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Il “salviniano” Sinisa e la favola di Musa
Ieri a San Siro ha regalato con un suo goal la vittoria al Bologna. Ma la rete di Juwara non è solo un'impresa sportiva, perché ha permesso a una squadra di provincia di battere con un goal di svantaggio e un uomo in meno la corazzata Inter. È la rivalsa di un bambino che dal Gambia è arrivato in Italia con un barcone
«È un sogno». Parla a fatica Musa Juwara, travolto dall'emozione. Poche parole per descrivere una sensazione inseguita per anni, un momento significativo per mettersi definitivamente alle spalle una vita giovane ma caratterizzata già da così tanti ostacoli che avrebbero costretto tanti altri a dichiarare la resa.
Non lui, però, che, nonostante un obiettivo raggiunto prematuramente rispetto a molti colleghi, mantiene la testa bassa e si presenta quasi impacciato davanti alle telecamere, tipico di chi non è abituato alle luci della ribalta. E così mette da parte l'autoreferenzialità – che sarebbe più che giustificabile – per raccogliere in quelle breve frasi i ringraziamenti verso chi gli ha riposto fiducia. Dal procuratore ai compagni di squadra per finire a Mihajlovic. «Non mi aspettavo di entrare in campo in questa situazione. Sono giovane, era tutt'altro che scontato». E invece il serbo gli ha dato fiducia e lui ha risposto alla grande, firmando con un mancino violento la rete dell'1-1 che ha aperto la strada al successo del Bologna.
Mister Mihajlovic
«Ringrazio tanto il Mister che mi ha dato fiducia contro l’Inter, sono contentissimo per la mia prima rete che è dedicata alla mia famiglia e a tutti quelli che mi hanno aiutato nel mio percorso. Il merito di questa vittoria è ancora del Mister. Questo comunque per me è un sogno e una giornata del genere me la ricorderò per tutta la vita», sono le parole affidate ai social.
Già il mister. Quel Sinisa Mihajlovic che tante volte è stato criticato per le sue posizioni filo leghiste. «Vedendo la partita ho pensato di mettere Juwara che con il casino che fa ci avrebbe aiutato. È entrato e ha fatto gol e sono contento perché è un bravo ragazzo», ha sottolinea nel post partita l'allenatore che ha deciso di investire nel giovane attaccante in tempi non sospetti.
L'umiltà e il duro lavoro hanno regalato a Musa un pomeriggio da favola alla Scala del Calcio. Ha visto la luce in quell'angolo basso e ci ha incastrato la sfera. In un'altra calda giornata di giugno del 2016 aveva visto una luce molto più grande che gli aveva restituito la speranza di una vita migliore e tutte le ambizioni che un giovane di 14 anni può avere. Era il 10 giugno di quattro anni fa, infatti, quando l'ong tedesca Fgs Frankfurt sbarcò sulle coste messinesi con a bordo 536 migranti.
Il piccolo Musa, nato il 26 dicembre 2001, era uno di questi, partito dalla Gambia per lasciarsi alle spalle un passato e un potenziale futuro fatto di dittatura e con pochissime chance di emergere. Un viaggio su un barcone che rappresentò per lui un vero e proprio terno al lotto: giovane, non accompagnato e pronto ad attraversare tutta l'Africa senza neppure saper nuotare. Poi l'arrivo della nave tedesca e il fatidico approdo in Italia, prima di essere trasferito in un centro di accoglienza in provincia di Potenza: lì comincia la sua esperienza calcistica. Impossibilitato ad andare a scuola, cerca di fare qualche lavoretto ma la sua ambizione ruota ormai attorno a un pallone.
I maestri
Il talento c'è, ma rischia di perdersi per strada senza una guida. Decisivo, infatti, diventa Vitantonio Suma, allenatore della Virtus Avigliano. Un collaboratore gli fa notare le sue potenzialità, lo inserisce nella squadra e lo cresce come un figlio. Juwara migliora, trascina a suon di gol (ben 29) la Virtus verso la vittoria del titolo Allievi regionali e i primi abbracci sono sempre per Suma che, insieme alla moglie, decidono di fare un altro passo in avanti e di accogliere formalmente il classe 2001 nella propria famiglia. Diventano i suoi tutori legali, consentendogli così anche di andare a scuola come aveva sempre auspicato il nonno. È sui campetti, però, che Juwara dà il meglio. E lo fa così bene che in un'amichevole del novembre 2016 attrae le attenzioni del Chievo. A pochi mesi dal suo arrivo nella penisola il talentuoso gambiano è già pronto al primo grande salto, ma una norma della Figc sui tesseramenti dei giovani extracomunitari non accompagnati frena tutto. La madre adottiva, l'avvocatessa Loredana Bruno, ricorre d'urgenza al Tribunale di Potenza, senza grandi risultati. Serve un ulteriore sforzo, ma alla fine Juwara e la sua nuova famiglia riescono a superare gli ultimi cavilli legali e inizia il viaggio verso Verona grazie a un accordo raggiunto con i dirigenti dell’Avigliano, insieme a Giambattista Pastorello.
Il passaggio a Bologna e il sogno alla Scala del Calcio
La società clivense lo tessera nel gennaio del 2018 e in maglia gialloblù Juwara non soffre affatto il salto di categoria. Esterno offensivo brevilineo sulle orme dell'idolo Hazard, con spiccate doti in termini di velocità, dribbling e attacco alla profondità, alla prima stagione con la Primavera realizza subito 8 gol e 1 assist in 15 presenze, diventando uno dei prospetti più interessanti anche nell'annata successiva. Il breve prestito al Torino gli permette di mettersi in mostra in una vetrina prestigiosa come il Torneo di Viareggio e il 25 maggio 2019 viene premiato dal Chievo con il debutto in Serie A contro il Frosinone. Il club veronese nel frattempo retrocede e questa diventa un'occasione ghiotta per il Bologna. Walter Sabatini, sempre molto attento e con l'occhio lungo sui giovani, offre 500 mila euro e lo porta in Emilia. Con i coetanei della Primavera registra 13 reti e 6 assist, ma Mihajlovic medita già di portarlo in prima squadra. Da ottobre lo inserisce costantemente tra i convocati, poi a fine dicembre c'è l'esordio in Coppa Italia contro l'Udinese. I compagni arrivano a Casteldebole su auto di lusso, lui sfreccia per i colli bolognesi – parafrasando i versi di Cremonini – a bordo del suo monopattino. Ma è sul prato verde che ama correre. E all'Olimpico di Roma arriva anche la prima ufficiale in A con la maglia rossoblù. Raccoglie in seguito altri 27 minuti tra Genoa, ancora Udinese e Juventus, antipasto del suo grande impatto nella Scala del Calcio. Entra a 25 minuti dal termine contro l'Inter e fa vedere le sue qualità balistiche, battendo Handanovic e diventando il primo giocatore del Bologna nato dopo il 2000 a segnare nella massima serie. Il Guardian lo ha inserito tra i più talentuosi della sua generazione, ma Juwara non ci pensa. "Believe in yourself" recita la sua biografia sui social. Il 18enne gambiano continua a lavorare con umiltà e a inseguire i suoi sogni, come quando si è imbarcato quattro anni fa alla ricerca di un mondo migliore. Ce l'ha fatta e ne è valsa davvero la pena.
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