Mondo

Minori migranti, il 77% vittima di “Viaggi Spaventosi”

Diffusi da Unicef e Oim i dati frutto di 22mila interviste (compresi 11mila bambini e giovani) effettuate nei Paesi delle due rotte del Mediterraneo, centrale e orientale. Per gli under 25 anni il viaggio verso l'Europa è più pericoloso che per tutti gli altri e sono più facilmente vittime di tratta e sfruttamento

di Antonietta Nembri

Il 77% dei bambini e dei giovani rifugiati e migranti che per raggiungere l’Europa hanno viaggiato lungo la rotta del Mediterraneo centrale ha riportato esperienze dirette di abuso, sfruttamento e pratiche che potrebbero equivalere a tratta di esseri umani. A dirlo il nuovo rapporto lanciato da Unicef e Oim (Organizzazione internazionale per le migrazioni). “Viaggi Spaventosi” (Harrowing Journeys), questo il titolo del rapporto nel quale appare evidente come mentre tutti i migranti e rifugiati corrano alti rischi, bambini e giovani under 25 anni sono molto più esposti allo sfruttamento e alla tratta. I dati parlano di quasi il doppio lungo la rotta del Mediterrano Orientale (17% contro il 10%) e con un tasso del 13% superiore lungo la rotta del Mediterraneo Centrale (il 77% contro il 69%).

Il rapporto si basa sulle testimonianze di circa 22mila migranti e rifugiati – compresi 11mila adolescenti (14 – 17 anni) e giovani (18 – 24 anni) intervistati dall’Oim. Le interviste sono state condotte in Italia, Grecia, Bulgaria, Ungheria, Serbia, Slovania e l’ex Repubblica iugoslava di Macedonia.

Se tutti i bambini migranti sono esposti a grandi rischi, coloro che provengono dall’Africa sub sahariana hanno probabilità molto maggiori di subire sfruttamento e tratta rispetto a persone che si spostano da altri Paesi del mondo: lungo la rotta del Mediterraneo Orientale, il 65% rispetto al 15% e lungo la rotta del Mediterraneo Centrale l’83% rispetto al 56%. Il razzismo – si sottolinea – è probabilmente il principale fattore alla base di questa discrepanza.

I più vulnerabili per mano sia dei responsabili della tratta sia dei gruppi criminali durante il viaggio sono i bambini e i giovani che viaggiano da soli o per lunghi periodi, come pure quanti hanno livelli di istruzione molto bassi. Secondo il Rapporto, infatti, un adolescente maschio che viaggia lungo la rotta del Mediterraneo centrale per meno di tre mesi, se viene dall’Africa subsahariana, non possiede istruzione e viaggia da solo ha una probabilità di essere vittima di sfruttamento dell’89%, mentre lo stesso adolesente, se proviene da una regione diversa, possiede un’istruzione di livello secondario e viaggia in gruppo ha una probabilità prevista del 38%.

Secondo il rapporto, inoltre, la rotta del Mediterraneo Centrale è particolarmente pericolosa: la maggior parte dei migranti e dei rifugiati che hanno attraversato la Libia continuano a essere fortemente colpiti da illegalità, milizie e criminalità. Secondo il rapporto oltre il 90% di tutti gli episodi di sfruttamento lungo la rotta del Mediterraneo centrale sono avvenuti in quel Paese.
La grande maggioranza degli adolescenti e dei giovani intervistati lungo la rotta del Mediterraneo Orientale ha dichiarato di provenire da Afghanistan e Pakistan e Siria, con una percentuale minore dall’Iraq. Lungo entrambe le rotte, l’Italia e la Germania sono state indicate come destinazioni previste.

In media i giovani pagano tra i 1.000 e i 5.000 dollari per il viaggio e spesso arrivano in Europa con debiti, il che li espone ad ulteriori rischi.
Aimamo, un ragazzo non accompagnato di 16 anni proveniente dal Gambia e intervistato in un rifugio in Italia, ha detto di essere stato costretto per mesi, una volta arrivato in Libia, ad un estenuante lavoro manuale per mano di responsabili di tratta. «Se provi a scappare, ti sparano. Se smetti di lavorare, ti picchiano. Eravamo come degli schiavi. Alla fine della giornata, ti chiudono dentro».

«La dura realtà è che ormai pratica consueta che i bambini migranti lungo il Mediterraneo siano vittime di abusi, traffico, percosse e discriminazioni», ha dichiarato Afshan Khan, direttore regionale e coordinatore speciale dell’Unicef per la crisi Rifugiati e Migranti in Europa. «I leader dell’Unione Europea dovrebbero attuare delle soluzioni durature che comprendano percorsi migratori sicuri e legali, stabilire corridoi di protezione e trovare alternative alla detenzione di bambini migranti».

Eugenio Ambrosi, direttore regionale dell’Oim per l’Unione Europea, la Norvegia e la Svizzera aggiunge che: «Per le persone che lasciano i propri Paesi in fuga da violenze, instabilità e povertà, i fattori che le spingono a migrare sono gravi, queste persone intraprendono viaggi pericolosi pur sapendo che potrebbero costare loro la dignità, il benessere o anche la vita. Se non saranno istituiti percorsi migratori più regolari, altre misure saranno relativamente inefficaci. Dobbiamo ravvivare un approccio alle migrazioni basato sui diritti, migliorare i meccanismi per identificare e proteggere i più vulnerabili nel processo migratorio, a prescindere dal loro status legale».

Il rapporto chiede a tutte le parti interessate – Paesi di origine, di transito e destinazione, l’Unione Africana, l’Unione Europea, le organizzazioni internazionali e nazionali con il supporto della comunità dei donatori – di dare priorità ad una serie di azioni quali: stabilire passaggi regolari e sicuri per i bambini migranti; rafforzare i servizi di protezione dei bambini migranti e rifugiati nei paesi di origine, transito e destinazione; trovare alternative alla detenzione dei bambini migranti; lavorare ai confini per combattere tratta e sfruttamento; combattere la xenofobia, il razzismo e le discriminazioni contro tutti i migranti e i rifugiati.

Da parte sua l’Unicef continua a chiedere ai Governi di adottare l’Agenda di Sei Punti d’Azione messa a punto dalla stessa organizzazione per proteggere i bambini rifugiati e migranti e garantire il loro benessere:
Proteggere i bambini rifugiati e migranti, in particolar modo quelli non accompagnati, da sfruttamento e violenza.
Porre fine alla detenzione dei bambini richiedenti lo status di rifugiato o migranti, introducendo una serie di alternative pratiche.
Tenere unite le famiglie, come migliore mezzo per proteggere i bambini e dare loro il riconoscimento di uno status legale.
Consentire ai bambini rifugiati e migranti di studiare e dare loro accesso a servizi sanitari e di altro tipo, di qualità.
Chiedere di intraprendere azioni sulle cause che spingono a movimenti di massa di migranti e rifugiati.
Promuovere misure che combattano xenofobia, discriminazioni e marginalizzazione nei paesi di transito e di destinazione.

In apertura foto di Alessio Romenzi/Unicef

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