che chi ha a che fare con i servizi sociali appartiene nella maggioranza dei casi ai ceti più poveri» e che «l’allontanamento deve avvenire solo quando è necessario, ma è importante che non arrivi troppo tardi. I tempi dei bambini non sono i tempi degli adulti: non vanno protetti solo dagli abusi ma anche dalle carenze educative legate per esempio al fatto di crescere in famiglie che vivono problemi legati alla violenza assistita, alla tossicodipendenza o a malattie psichiche. Non poter contare su un supporto educativo adeguato e sul calore affettivo sufficiente, infatti, è gravissimo per lo sviluppo psicologico».

A marzo 2020 invece, il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha pubblicato il numero 46 dei Quaderni della Ricerca Sociale, per presentare gli esiti monitoraggio realizzato in collaborazione con le Regioni e le Province Autonome sul tema dell'accoglienza dei bambini e dei ragazzi fuori dalla famiglia di origine, ovvero collocati in affidamento familiare e nei servizi residenziali per minorenni: i dati di questa ultima pubblicazione si riferiscono purtoppo al 31 dicembre 2017. A quella data in Italia risultano 14.219 minori in affidamento familiare (esclusi i MSNA, stimati in circa 500 unità) e 12.892 minori accolti nei servizi residenziali per minorenni risultano, sempre al netto degli stranieri non accompagnati. Il report parla di sostanziale stabilità dei dai e dopo aver fatto un confronto con altri Paesi europei, afferma che «i dati a disposizione ci permettono di fissare alcuni fatti di interesse sul tema dell’allontanamento nel nostro Paese: in Italia si allontana meno che in altri Paesi europei; è spesso un intervento che si mette in atto in ritardo rispetto alla necessità dei casi – quasi come strategia, per così dire, di ultima spiaggia in cui le chance di recupero della situazione familiare sono non di rado ridotte al lumicino; emerge una complessiva tendenza alla stabilità dei casi annui mentre nelle altre realtà si ravvisa una crescita del fenomeno».

Photo by Duangphorn Wiriya on Unsplash

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.